Nell’alto medioevo la sala da pranzo, detta anche refettorio, si trovava solo nei conventi. Il ceto umile mangiava accanto al focolare, vicino al quale c’erano gli animali domestici e da lavoro. Si apparecchiavano spesso tavoli mobili montati su dei cavalletti, qualche volta con la tovaglia, e subito dopo il pasto si toglieva tutto per riprendere il lavoro. Le sedie erano considerate un lusso e ci si sedeva su cassapanche all’interno delle quali si conservavano alcuni alimenti. Nel tardo medioevo il banchetto dei nobili diventò più organizzato e curato. Una grande sala da pranzo custodiva le stoviglie e l’apparecchiatura in genere, sempre predisposta su tavoli mobili che potevano essere anche allungati assumendo forme diverse per poter ospitare un numero maggiore di convitati; se il banchetto era di grande importanza grandi tovaglie coprivano le tavolate provvisorie, mascherando così la loro precarietà. All’occorrenza venivano posti anche candelabri per illuminare maggiormente la sala. Quando tutti gli ospiti si erano accomodati, si allestiva il banchetto, si poneva sul tavolo la saliera e si assegnava ad ogni coppia di commensali una salvietta evitando che si pulissero la bocca con la tovaglia. Ogni invitato aveva un ciotola in legno o ceramica, un piatto piano, un cucchiaio ed un boccale da usare assieme ad un’altra persona. Alla fine dei pranzi era d’uso lavarsi le mani a tavola con l’acquamanile (vaso con beccuccio associato ad una bacinella) asciugandole con appositi panni candidi. Nasce in questa epoca una stoviglia chiamata “mensa” realizzata con un pane speciale, utilizzato come piatto all’inizio dei banchetti. Due persone si servivano alla medesima mensa per mangiare e tagliare le carni; il pane rimaneva in questo modo impregnato dei succhi e dei resti del cibo e veniva destinato come avanzo per i servi. Attorno al XII secolo in Italia la mensa di pane scompare per fare posto al tagliere, un disco di legno o di terracotta. Solo nel 1400 si diffonde l’uso del piatto e del bicchiere individuale.