STORIA DI UN MELANGOLO ( prima parte)

Da Teoderica


Nella vita ci sono sempre nuovi incontri, io non sapevo dell'esistenza  del melangolo ma me ne innamorai perdutamente.
Con l'incoscienza della giovane età, io e la mia famiglia eravamo partiti per una vacanza in Tunisia, nonostante l'imminente guerra del Golfo, erano gli anni novanta, anzi proprio per questo eravamo partiti, la gente non prendeva più l'aereo e i prezzi dei viaggi erano scontatissimi.
Il giorno prima della partenza l'agenzia viaggi, forse per  paura che  rinunciassimo  alla vacanza, il Governo aveva deciso che i viaggiatori che non partivano dovevano essere rimborsati, perchè era sconsigliabile farlo, non sicuro, ci aveva comunicato che saremmo stati  ospitati in un hotel a cinque stelle.
Vivere da ricchi, si sta veramente  alla grande, fummo accolti benissimo, lusso,  garbo e soprattutto la capacità di farti sentire a tuo agio, anche se magari ero un po' imbranata per certe comodità a cui non sono abituata.
Nel giardino di questo hotel da mille e una notte, vi era un angolo chiamato "Jardin d'orange", io lo guardavo dalla finestra lobata, dai vetri  colorati, e vi andavo a passeggiare, mi sembrava di essere una principessa nel   regno delle arance.
Tanto mi piaceva che il giorno della partenza scesi in giardino con l'intento di rubarne qualcuna per ricordo.
Non è facile rubare, pensarlo sì che sembra agevole, ma farlo è un'altra cosa, inoltre gli alberi erano piuttosto alti e io non riuscivo ad afferrarne nessuna, alla fine con fatica un'arancia l'acchiappai, la nascosi prontamente in borsa, nel mentre usciva un anziano signore  intabarrato in un lungo caftano il quale mi disse: "shalom", una parola ebraica che significa pace, ciao, arrivederci o stare bene, in pratica mi diede l'assoluzione per il furto, o almeno così pensai io.
Misi l'arancia nella valigia, pregustando il momento in  cui mangiando l'arancia, avrei rivissuto irrealmente ciò che era realmente accaduto.
A me piace sognare e realizzare un sogno, ma piace anche l'incontrario, rivivere  la realtà come un sogno.
Tutto doveva essere a posto, in ordine, per poter mangiare l'arancia, ogni cosa è importane se si  realizza con  riti e simboli.
Sbucciai l'arancia, profumatissima, misi in bocca uno spicchio...non era un'arancia, era amarissima, immangiabile, ma io non sopporto di perdere un sogno, aggiusto alla mia maniera, se fosse stata un'arancia sarebbe stata come le altre, essendo diversa era più bella, perchè è la diversità che crea la bellezza,  mi innamorai così dell'arancia amara...il  melangolo.
immagine di Teoderica
 

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