Come in certe storie di vertiginosa ascesa nell’arte americana, adesso i quadri di Kehinde Wiley sono ovunque. Ornano gli interni di Empire, la nuova serie Fox sulla scena musicale black. Girano per NYC su 500 taxi decorati ad hoc. Hanno ricevuto l’onore di una personale alla National Portrait Gallery di Washington. Il fatto è che la formula delle opere di Wiley, piace: grandi ritratti di giovani afroamericani immortalati in pose nobili e statuarie, ricalcate su quelle dei maestri della pittura classica, Tiziano e Tiepolo, ma anche Gainsborough e Jacques-Louis David. L’effetto potente e suggestivo, ha reso rapidamente celebre questo 38enne, nato a L.A. e trapiantato a New York, figlio di un padre nigeriano mai incontrato e di auna madre texana che gestiva una bottega di cianfrusaglie: frugando nel suo negozio, Kehinde ha scoperto la vocazione artistica.Una borsa di studio a Yale è stata l’anticamera di una carriera decollata prima dei 30 anni. Dopo essersi specializzato in copie, Wiley ha trovato uno stile che oggi definisce come il prodotto dei suoi desideri apertamente omosessuali. Per la strada, con la macchina fotografica, riprendeva i soggetti che lo attraevano. Poi li invitava nel suo atelier per una posa “classica”, selezionata nei cataloghi dei grandi ritrattisti del passato. Così è nato un Napoleone nero a cavallo, in felpa e bandana (basato sul Napoleone attraversa le Alpi di David), o una Santa Cecilia che ricalca la statua del Maderno, ma in versione maschile, con sneaker, tuta e dreadlock. Pose eroiche e pelle scura. C’è ironia, ma anche una dichiarazione d’intenti: vogliamo lo spazio che meritiamo, nella cultura contemporanea.Le gallerie fanno a gara per aggiudicarsi le sue opere. A cui non vengono risparmiate frecciate. Attacchi che fanno parte del gioco: le opere di Wiley oggi hanno valore di status. E lui: “Gli sfondi li delego agli assistenti”. Ma quando è il momento della figura ci mette il suo tocco, che le dona luminosità e charme. Però sa che deve trovare nuovi sbocchi che lo sottraggano dagli stereotipi. Così ha presentato le sue prime sculture. Dei busti: guarda a caso, identici a quelli di Jean-Anoine Houdon, il neoclassico che immortalava nel marmo filosofi e scienziati.Per saperne di più: http://kehindewiley.com/
Storia d'ascesa di un artista afroamericano
Creato il 15 aprile 2015 da Artesplorando @artesplorandoCome in certe storie di vertiginosa ascesa nell’arte americana, adesso i quadri di Kehinde Wiley sono ovunque. Ornano gli interni di Empire, la nuova serie Fox sulla scena musicale black. Girano per NYC su 500 taxi decorati ad hoc. Hanno ricevuto l’onore di una personale alla National Portrait Gallery di Washington. Il fatto è che la formula delle opere di Wiley, piace: grandi ritratti di giovani afroamericani immortalati in pose nobili e statuarie, ricalcate su quelle dei maestri della pittura classica, Tiziano e Tiepolo, ma anche Gainsborough e Jacques-Louis David. L’effetto potente e suggestivo, ha reso rapidamente celebre questo 38enne, nato a L.A. e trapiantato a New York, figlio di un padre nigeriano mai incontrato e di auna madre texana che gestiva una bottega di cianfrusaglie: frugando nel suo negozio, Kehinde ha scoperto la vocazione artistica.Una borsa di studio a Yale è stata l’anticamera di una carriera decollata prima dei 30 anni. Dopo essersi specializzato in copie, Wiley ha trovato uno stile che oggi definisce come il prodotto dei suoi desideri apertamente omosessuali. Per la strada, con la macchina fotografica, riprendeva i soggetti che lo attraevano. Poi li invitava nel suo atelier per una posa “classica”, selezionata nei cataloghi dei grandi ritrattisti del passato. Così è nato un Napoleone nero a cavallo, in felpa e bandana (basato sul Napoleone attraversa le Alpi di David), o una Santa Cecilia che ricalca la statua del Maderno, ma in versione maschile, con sneaker, tuta e dreadlock. Pose eroiche e pelle scura. C’è ironia, ma anche una dichiarazione d’intenti: vogliamo lo spazio che meritiamo, nella cultura contemporanea.Le gallerie fanno a gara per aggiudicarsi le sue opere. A cui non vengono risparmiate frecciate. Attacchi che fanno parte del gioco: le opere di Wiley oggi hanno valore di status. E lui: “Gli sfondi li delego agli assistenti”. Ma quando è il momento della figura ci mette il suo tocco, che le dona luminosità e charme. Però sa che deve trovare nuovi sbocchi che lo sottraggano dagli stereotipi. Così ha presentato le sue prime sculture. Dei busti: guarda a caso, identici a quelli di Jean-Anoine Houdon, il neoclassico che immortalava nel marmo filosofi e scienziati.Per saperne di più: http://kehindewiley.com/
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