Storia non censurata: perché fu assassinato Josef Stalin

Creato il 22 dicembre 2011 da Coriintempesta

Poco dopo che il dittatore sovietico minacciò di sconvolgere i mercati finanziari mondiali minando il sistema monetario basato sul dollaro concordato alla Conferenza di Bretton Woods, fu ucciso per mano dei suoi collaboratori militari e di partito

di: Daniel W. Michaels*

Nell’articolo intitolato “Perché Josef Stalin fu assassinato”, l’ex funzionario dell’ufficio dei servizi segreti ed attualmente storico militare Arsen Martirosyan fornisce interessanti ragioni militari, geopolitiche e finanziarie perché – secondo la sua opinione – agenti occidentali dei servizi segreti cospirarono con i traditori Krusciov e Zhukov per uccidere Josef Stalin (1).

Martkirosyan cita di preferenza l‘esperto di cospirazioni Yuri Mukhin al fine di dimostrare che la guerra di Stalin con i dissidenti del partito comunista ed il piano del dittatore di privarli dei loro poteri fatalmente gli si ritorse contro. Entrambi gli autori accanitamente stalinisti assolvono Lavrenti Beria dall’accusa di aver partecipato in alcun modo alla morte d Stalin. In effetti, a causa della sua conoscenza delle imprese di Stalin, i cospiratori dovettero liquidare anche Beria. Zhukov presiedette il tribunale che condannò a morte Beria.

I nemici di Stalin nel partito

Nel suo libro “L’assassinio di Stalin e di Beria”, l’autore Mukhin rende ben chiaro che molto tempo prima della sua morte, Stalin aveva tentato di rimuovere dal potere alcuni dei membri anziani dell’èlite del partito (2).

Il primo tentativo di Stalin di mettere fine alle repressioni provocate dai leaders del partito ebbe luogo nel 1937. Dopo avere assunto il potere assoluto nell’unione sovietica Stalin naturalmente voleva che i dirigenti del partito fossero fedeli soltanto a lui e non al suo predecessore. Come il presidente Eisenhower aveva messo in guardia sul pericolo che un complesso militar-industriale assumesse eccessivo potere negli Stati Uniti, Stalin temeva che un partito industriale-militare minacciasse di usurpare tutto il potere nell’Unione sovietica e quindi prese le misure per scongiurare questa evenienza.

Per raggiungere questo scopo, Stalin tentò di avvicendare l’élite includendo uomini giovani, in gran parte russi, nelle posizioni più eminenti (3). Dopo la Seconda guerra mondiale, Stalin fece un’altra mossa più drastica per ridurre il loro potere tentando di separare il partito dal governo. Consci che i residui giorni di potere stavano per finire, alti membri del partito cospirarono, probabilmente con i servizi segreti occidentali, per uccidere Stalin.

Secondo gli autori Martirosyan e Mukhin, gli interessi dei dirigenti dissidenti e capi militari nell’Unione sovietica coincidevano con quelli del complesso antisovietico statunitense militare-industriale nel desiderare la estromissione di Stalin dal potere – ciascun gruppo per proprio conto. Il Nuovo Testamento dice che il desiderio del denaro è la radice di ogni sorta di malvagità (Timoteo 6:10) (4).

In questo contesto, la guerra di Stalin contro dirigenti fossilizzati inadatti a governare si manifesta nelle misure estreme contro la gerarchia del partito. Quando si resero conto che Stalin minacciava di rimuoverli dal potere, decisero di ucciderlo. Immediatamente dopo la guerra, Stalin lanciò un’indagine per determinare la ragione delle tragiche perdite nel 22 giugno 1941 e nei mesi seguenti, nonostante il fatto che il Vozhd e i suoi capi militari sapevano che un attacco era imminente. L’indagine preoccupò così tanto il generale Zhukov, sostiene Martyrosian, che si unì con Krusciov (che dal suo canto temeva le intenzioni di Stalin), nel rovesciare il governo il 26 giugno 1953. Nel 1989 il rinnovato “Giornale di Storia Militare” pubblicò alcuni dei risultati dell’indagine di Stalin che dimostravano che l’apparato militare il 18-19 giugno 1941 non aveva cognizione di un attacco imminente.

Così schiaccianti erano i risultati dell’indagine di Stalin sulla competenza dei funzionari militari e dei servizi segreti in generale che il Giornale non pubblicò ulteriori scoperte. Soltanto Beria, il più stretto collaboratore di Stalin, aveva completa conoscenza delle indagini. Comprensibilmente, i capi militari responsabili del disastro avrebbero preferito ridurre al silenzio anche lui.

Beria sospettava di Krusciov e di Semyon Ignatief, l’ex capo del MGB (Ministero della sicurezza di Stato), di essere stati i caporioni del complotto per uccidere Stalin. Ignatjef capeggiò l’MGB dal 1951 al 1953, durante il periodo cruciale prima della morte di Stalin. Ignatjef aveva rimpiazzato Viktor Abakumov, un giovane russo nominato da Stalin ed un protetto di Beria, che fu arrestato nell’agosto del 1951. Poco dopo la morte di Stalin il 5 marzo 1953, Beria, che aveva rapidamente assunto il controllo dei servizi segreti, liberò Abakumov. Ma quando il 25 giugno 1953 Beria chiese l’approvazione del Comitato Centrale e del Politbureau di arrestare Ignatjev, il consenso gli venne rifiutato ed egli venne arrestato.

Sei mesi più tardi, il 23 dicembre, Beria fu condannato a morte. La fazione Krusciov-Zhukov aveva ora conquistato il potere. Così, entrambi Beria ed Abakunov furono giustiziati nel 1953. Ignatievf, comunque, forse come premio per avere partecipato al colpo di Stato, visse pacificamente fino alla morte nel 1983. Fu l’unico capo della polizia segreta, fino a quel momento, a morire secondo natura. E se Stalin, come sostenevano Krusciov e Ignatiev, fosse deceduto di morte naturale, sarebbe stato il primo massimo funzionario sovietico a morire di morte naturale. (Naturalmente, sottraendogli l’aiuto di farmaci dopo l’infarto che avrebbero evitato l’emorragia fino alla morte, ciò sarebbe stato scambiato come morte naturale).

I nemici di Stalin in Occidente

L’autore Martirosyan fa una lista di regioni economiche e finanziarie perché le potenze occidentali desiderassero Stalin defunto.

Per esempio, quando terminò la Seconda guerra mondiale e l’Occidente calcolò i vantaggi geopolitici che Stalin ed il comunismo avevano ottenuto nei primi sette anni della guerra fredda, e cioè spostare in avanti i confini dell’impero sovietico profondamente nell’Europa centrale nell’Asia, la presa della Cecoslovacchia, il passaggio della Cina al comunismo, il sostegno al Nord Corea durante la guerra contro gli Stati Uniti, e forse la cosa più importante, lo sviluppo della fissione nucleare (sotto la supervisione di Beria), l’Occidente finalmente si rese conto di aver aiutato a creare una minaccia molto più grande alla sua sicurezza di quanto fosse stata la Germania nella sua immaginazione e propaganda. Stalin era adesso un mortale nemico. In effetti, lo slancio che aveva impresso nel dopoguerra e fino alla morte, fu portato avanti fino al 1950 quando i sovietici irruppero nella corsa allo spazio. Inoltre, gli Stati Uniti non erano ancora riusciti a superare la Grande Depressione, e la domanda se si potesse ancora stabilire un’economia di pace attendeva ancora una risposta.

L’Occidente, ed in particolare gli Stati Uniti, sostengono gli autori, avevano un’altra ragione, ancora più vitale, per desiderare di vedere un cambiamento nella guida suprema a Mosca. Il 1° marzo 1950, asserisce Martirosyan, il governo dell’Urss pubblicò il seguente decreto sulla stampa sovietica:

“La continua rivalutazione delle valute internazionali dei Paesi dell’Occidente ha già portato alla svalutazione delle valute europee. Rappresentanti responsabili del governo degli Stati Uniti hanno ripetutamente detto che l’incessante aumento dei prezzi di articoli di consumo di massa e la continua inflazione che ne consegue, ha già prodotto un sostanziale declino del potere di acquisto del dollaro. In conseguenza diretta di questa situazione, il potere di acquisto del rublo è divenuto maggiore del suo valore di cambio ufficiale. Il governo dell’Urss riconosce pertanto la necessità di aumentare il cambio ufficiale del rublo e di sostituire la pratica di fissare il tasso di cambio sul dollaro, stabilito nel giugno 1937 ad un gold standard più stabile, basato sul contenuto in oro del rublo.

Il Consiglio dei Ministri dell’Urss pertanto decreta:

1. A far data dal 1 marzo 1950 stabilisce la fine dal rapporto di cambio del rublo in relazione alle valute straniere basate sul dollaro sostituendolo con un gold standard basato sul contenuto in oro del rublo.

2. Fissa il contenuto in oro del rublo a 0,222168 di grammo di oro fino.

3. Determina dal 1° marzo 1950 il prezzo di acquisto Gosbank dell’oro a 4 rubi e 45 kopeki per un grammo di oro fino.

4. Dal 1° marzo 1950 stabilisce il tasso relativo alle valute straniere sulla base del contenuto in oro del rublo come dal paragrafo 2 a 4 rubli ed 84 kopeki. Evidentemente giubilante per lo sconfinamento di campo del suo idolo Josef Stalin – l’America “sancta sanctorum” – la base sulla quale vive la sua esistenza parassitica – l’onnipotente dollaro! Non solo Stalin rifiutò di usare il dollaro nel commercio crescente dell’Unione sovietica, ma diede inoltre un alt! alla valutazione delle merci in dollari. Si può immaginare quanto Stalin fu odiato negli Stati Uniti e in Inghilterra. In realtà ciò che fece fu minare il sistema di valutazione in oro che era stato stabilito dopo la guerra basato su 34,5 dollari per un’oncia di oro. Con questo sistema gli americani inondarono con un torrente di carta verde l’economia mondiale.

In un articolo a parte Martirosyan, a proposito dell’importanza dell’oro, racconta la storia di come e perché Charles De Gaulle, Presidente della Francia, cadde in disgrazia con inglesi e americani nei turbolenti anni ’60. Poco dopo essere stato eletto presidente, De Gaulle, nel suo desiderio di mantenere l’indipendenza della Francia, cambiò bruscamente tutte le riserve di dollari in oro. Ciò che accadde fu che il ministro francese delle finanze aveva spiegato al Presidente in modo semplice il vero valore del dollaro come mezzo di scambio. Il ministro disse al Presidente: “Immagini, se può, Presidente, un’asta in cui un dipinto di Raffaello venga offerto a Fritz, un tedesco, Abdullah, un arabo, a Ivan, un russo, a John, un americano. Ciascuno di essi avanza la sua proposta ed offre di pagare il quadro con il bene più pregiato del suo paese: un arabo con il petrolio, un tedesco con la tecnologia, Ivan con l’oro, ma l’americano, sorridente, offre il doppio degli altri e vince l’asta. Prende un pacchetto di banconote da cento dollari dal portafoglio, paga e se ne va con il quadro”.

Quando De Gaulle chiese dov’era il trucco, il ministro spiegò: “Secondo tutte le apparenze, l’americano vinse la gara per il quadro per 10.000 dollari, ma in realtà lo pagò tre dollari, perché il valore reale di ciascuna banconota da 100 dollari era solo di tre dollari l’una. Quindi, poiché il dollaro è stato dichiarato il mezzo di pagamento universale, tutti i tesori del mondo – petrolio, oro, tecnologia – possono essere scambiati con la carta verde”.

Perfino prima che la guerra mondiale finisse, nel luglio 1944, le Nazioni unite, sostenute principalmente dagli americani, convocarono la conferenza di Bretton Woods allo scopo di stabilire un nuovo ordine di pagamenti nel mondo del dopoguerra designando il dollaro statunitense come valuta di riserva mondiale. Precedentemente era stata la sterlina inglese a sostenere questo ruolo. Malgrado Stalin rifiutasse di inviare un rappresentante ufficiale alla conferenza, fu tenuto perfettamente al corrente circa piani e procedure, perché il gentiluomo che rappresentava gli Stati Uniti, il “Senior U.S. Treasury official”, Harry Dexter White, era un agente sovietico. Fu reso perfettamente chiaro a Stalin che le riserve in oro erano essenziali per le operazioni future del sistema monetario proposto. Egli apprese anche che la progettata Banca Mondiale ed il Fondo Monetario Internazionale erano inizialmente pianificati su “oro senza padrone”, cioè oro “nazista”, oro ebraico, oro zarista et similia. Naturalmente, nel mezzo e dopo il caos militare e politico della Seconda Guerra Mondiale, che comportava furti, confische, saccheggi e “liberazioni”, la proprietà era difficile da accertare.

Si ricorderà che nel periodo interlocutorio dopo la Prima Guerra Mondiale, gli alleati vittoriosi domandarono oltre 200 miliardi di Marchi-oro tedeschi come riparazione di guerra alla sconfitta Germania, fino a quando la Germania nazionalsocialista ricorse al sistema del baratto nel commercio internazionale per evitare di essere imprigionata nel sistema monetario allora esistente.

Stalin fu lesto nel valutare lo status dell’oro russo accumulato sotto gli Zar così come l’oro ed i gioielli posseduti dalla famiglia reale zarista. Nel 1946, al tempo in cui circolava la voce che la principessa Anastasia era miracolosamente sfuggita al massacro di Yekaterinenburg, probabilmente come strattagemma per stabilirne la proprietà, Stalin organizzò l’Operazione Krest (croce) e l’operazione Mogila (tomba) sotto la direzione di Molotov per determinare il valore dei beni della famiglia dello Zar. Oltre alle ricerche d’archivio, i sovietici fecero indagini nel luogo di sepoltura della famiglia assassinata.

Secondo Martirosyan, su informazione del ministro Witte, lo Zar aveva inviato diverse spedizioni di oro russo negli Sati Uniti; in seguito lo Zar inviò i gioielli personali ed il tesoro alla famiglia reale inglese per la loro custodia.

Purtroppo, quando i sovietici avevano in prigionia lo Zar e la sua famiglia, gli inglesi fecero poco o niente per aiutarli per timore che la famiglia reale britannica ne fosse minacciata (vedi inoltre il libro di Martirosyan “Who brought the War to the USSR? Mosca, 2007).

Martirosyan cita la comprensibile riluttanza degli illeciti possessori dell’oro e degli inestimabili gioielli, specialmente dopo che si era saputo delle operazioni “Krest” e “Mogila“, di restituirli ai loro legittimi proprietari come un’ulteriore ragione per volere morto Stalin.

Un precedente lavoro investigativo condotto da Aleksei Chichkin (“A forgotten Idea With no Statute or Limitations”) citato da Martirosyan, indica che nell’aprile 1952 l’URSS convocò una conferenza economica internazionale a Mosca, nella quale Stalin propose la creazione del suo proprio “Mercato Comune” transcontinentale fuori dalla zona del dollaro nel quale un paniere di valute guidate dal rublo sostenuto dall’oro sarebbe stato il fondamento della valuta di scambio al di fuori dalla zona del dollaro. I Paesi dell’Europa orientale, Cina, Iran, Islanda, Irlanda e diversi Paesi del Sudamerica parteciparono alla conferenza. Comunque, meno di un anno dopo Stalin sarebbe morto.

Conclusione

Martirosyan e Mukhin sono entrambi convinti che Stalin sia stato ucciso da uno dei suoi più vicini collaboratori, ma certamente non Beria, agendo insieme ai servizi segreti occidentali. Se un veleno o un anticoagulante somministrato segretamente a Stalin non sappiamo, ma il semplice fatto che il pronto soccorso fu ritardato o non prestato al sofferente dittatore convinse gli autori che Stalin stava morendo. Sulla base del cui prodest (la morte del dittatore), Martirosyan addita Kruscev e Zhukov. Martirosyan inoltre sospetta che i servizi segreti occidentali fossero convolti. Si crede che trotzkisti che vivevano nell’Urss o all’occidente, suoi acerrimi nemici, abbiano aiutato gli esecutori.

Krusciov assunse il potere nel 1955. Riabilitò Zhukov; denunciò Stalin ed i suoi crimini nel 1956 al 20° Congresso del Partito; fu ospite d’onore negli Stati Uniti nel 1959; autorizzò l’installazione di missili nucleari a Cuba nel 1961; fu rimosso dal potere e si ritirò nel 1964. Quando morì l’11 settembre 1971 gli fu negato il funerale di Stato e l’inumazione nel Cremlino con uomini di valore comunisti come Stalin, Chernenko, Andropov, Brezhnef, Dzherzinsky ed altri.

Immediatamente dopo la morte di Stalin Zhukov ritornò a Mosca per la condanna e l’esecuzione di Beria; ordinò un test nucleare su soldati sovietici non protetti nel 1954; sostenne forti azioni repressive per schiacciare la rivoluzione ungherese nel 1956; in associazione con Krusciov nel 1957 contro il cosiddetto “Gruppo antipartito” guidato da Molotv; sostenne l’avventura sovietica cubana. Adesso è celebrato in America da molti storici dell’establishment come grande stratega.

Poscritto
Reuter, 1° agosto 2011: il Primo Ministro russo Vladimir Putin ha oggi accusato gli Stati Uniti di vivere al di là dei propri mezzi “come parassiti”. La sua dichiarazione fa eco con Stalin, Martirosyan, Mukhin ed una pletora di economisti mondiali. Parafrasando Putin:

“Essi (gli americani) vivono al di là dei propri mezzi addossando parte del peso dei loro problemi sull’economia mondiale. Essi vivono come parassiti sull’ economia globale e sul monopolio del dollaro. In America c’è una disfunzione sistemica, essa colpirà tutti. Paesi come la Russia e la Cina posseggono gran parte delle loro riserve di obbligazioni. Ci dovrebbero essere altre valute di riserva.

Come dice il proverbio: più le cose cambiano, più restano le stesse.

Note finali:

1. Arsen Martirosyan.

http://www.delostalina.ru/?p=498#_ftn1 2. Yuri Mukhin, “Ubiystvo Stalina I Berii”, Mosca, 2007

3. Nel 19° Congresso del Partito comunista, nel1952, Stalin introdusse una nuova Carta per il Partito comunista nella quale gran parte del potere era concentrata nel Bureau del Praesidum composto da Stalin, Beria, Krusciov, Ignatjef ed altri tre. Voroshilov, Kaganovic, Molotov e Mikoyan erano già stati privati di gran parte dei poteri.

4. Nei secoli susseguenti man mano che si sviluppavano sétte protestanti, l’accumulazione della ricchezza si percepì piuttosto come dono di Dio sulla. Fu generalmente accettato che i possessori di alti uffici nella società ed i militari godevano del favore di Dio nella forma tangibile di ricchezza e privilegi. Inoltre, certi requisiti e privilegi di alti uffici furono accettati come diritti

Note sull’Autore:

Daniel W. Michaels è stato per oltre 40 anni traduttore di tedesco e russo per il Dipartimento della Difesa statunitense, gli ultimi venti anni dei quali al servizio segreto della Marina. Inoltre, egli ha contribuito con articoli storici e geografici.

Tratto da Barnesreview.com

Traduzione di Alfio Faro

Rinascita.eu


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :