Stop del senato, ma il nucleare è più vicino

Creato il 20 aprile 2011 da Albertocapece

Che lo stop  al nucleare sia una manovra politica per bloccare il referendum ed evitare che si raggiunga il quorum sugli altri quesiti, privatizzazione dell’acqua e legittimo impedimento, è scontato.

Ma forse non è del tutto scontato che dietro si nasconda una pura truffa che invece di allontanare il nucleare lo avvicina. Lo avvicina anche di più di quanto non fosse pochi giorni fa, quando era in vigore la moratoria di un anno. Adesso non ci sono più moratorie.  A un’agenzia di stampa francese il ministro Romani ha fatto sostenuto che il nuovo piano energetico, verrà riformulato “dopo l’estate” e nulla vieta di far ritornare subito in gioco la questione delle centrali.

Non a caso il ministro ha menato il can per l’aia, come si diceva una volta sostenendo che il piano energetico dovrà prevedere “la partecipazione nella costruzione dei nuovi standard Ue, la partecipazione a una filiera industriale e uno sforzo scientifico per il nuovo nucleare dell’energia”. Fuffa che non vuole dire assolutamente nulla, soprattutto sul piano dei tempi.

Ma che si tratti di un inganno lo dimostrano molte cose. Per esempio dal fatto che appena pochi giorni fa, il 14 aprile, l’ amministratore delegato di Enel, Fulvio Conti   ha detto ” gli italiani vanno convinti che la nuova tecnologia nucleare è diversa da quella vecchia”. Una bugia bella e buona: nulla è cambiato nelle tecnologie di base. Ma a parte questo, possibile che Conti, pienamente implicato nella tecnologia dell’ Epr francese da installare in Italia, non sapesse nulla delle imminenti decisioni del governo? E si sia esposto anche di fronte alla stampa straniera nel rilancio delle ambizioni atomiche?

Si tratta di affari per decine miliardi che coinvolgono sia da noi che in Francia aziende private e pubbliche, oltre che i governi: eppure nessuna reazione è giunta. Questo nonostante sia ben noto che il famigerato Epr, fonte infinita di problemi e di stratosferiche perdite finanziarie per Areva e l’azienda elettrica francese, facesse considerare  l’Italia come la terra promessa per i disastrati bilanci.

La cosa è molto  molto sospetta: mezz’ora dopo la dichiarazione della Merkel sul fermo di sei centrali e di un ripensamento sui progetti futuri le agenzie di stampa battevano reazioni molto aggressive della E.on, una delle più grandi aziende del settore.

Qui niente, come se tutti sapessero che si tratta di un trucco e che passato il referendum, tutto tornerà come prima. Come se fossero stati avvisati: stiamo giocando. E anche la tesi secondo la quale si tratterebbe di una ripicca con la Francia sulla questione degli immigrati ha poco senso, visto che l’Enel partecipa al 12% con la gemella francese Edf per la faticosa e infinita costruzione dell’Epr di Flamanville. Sarebbe un po’ come darsi la zappa sui piedi.

Il fatto stesso che poi – a fronte della moratoria nucleare – lo stesso ministro Romani il quale dichiara decaduto il referendum, non abbia resuscitato gli incentivi alle energie rinnovabili, riuscendo a scontentare  imprese sindacati insieme, la dice lunga sulle intenzioni e sull’ennesima gabola governativa.

Tra l’altro, Massimo Donadi, parlamentare dell’ Idv ha rivelato che nell’entourage berlusconiano si era anche pensato di fare marcia indietro anche sulla privatizzazione dell’acqua, pur di evitare ogni possibilità che fosse bocciato il legittimo impedimento. Questa manifestazione della sindrome monomaniaca del premier, è tuttavia un’ulteriore prova, che lo stop non è che un giochino, una presa per il sedere riservata agli italiani.

Quindi aspettiamoci che già a settembre il nucleare ritorni sulla scena in grande spolvero, senza nemmeno aspettare l’anno di moratoria. L’unica vera moratoria per questo governo è zittire la volontà popolare.


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