di Pierluigi Montalbano
Come accade per tutti i risultati tecnici raggiunti dalla civiltà, nessuna classificazione per data ha un qualche valore scientifico; ciò che più conta, invece, è il riferimento agli stadi di cultura. Per quanto riguarda l'Europa settentrionale e occidentale, i procedimenti tecnici in uso nella età del Bronzo possono anche risultare analoghi a quelli che in Egitto e nel Vicino Oriente hanno già dietro di sé diversi secoli di storia scritta. Nella stessa Europa nord-occidentale l’età del Ferro è stata posteriore a quella del mondo greco e romano. La classificazione per stadi culturali coincide pressappoco con la disposizione geografica: l'evoluzione avanza verso Occidente e nella sua corsa tende a far sparire i precedenti lavori compiuti in opere di ristretto interesse locale, quali possono essere quelli relativi allo sfruttamento di un filone metallifero. In Grecia, l'estrazione dello zinco nel XX secolo d.C. ha distrutto buona parte degli antichi lavori compiuti nel VI secolo a.C. per lo sfruttamento delle miniere di argento; per fortuna, tale distruzione è avvenuta in epoca successiva alla descrizione che ne era stata fatta.
In epoca preistorica tutti i tipi di scavi erano fatti per avere noduli di selce adatti alla fabbricazione di utensili, quali testi di scuri, coltelli, punte di frecce o di lance e simili. I primi pozzi erano poco profondi e senza galleria. Erano scavati con picconi di osso, ricavati per la maggior parte dagli ossi lunghi di bue. I pozzi perforati dall'uomo del Neolitico giungono fino a 10 metri di profondità e sono dotati di gallerie che accompagnano il filone. Nella costruzione di pozzi e gallerie si utilizzavano svariati tipi di utensili: la selce è di qualità adatta alla fabbricazione di coltelli lunghi e raschietti, ma non a quella di scuri.
Il più antico metallo lavorato dall'uomo fu l'oro, seguito dal rame allo stato nativo e dallo stagno. Il metodo più antico per ottenere il metallo consisteva nel lavaggio dei depositi alluvionali. Il rame era usato tra i Sumeri della Mesopotamia meridionale fin dal 3500 a.C. Proveniva dall'Asia minore e dall'Armenia. Molto più tardi le stesse fonti rifornirono gli Assiri i cui commercianti acquistavano rame cattivo (nero) e rame buono (raffinato), il primo a metà prezzo del secondo. I lingotti avevano la forma di pelle di bue. Spesso il rame era compreso nel bottino di guerra delle campagne intraprese dagli Assiri nel territorio montano del Monte Ararat: per esempio, Sargon II elenca tra il bottino 126 tonnellate di rame grezzo e centinaia di daghe, punte di lancia e recipienti.
Gli egiziani conobbero questo metallo verso il 2600 a.C. Nel deserto orientale dell'Egitto sono state rinvenute alcune miniere di rame, ma il metallo proveniva per la maggior parte dal Sinai. La maggior parte dei pozzi di accesso in queste miniere è orizzontale e segue la vena cuprifera per circa 50 metri nella roccia. Le capanne dei minatori, i templi e i campi fortificati contrassegnano le località. I minatori usavano principalmente attrezzi di pietra e la fusione veniva effettuata sul posto.
Una magnifica descrizione dei metodi usati nello sfruttamento delle miniere dell’età del Bronzo è conservata nel 28° libro di Giobbe. Questo poema, che risale al 400 a.C. circa, descriveva le miniere di rame egizie del Sinai. A Cipro la coltivazione delle miniere di rame cominciò almeno dal 4000 a.C. e da lì si rifornì l'Egitto durante la XVIII dinastia (1580-1350 a.C.). Un notevole tributo fu inviato da Cipro a Thothmes III. Le miniere, che rifornivano anche Troia, Creta e la Grecia, erano anche famose ai tempi omerici e contenevano enormi cumuli di sterili e di scorie.
In Europa vi sono miniere di rame appartenenti all’età del Bronzo dislocate in Austria, Germania, Francia, Spagna, Portogallo, Grecia, Russia meridionale e, soprattutto, nel Tirolo dove le miniere di Mitteberg erano coltivate almeno dall’età del Bronzo. L'abbattimento col fuoco era usato per fendere le rocce dure, e per affrettare l'azione di rottura talvolta si versava acqua sulla superficie riscaldata.
Gli utensili erano perlopiù di bronzo fuso. I martelli di bronzo erano usati per sgretolare il minerale della miniera, che poi veniva separato mediante setacci di legno e trasportato in superficie in sacchi di pelle. Giunto in superficie veniva frantumato con piccole pietre-martello, senza però essere macinato. In seguito veniva lavato.
Nell’età del Ferro, i minerali di ferro erano così ampiamente distribuiti e frequenti in superficie che di rado era necessario estrarli dalle miniere, così la storia dello sviluppo del ferro riguarda principalmente la sua metallurgia. I greci e i romani fecero grandi progressi nella tecnica di coltivazione delle miniere, ma i primi metodi si conservarono a lungo e sopravvivono ancora fra le tribù primitive. Inoltre lo scopo delle migliorie tecniche è di ottenere i risultati desiderati con minore fatica.
Nell'immagine: panelle e manufatti in rame.