La permanenza di San Pascasio a Monte Sant'Angelo è
attestata ne "Il regno di Napoli diviso in dodici provincie",
di Enrico Bacco, scritto nella seconda metà del '600
Il testo originale: Conditus hoc tumulo dormit Paschasius abbas, iustitiae cultor, summae pietatis amator, hospitibus patulus, quo nulli est ianua clausa, nullius inpasta esuries vel tecta negata, 5 solator viduae omnis nutritorque pupilli, utilis et factus cunctis ad cuncta medella qui, nonagenariam claudens sine crimine vitam, redditur in terram membris et in aethera flatu. D̅(e)p̅(ositus) die XI Kalendarum Oct̅(o)b(rium), anno tertiodecimo p̅(ost) c̅(onsulatum) Basilii.
〈:in media fronte, totum duas in partes textum dividens〉 ((:crux)) 〈:ab utroque frontis latere, quorum alterum iam sinistrum vix superest〉 ((:candelabrum)), ((:candelabrum))
La traduzione dovrebbe essere più o meno:
Seppellito in questa tomba riposa l'abate Pascasio | amico della giustizia, amante della virtù più grande | aperto nell'ospitalità, (tanto) che a nessuno è chiusa la porta | e non meno (è) negato un pasto agli affamati o un ricovero | consolatore di tutte le vedove, e sostenitore degli orfani | giudicata da tutti giovevole e stimata (e) per tutti rimedio (?) | per cui, conclusa la vita a novant'anni senza alcun crimine (senza macchia) | è riconsegnata con le membra (il corpo) nella terra e con l'anima nel cielo.
Fonte Si ringrazia Giampietro Piemontese per la segnalazione e la traduzione.