Storia e Tecnologia: Dagli LCD monocromatici ai Display Pieghevoli [Parte 2]

Creato il 02 aprile 2015 da Enjoyphone

Dopo aver ripercorso la storia che ci ha portati allo smartphone moderno, passando da ingombranti “mattoni” con schermi a 2 pollici fino agli attuali display pieghevoli con Tecnologia organica e flessibile:

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Arriviamo ora all’era “moderna” dove la tecnologia del display OLED regna incontrastata su smartphone tablet e tv, ed è arrivata addirittura a chiamarsi Flexible dotando i nostri smartphone di display pieghevoli ed infrangibili.

Ma andiamo con ordine:

Il display OLED

OLED è l’acronimo di Organic Light Emitting Diode ovvero diodo a emissione di luce, che abbiamo trovato anche nella tecnologia LED, in questo caso con l’aggiunta del termine Organico.

Questa tecnica permette di realizzare display a colori con la notevole capacità di emettere luce propria, senza affidarsi quindi a retroilluminazione. I display OLED quindi non richiedono nessun tipo di componente aggiuntivo per visualizzare le immagini a schermo in quanto “auto-producono” l’illuminazione.

Cosa comporta questa innovazione?

Ovviamente in questo modo possiamo eliminare ogni dispositivo aggiuntivo quale appunto retroilluminazione e lastre di vetro che dovevamo obbligatoriamente usare nella tecnologia LCD.

Per lo stesso principio ecco che i display OLED richiedono non solo minor energia per funzionare ma sono cosi sottili da essere agevolmente piegati.

Senza entrare troppo nei tecnicismi, l’ OLED funziona grazie alla natura monopolare degli strati di materiale organico, i display di questo tipo infatti conducono la corrente in una sola direzione comportandosi analogamente a un diodo ecco che scopriamo il perchè del nome OLED ovvero organic led che in sigla appunto diventa O-LED per la similitudine con il funzionamento della tecnologia a LED che trovate nella prima parte di questo articolo.

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Organico? Il display è fatto con materiale vivente?

Se pensavate che il vostro display fosse “vivo”, spiacente deludervi ma la risposta sta nel mezzo.

Nel caso degli schermi OLED il materiale organico presente è un polimero conduttivo molto simile alla plastica, infatti se ricordate, da reminiscenze di chimica delle superiori, qualunque elemento viene definito organico se contente una struttura costituita prevalentemente da atomi di carbonio che è un costituente della vita sulla terra.

Benché la proprietà di elettroluminescenza posseduta da alcuni elementi organici si conoscesse già da tempo, generalmente tali elementi sono in grado di emettere solo luce bianca.

Per arrivare agli OLED moderni bisogna passare attraverso un “potenziamento” detto in gergo -non è una battuta- “drogaggio di componenti elettrofosforescenti”.

Grazie a questi drogaggi possiamo rendere l’elettroluminescenza non solo bianca ma anche rossa verde e blu (RGB) permettendo cosi di riprodurre grazie ai colori primari tutto lo spettro luminoso visibile.

Solo nel 1987 furono presentati i primi display OLED a bassa tensione ad opera di Ching Tang e Steve Van Slyke e da quel lontano 1987 il miglioramento di questa tecnologia ha fatto passi da gigante tanto che nel Luglio 2008 a distanza di 21 anni Sony, Toshiba e Panasonic annunciano il via alla produzione di schermi OLED su grande scala.

Lo spessore totale di un display di questo tipo è all’incirca di 300 nanometri che per farvi un’idea equivalgono alle dimensioni di un virus, parliamo quindi di pellicole sottilissime e questo vantaggio permette al materiale non solo di flettersi agevolmente ma anche di essere trasparente e tascabile.

Il mio smartphone monta un display AMOLED è la stessa cosa?

Gli AMOLED ovvero -prendete fiato- active matrix organic light emitting diode che sembra più uno slogan pubblicitario che una sigla utilizzata per un display sono una tecnologia per schermi piatti flessibili che si differenzia dagli OLED per la particolarità di essere a matrice attiva.

Gli schermi a matrice attiva – lo ricordo, gli OLED sono a matrice passiva – hanno l’unica differenza di integrare una struttura di transistor all’interno del display stesso.

Tale struttura permette a ciascun pixel di rimanere attivo fino alla successiva scansione di aggiornamento, senza confondere troppo le idee, una tecnologia di questo tipo permette immagini più definite e luminose, colori più brillanti e nell’insieme un maggior qualità globale ma soprattutto permette di utilizzare molta meno energia di uno schermo OLED avendo anche una frequenza di aggiornamento superiore.

Ovviamente integrare in una lamina cosi sottile quale quella OLED questa ulteriore tecnologia comporta costi maggiori in favore di una qualità superiore, ecco perché attualmente la tecnologia AMOLED è la più utilizzata nei nostri cari smartphone, in quanto per display cosi piccoli i costi sono contenuti, la qualità è superiore e l’efficienza energetica è ottimale.

Gli unici difetti imputabili agli schermi organici AMOLED è un’elevata assorbanza luminosa il che fa si che lo schermo sia poco visibile sotto la luce solare diretta, cosa che sicuramente avrete sperimentato tutti sui vostri dispositivi.

Samsung ha ovviato a questo problema creando una nuova generazione di AMOLED chiamati Super AMOLED che permette tramite una costruzione tecnica più dettagliata di avvicinare le varie pellicole che compongono lo schermo AMOLED e di dare cosi più contrasto al display anche in presenza di elevate fonti di luce dirette.

La rivoluzione è in atto: I Display Pieghevoli e trasparenti

È l’anno giusto? Durante il CES 2014, Samsung aveva mostrato un display AMOLED pieghevole da 5,68 pollici. Un prototipo che sarebbe destinato a diventare presto realtà secondo i recenti sviluppi nel mondo mobile.

Non solo Samsung, ma anche LG si prepara al lancio di un nuovo tipo di display del tutto trasparente e anche Apple ha depositato un brevetto per display flessibili.

Il display pieghevole a livello tecnico è esattamente come un qualunque display AMOLED, con la differenza di essere formato da un sottostrato di plastica, più precisamente formata da un film (strato sottile/pellicola) di polimeri, che permette ai display di essere estremamente sottili e flessibili senza rompersi.

Oggi è già possibile acquistare smartphone con schermo curvo, come il Galaxy s6 Edge e il G Flex 2. Anche se in entrambi i casi la curvatura è limitata.

Sono quindi due dispositivi che si posizionano in uno step intermedio dell’evoluzione dei display flessibili, in quanto vengono posizionati tra “curved” (curvo) e “bended” (flesso).

Gli step successivi saranno “foldable” e “rollable” con conseguente passaggio allo schermo pieghevole e arrotolabile vero e proprio.

Man mano che i costi diminuiranno, sarà possibile usare i pannelli su un numero maggiore di dispositivi mobile (smartphone e tablet), ma anche su ebook reader, indossabili, notebook e monitor. Per gli schermi arrotolabili, invece, occorrerà attendere ancora qualche anno.

Il 2016 potrebbe essere anche l’anno dei display trasparenti. LG ha comunicato di aver completato la fase di sviluppo e di aver realizzato un primo prototipo. L’anno scorso, LG ha mostrato un display trasparente da 18 pollici.


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