Questa è la storia di una fotografia e di tre persone.
La prima è Mary Decker, atleta statunitense. Nel 1984, era finalmente arrivato il suo momento: dopo aver detenuto contemporaneamente i primati U.S.A. dai 1.500 ai 10.000 metri ed essersi aggiudicata due medaglie d’oro ai Campionati del Mondo di Helsinki 1983, per Mary è finalmente possibile coronare il sogno dell’alloro olimpico. A causa del boicottaggio americano non ha potuto infatti gareggiare nei Giochi a Mosca nel 1980, e l’edizione casalinga di Los Angeles sembra una occasione perfetta. Mary è la favorita assoluta per l’oro nei 3.000 metri.
La seconda protagonista è Zola Budd, una mezzofondista sudafricana di belle speranze che si presenta a Los Angeles in rappresentanza della Gran Bretagna. Il Comitato Olimpico Internazionale ha infatti escluso il Sudafrica dai Giochi come segno di protesta verso l’apartheid che ancora domina Johannesburg e dintorni, e gli inglesi non si sono lasciati sfuggire l’opportunità di schierare questa promettente diciottenne dotata di passaporto britannico.
Il terzo protagonista è David Burnett. Non è un fotografo sportivo, è anzi un fotoreporter dei più acclamati: nel 1979 le sue immagini della rivoluzione iraniana hanno fatto il giro del mondo ed il più famoso ritratto dell’Ayatollah Komeini – pubblicata sulla copia del Time in cui venne eletto “Uomo dell’anno” – è opera sua. Nel 1984 Burnett “copre” – è questo il termine tecnico – le Olimpiadi di Los Angeles, con l’intento dichiarato all’agenzia di non scattare le tradizionali immagini sportive ma di cercare di cogliere l’essenza dello spirito dei Giochi. E’ per questo motivo che, il 10 agosto, David non è assiepato con gli altri reporter armati di teleobiettivo sul rettilineo finale della finale dei 3000 metri femminili: arrivato in ritardo, ha scelto di posizionarsi a un centinaio di metri dal traguardo, ed è da lì che – l’occhio fisso nel mirino – vede la giovane Zola Budd sgambettare accidentalmente la favoritissima Mary Decker, la statunitense cadere ed una infermiera accorrere immediatamente. Click.
David ha appena scattato una delle foto sportive più famose di tutti i tempi: nello sguardo di Mary c’è tutta la rabbia per un sogno infranto, il dolore della caduta, un’anima che si lacera nella sconfitta. In una intervista concessa più di un decennio dopo quell’incidente, Zola Budd dichiarò: “A tanti anni di distanza, avverto ancora l’odio nello sguardo di Mary”. La stessa mezzofondista statunitense ammetterà di non aver potuto osservare questa immagine per anni, e di non aver del tutto ancora accettato di non poter vantare un oro olimpico nel suo comunque impressionante palmares.
Subito dopo la gara, e prima ancora di sviluppare i rullini, David Burnett telefonò alla moglie: “Ho una notizia cattiva e una buona: quella cattiva è che Mary Decker è caduta, quella buona è che è caduta esattamente davanti alla mia macchina fotografica”