Source: "Corriere Della Sera"
Stop al glioblastoma grazie ad una proteina
Fra le 10 più importanti scoperte scientifiche del 2012 pubblicate il 17 dicembre 2012 da “Il Corriere Della Sera”, vi è un onorevole studio italiano. Angelo Vescovi ed Elena Binda hanno coordinato un team di ricercatori italiani che hanno studiato come una proteina di membrana presente sulle cellule staminali del cervello umano ed espressa in grandi quantità sulle cellule staminali tumorali, possa essere la causa della generazione incontrollata di cellule tumorali “figlie”, a loro volta capaci di riprodursi, così determinando il glioblastoma multiforme (GBM) che è il tumore più comune e più maligno tra le neoplasie della glia.La proteina oggetto di studio si chiama recettore A2 delle efrine, che potrebbe avere un duplice beneficio: 1-Diagnostico: funzionerebbe da marcatore, per far capire quali sono le cellule staminali del glioblastoma2-Terapeutico: i ricercatori potrebbero provare a ridurne l’espressione, per sperare di bloccare il meccanismo di riproduzione di cellule tumorali della glia instauratosi. Già dimostrata fattibile sui topi.I ricercatori hanno riprodotto tumori umani nei topi per testare l’effetto della proteina efrina A1: quest’ultima ha avviato un circolo virtuoso che ha ridotto in modo sensibile l’espressione di efrina A2, così impedendo alle staminali di replicarsi e fermando la produzione di cellule tumorali, quindi bloccando infine la crescita del GBM. Purtroppo, questa metodica, non è ancora stata testata sull’uomo, e quindi è assolutamente troppo presto per credere di aver trovato una cura al GBM. A rassicurare i più ottimisti però c’è da dire che l’intervento sui topi è stato fatto con le stesse modalità solitamente adottate per la somministrazione intracerebrale di farmaci antitumorali nell’uomo.I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla famosa rivista Cancer Cell.E mi piace sottolineare che tra i tanti organi, nazionali e internazionali, che hanno collaborato al progetto c’è pure una biotech start-up fondata presso l’Università Bicocca di Milano chiamata StemGen.
Fonte: “Corriere Della Sera”