Ma le mani, con il passare del tempo, da essere simbolo di una virtuosa contaminazione tra adattamento ed evoluzione, hanno visto snaturare la propria vocazione benigna.
Ben presto il pollice opponibile è divenuto strumento decisionale supremo, fino a detenere il potere di vita o di morte sugli individui: al pollice opponibile è subentrato il pollice verso, testimone tacito e complice dell’atroce sorte di gladiatori sconfitti due volte.
C’è stato anche chi, non volendosi assumere responsabilità, le mani ha preferito lavarsele pubblicamente: da allora è questo il manifesto degli ignavi. Ma la neutralità non basta a chi non può fare a meno di imporre decisioni, e qui entrano in gioco coloro che hanno le mani in pasta.
Eppure c’è qualcuno che il suo pollice opponibile lo usa per opporsi alle brutture. Sono quelli che stringono i pugni, che si tengono le mani ben strette tra loro, che non mettono le mani al servizio del teatro delle ombre cinesi perché preferiscono la realtà alla dissimulazione. Sono quelli che lottano a mani nude, e sul cui palmo la linea della vita è parallela a quella della resistenza… Lo so che non esiste, ma oggi sono io la chiromante.
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