Storia degli studi sulle statue di Monte Prama.
di Alfonso Stiglitz
L’aggressione oscurantista nei confronti dell’archeologia sarda non fa un buon servizio alla storia e all’identità sarda e non è giusta nei confronti di quegli archeologi e studiosi che hanno deciso di rimanere a lavorare qui (noi sardi) o di quelli che hanno deciso tanti anni fa di venire qui per lavorare, nonostante altrove siano possibili carriere e potere più grandi. Poi ci sono i capaci e gli incapaci, gli onesti e i disonesti, come in tutte le professioni, ma è una professione che costa fatica, anche dura, e non molte soddisfazioni, ancor meno economiche.
E' più facile prendere scorciatoie e scrivere libri che solleticano.
Analizziamo la cronologia degli eventi più importanti che hanno approfondito la storia delle statue di Monte Prama:
Partiamo dal primo testo, quello di G. Lilliu, "Dal betilo aniconico alla statuaria nuragica", Sassari, Gallizzi 1977.
Pubblica il rendiconto degli scavi sino ad allora eseguiti, le schede di tutti i pezzi rinvenuti e l’analisi. Si tratta di almeno 7 statue diverse individuate attraverso 5 torsi e 2 teste non pertinenti ai torsi, a questi si aggiungono frammenti di braccia e gambe, alcuni dei quali sono pertinenti alle 7 statue mentre per altri non si sa. La documentazione comprende 19 tavole fotografiche, per complessive 66 fotografie, di cui 36 sono relative ai frammenti di statue.
Il testo venne pubblicato come articolo all’interno della rivista "Studi Sardi" (una rivista che con un sapiente meccanismo di scambi è presente in molte biblioteche del mondo), rivista della "Scuola di Specializzazione in Studi Sardi dell’Università di Cagliari". Fu immediatamente edito sotto forma di libro e diffuso nelle librerie a poche migliaia di lire, quindi pienamente disponibile a chiunque volesse vedere le statue e saperne di più. Il libro è ancora visionabile nelle biblioteche . Le statue vennero presentate in molte conferenze nell’isola. Una di queste venne anche trasformata in un testo divulgativo e pubblicata, in sardo, dalla rivista "Sardigna antiga" nel 1983, sempre da Lilliu, con il titolo "Is gherreris nuràgicus de Monti Prama", con 5 foto di statue.
Nel 1979 e nell’1981 Tronchetti dà notizia dei suoi scavi in una prestigiosa rivista nazionale, "Studi Etruschi", portando a conoscenza dei ritrovamenti delle statue anche il mondo scientifico internazionale.
Nel 1980 esce l’articolo di Lilliu, "L’oltretomba e gli dei" all’interno del volume "Nur, La misteriosa civiltà dei Sardi", un volume voluto dalla Cariplo di Milano. Qui è edita la foto della testa più nota, quella con il copricapo con le corna.
Nel 1981 esce il volume sull’archeologia sarda dal titolo "Ichnussa, La Sardegna dalle origini all’età classica", pubblicato da Scheiwiller di Milano, in una prestigiosa collana editoriale. Il libro è consultabile nelle librerie, ma se ne può trovare ancora qualche copia in vendita.
Uno degli articoli è di Lilliu e si intitola "Bronzetti e statuaria nella civiltà nuragica". Si tratta di un ampio studio che finalmente permette un inquadramento di ampio respiro della produzione di bronzetti e statue, a cui vengono aggiunti i modellini di nuraghe e alcune sculture in pietra di teste di animale. Compaiono le prime immagini a colori delle statue, dei frammenti editi nel 1977. Anche qui si mette in pieno rilievo l’originalità della produzione nel panorama del Mediterraneo occidentale e si ribadisce la datazione all’VIII a.C.
Nel 1982 esce il volume, fondamentale, di Lilliu dal titolo "La Civiltà nuragica" che ha in copertina la testa di una delle statue e nel testo l’analisi e lo studio delle statue (il volume è scaricabile gratuitamente dal sito della Regione).
Nel 1985 si svolge a Milano una mostra dal titolo "La Civiltà nuragica, nuraghi a Milano", finalizzata appunto a far conoscere la nostra civiltà fuori dall’isola e nel catalogo edito c’è uno studio a firma di Bernardini e Tronchetti di inquadramento dell’arte nuragica. Tra le varie cose si segnala l’edizione delle foto delle statue e, soprattutto, di una ricostruzione grafica di due esse, il pugilatore e l’arciere, partendo da frammenti esistenti, con descrizione filologica delle parti esistenti e di quelle mancanti e ci si può rendere conto di come erano in origine.
Viene riconosciuta e pubblicata per la prima volta la testa di statua nuragica rinvenuta a Narbolia prima di quelle di Monte Prama, ma non riconosciuta prima per il grave stato di deterioramento. Ci sono anche le foto delle statue e la prima ricostruzione grafica.
Nel 1990 esce il volume "La Civiltà nuragica" che non è altro che la riedizione del catalogo della mostra di Milano.
Nel 1986 esce un libro, il secondo della serie, dedicato all’archeologia sarda, a opera dell’Università del Michigan, curato da Miriam Balmuth che iniziava allora a operare con degli scavi in Sardegna. Nel volume intitolato "Studies in Sardinian Archaeology, Sardinia in the Mediterranean", che portò la conoscenza della nostra archeologia in tutto il mondo, c’è un articolo di Tronchetti con il rendiconto dei suoi scavi a Monti Prama, anche lì con immagini e planimetrie e uno studio di Brunilde Sismondo Ridgway che analizza la posizione delle statue nell’arte mediterranea.
Potrei continuare a lungo, citare gli interventi di Bernardini che propende per una datazione più bassa o quelli di Santoni decisamente rialzista (Bronzo finale), mi limito a richiamare un volume di Lilliu del 1997, dal significativo titolo "La grande statuaria nella Sardegna nuragica", edito dall’Accademia dei Lincei, ancora acquistabile per una decina di euro, dove si può trovare tutta la bibliografia precedente e le recenti riletture di Tronchetti in italiano (Le tombe e gli eroi, considerazioni sulla statuaria di Monte Prama, edito in "Il Mediterraneo di Herakles", Roma, Carocci, 2005, € 23,00) e in inglese (Entangle Objects and Hybrid Practices: Colonial Contacts and Elite Connections at Monte Prama, Sardinia, nel Journal of Mediterranean Arcaeology 18.2, 2005, assieme a Peter van Dommelen).
Nel 2006, poi, si è tenuto a Sant’Antioco un congresso sul rapporto tra Nuragici e Fenici, seguitissimo da un pubblico di non addetti ai lavori (senza che nessun giornale ne desse alcun resoconto). In quella occasione ci fu un confronto tra alcuni studiosi e Tronchetti sulle statue e la loro cronologia.
Negli ultimi 4 anni c'è stata l'esplosione definitiva, con articoli in giornali, convegni, dibattiti e altro e, periodicamente le tv mandano in onda servizi e interviste che riguardano queste statue giganti.
Allora cosa è stato nascosto? Chi ha voluto oscurare la storia sarda? Certo non gli archeologi.