Il Novecento segna la nascita delle più moderne tecnologie oltre che il consolidamento delle potenze nazionali e delle alleanze politiche.
Vediamo la nascita del cinema, della fotografia, i grandi giornali e la televisione, che svolgono l’importante ruolo di veicolo delle novità e anche quindi della moda. Per questo motivo l’abbigliamento sopratutto femminile cambia con velocità sorprendenti e si adatta a nuove tendenze. Le ragioni di questi rapidi cambiamenti si possono ravvisare soprattutto in diversi avvenimenti storici, come la lotta delle Suffragette per ottenere il voto delle donne; l‘entrata delle stesse nel mercato del lavoro dovuta alla partenza in guerra degli uomini; il fenomeno delle avanguardie artistiche cui si ispirano molti coutouriers.
Attorno al 1910 il sarto più in vista e scandaloso fu Paul Poiret, dal 1903 aprì una boutique e in breve divenne un dittatore della moda. Stanco dei colori pallidi e della linea a clessidra dello stile ottocentesco, inventò ua donna priva di busto che indossava abiti a vita alta e dai colori vivaci, usava sete, velluti, damaschi, accostava il viola ed il rosso, blu e rosa pallido.
Affascinato dai Balletti russi che furoreggiavano a Parigi, s’ispirò all’oriente. Fu il primo ad aprire una scuola per figuriniste, ad organizzare corsi di andatura, a creare il pret-à-porter, a far riprendere i suoi modelli da un grande fotografo a fabbricare gli accessori, dai profumi alle borse.
I copricapi continuarono ad essere molto importante per completare il look femminile, ed erano molto grandi e vistosi, adornati con grosse piume.
Nel 1914 scoppiò la prima guerra mondiale. Pur tra mille difficoltà Parigi volle mantenere il suo ruolo di arbitra dell’eleganza e i grandi couturiers continuarono la loro attività, nonostante la mancanza di materie prime che dovevano essere di necessità mandate al fronte. Forse per risparmiate tessuto, le gonne si accorciarono al polpaccio, mentre si affermarono linee militaresche, appena mitigate dalla cosiddetta crinolina di guerra, una gonna imbottita di tulle.
L’Inghilterra continuava invece ad essere il modello dell’eleganza maschile. L’uomo però rimase legato alle fogge tradizionali ottocentesche: giacca, gilè, calzoni e camicia. I soprabiti invernali erano vari, mentre tra gli abiti da cerimonia, ancora diffusissimi erano il frac, il tight e lo smoking, noto come abito da fumo e diventato poi capo elegante. I colori erano scuri, la camicia, rigorosamente bianca, col collo rigido e inamidato.Per mantenere la biancheria sempre perfettamente pulita, collo e polsini erano separati dalla camicia vera e propria.
Edoardo VII, principe di Galles e figlio della regina Vittoria, fu un modello per i dandy: inventò infatti nuove fogge maschili, come i pantaloni con la piega e il risvolto. Sembra che a lui si debba anche l’invenzione dello smoking, ottenuto tagliando semplicemente le code del frac.
Un accessorio comune per un uomo degli anni 1910 era il cappello. Quanto alle scarpe calzature, stivali e francesine sono state le scelte migliori. Ognuno di questi tipi di scarpe ha un piccolo tacco e lacci.
Per quanto riguarda le acconciature, all’inizio del secolo , i capelli delle donne si usavano, ancora, relativamente lunghi, ondulati per ottenere una migliore apparenza. Il metodo dell’ondulazione a ferro fu progettato da Marcel Grateau, con una tenaglia riscaldata che serviva solo ai capelli lunghi. Il primo a sviluppare un sistema d’ondulazione permanente fu il parrucchiere tedesco Karl Nessler (conosciuto come Charles Nestle), in 1905. Nessler brevettò in 1906 il sistema in Germania, che consisteva in un gruppo di cilindri in cui i capelli erano avvolti e arricciati, collegati ad una macchina che si riscaldava per mezzo di una resistenza elettrica. I cilindri caldi erano tenuti lontani dal cuoio capelluto da un complesso di contrappeso.
Il 1910 è l’anno dell’incremento dello sviluppo dei trucchi, soprattutto a causa della triade statunitense Elizabeth Arden, Helena Rubinstein e Max Factor, ma neanche gli anni successivi sono privi di nuove comparse come il gruppo Revlon e Esté Lauder. La bocca veniva colorata a forma di cuore all’interno dei contorni naturali che andavano coperti col fondotinta. Nel 1913 viene inventato il primo mascara, creato da un chimico per la sorella(Mabel, da cui il nome della prima casa cosmetica creata da questo chimico: Maybeline), e costituito da polvere di carbone e vaselina compattata in panetti avvolti in panni umidi (solo nel 1957, con Helena Rubinstein, verrà creato il primo mascara come noi lo conosciamo). Le sopracciglia erano sottili e cadenti, così come la forma degli occhi, contribuendo a determinare quell’aspetto tipicamente languido.