Storia, filosofia e tradizione del colore: il verde Salento

Creato il 03 settembre 2010 da Cultura Salentina

Mentre in filosofia — dai greci come Aristotele a scienziati come Newton — e nel campo artistico, da Kandinsky a Dubuffet, si discuteva su cosa fosse il colore e se fosse giusto miscelarlo, senza che perdesse la sua anima, la natura ha scelto per sé una tavolozza impossibile da riprodurre, uno spettacolo difficile da spiegare.

“Sostanze semplici, vegetali, minerali e viscose. Lasciate sobbolire nel crogiolo del cuore dell’artigiano ben nato, mescolate a fondo e servite fiammeggiante”: così descriveva i colori G. Duthuit, nella sua opera del 1950 The Fauvist Painters. Ed è, a mio avviso, forse colui che si è avvicinato di più a ciò che nella realtà materiale può riassumere l’essenza del “colore”.

Al di là dell’antica arte dell’alchimia, storicamente in bilico fra stregoneria e chimica, e al di là dell’industria dei colori, che oggi fornisce all’artista una tavolozza con centinaia di sfumature già pronte all’uso, la terra — intesa nel suo significato più ampio — offre una gamma cromatica che si può usare al posto dei prodotti di belle arti.

Già Cennino Cennini presentava una serie di “ricette” di tempera all’uovo, discriminando fra il tuorlo e l’albume a seconda del prodotto da miscelare, per evitare alterazioni cromatiche non volute.

Ebbene, se volessimo rivive il piacere di produrre in casa parte dei nostri colori, come artisti d’altri tempi, il Salento sarebbe un buon fornitore: dai terreni bauxitici agli alberi di fico, ai carciofi, si può attingere alle materie prime da trasformare per ottenere delle tinte naturali.

Affascinata dalla storia e dalla tecnica del colore, ampiamente discussa e spiegata in un bellissimo testo di Philipp Ball, chiesi a un esperto artista salentino, Andrea De Simeis, di cui abbiamo presentato qualche opera, di indicarmi alcuni colori che si possono fare in casa, con la semplicità di una focaccia, ma con il piacere di gustare un’opera d’arte. Mi ha spiegato che il Verde di Verona, una tinta per un bagno di colore, si può ottenere dalle foglie di fico, bollite e lasciate in ammollo con allume di potassa.

Verde di Verona prodotto da Kremer

Gli amanti del carciofo possono consumarlo senza buttar via le foglie: esse regaleranno un verde, se opportunamente lisciviate, asciugate e pestate.

Insomma, quando si resta allibiti di fronte allo spettacolo della natura, come il turista che visita il Salento in primavera, pensiamo a quali colori essa sia in grado di regalare alla nostra tavolozza: in natura nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma. L’importante è conservarne l’essenza, senza deturpare o danneggiare la terra che ci ospita, per far parte del suo quadro d’insieme e continuare a dipingere il nostro.


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