Storia di una prelibatezza campana: il Gateau di patate

Creato il 19 luglio 2014 da Vesuviolive

Come non perdersi nel profumino che arriva dalla cucina quando il forno sta cuocendo un buon gateau di patate?

Eppure è una delle tantissime ricette della tradizione culinaria partenopea, che ci è stata tramandata da nonne e bisnonne, ma di cui ignoriamo l’origine e la storia.

Un piatto composto da ingredienti semplicissimi ma che secoli fa rappresentava una vera e propria eccellenza culinaria.

Il termine gâteau (italianizzato in gatò/ gattò o chiamato anche “pizza di patate”), che deriva dal francese, si riferisce ad una vera e propria torta dolce ed è giustificato dalla sua genesi storica.

Infatti questa prelibatezza fu creata nel 1768, in occasione delle nozze della regina Maria Carolina d’Austria e del re Ferdinando I Borbone.

Dopo questa data, Napoli divenne luogo di confronto delle più grandi cucine europee grazie alla nuova Regina la quale introdusse nella capitale il gusto francese e la consuetudine di affidare il servizio di cucina ai “monsieurs”, cuochi di alto rango.

Inoltre nell’arco di pochi decenni, assunsero denominazioni francesi anche altre tradizionali pietanze partenopee come il crocchè e il ragù.

Festeggiamenti in onore delle nozze di Ferdinando IV e Maria Carolina d’Austria

Occorre evidenziare che il “gattò” non è un piatto derivante dalla cucina francese, ma inventato qui nel Reame, con tutti gli ingredienti usati nella cucina napoletana, con la sola eccezione del burro (ingrediente tipico della cucina “nordica”) questa volta usato in sostituzione dell’olio d’oliva tipico, invece, della cucina meridionale.

La ricetta del Gateau di patate si diffuse in tutto il regno borbonico fino a diventare un piatto tipico della cucina campana e anche di quella siciliana, con alcune sue varianti.


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