Sul Blog "Calcio e altri elementi", Rado il Figo ci guida alla scoperta del Ranking UEFA per Nazionali, atttraverso un'analisi in nove puntate. Ecco l'introduzione, con le spiegazioni delle varie metodologie che saranno utilizzate.
PREMESSE
Prendendo spunto dal lavoro di Antonio Bomba, che ha ripercorso la storia del ranking UEFA più noto, cioè quello che oggi decide (principalmente ma non solo) quante squadre può iscrivere ogni federazione nelle coppe europee in totale (in prima battuta) e fra Champions ed Europa League (in seconda), cogliendo l’occasione per rispolverare le vicende di 60 anni di tornei continentali per club, lo scopo della mia analisi è invece quello di ripercorrere l’evoluzione nel tempo del ranking UEFA meno noto, quello per nazionali.
Anche la mia storia sarà per molte puntate “apocrifa”, poiché pure questa classifica fu introdotta molto più tardi rispetto all’inizio delle competizioni con impegnate nazionali (anche) europee; anzi, i due ranking sono quasi coevi, avendo visto luce, quello “per club” nella stagione 1979/80 (con effetti pratici per la successiva), quello “per nazionali” nel 1981/82 (con conseguenze per Euro 1984). Tuttavia, nulla vieta nemmeno qui di “colmare il vuoto del passato” e stilare il ranking anche quando non ancora previsto ufficialmente.
Rispetto all’analisi di Antonio, la mia sarà, per certi versi, più “laboriosa”. Prima di tutto, se le coppe europee si giocano ogni stagione, e quindi il ranking “per club” deve essere aggiornato anno dopo anno, senza alcun “salto”, i tornei per nazionali sono iniziati ben prima del 1955/56, data d’esordio della Coppa dei Campioni, per cui la presente ricostruzione storica copre un periodo più lungo (dal 1930 in poi), pur essendo soggetta ad aggiornamenti meno costanti (biennali a regime, ma conoscendo anche intervalli più ampi).
In secondo luogo, e soprattutto, se per il ranking UEFA per “club” si è adottato finora un unico algoritmo di calcolo, rimasto quasi invariato nel tempo, avendo conosciuto un’unica variazione (brevemente, quando i punti raccolti nei preliminari furono “dimezzati” di valore), viceversa la versione “per nazionali” ha subito all’indomani di Euro 2008 una profonda rivisitazione. Non un semplice “aggiustamento”, come per il fratello “per club”, ma un’autentica rivoluzione che ha ritoccato ogni suo aspetto (non ultimi arco temporale e partite di riferimento). Avrei potuto limitarmi a calcolare fino al 2008 il ranking col primo metodo (ivi comprese le stagioni non ancora coperte da questo) e per le classifiche successive affidarmi al secondo, seguendo rigidamente i dettami “ufficiali”. Tuttavia ho deciso di applicare “contemporaneamente” i due metodi, presentando così, aggiornamento dopo aggiornamento, le due classifiche risultanti; infatti, il mezzo più efficace per evidenziare le differenze fra un metodo e l’altro, è applicarli nel medesimo ambito.
Ricordo infine che il ranking “per nazionali” ha e ha avuto un unico uso: la composizione delle fasce di merito sportivo per i sorteggi delle qualificazioni e delle fasi finali degli Europei. Tuttavia, al momento i suoi aggiornamenti periodici, tecnicamente sempre facilmente calcolabili, non hanno ancora goduto di alcun interesse particolare, al contrario dei mensili dell’omologo FIFA o per turno giocato di quello “per club”. In sostanza, ci si cura del ranking UEFA solo ed esclusivamente “quando serve”, senza quindi cogliere appieno l’evoluzione delle posizioni in classifica non solo al termine di un torneo (o della sua fase eliminatoria), ma anche durante questo. Nel presente ambito, chiaramente, saranno proposti solo gli aggiornamenti “definitivi” a conclusione di ogni torneo coinvolto dalla classifica, gli unici a dare il quadro completo della situazione.
IL PRIMO METODO DI CALCOLO
Come anticipato, il ranking UEFA “per nazionali” ha conosciuto due diversi metodi di calcolo, che ora mi accingo a spiegare, evidenziandone pregi e difetti. È necessaria un’importante premessa di valenza generale: ogni metodo è “calibrato” all’epoca in cui fu elaborato, o per meglio dire, alle formule adottate dai tornei giocati in tale periodo. Precisazione da tenere ben presente quando bisogna agire “anacronisticamente”, cioè quando se ne estende l’applicazione alle stagioni in cui non era (più o ancora) previsto. Seguirlo, infatti, pedissequamente potrebbe portare a “tradirne lo spirito” e a sviluppare responsi doppiamente fasulli: sia perché “inesistenti” nella realtà sia perché non rispecchianti nemmeno la ratio sottostante il metodo. Per arrivare, pertanto, a un risultato credibile sotto un profilo “storico” non bisogna limitarsi a riprodurlo così com’è “oggi”, ma adattarlo allo “ieri” e al “domani”. Quanto alla credibilità “sportiva”, cioè se il metodo rispecchia l’esatta scala di valori delle nazionali inserite in classifica, è valutazione che esula dagli adattamenti, essendo concentrata solo su di esso “in termini assoluti”, e su cui ognuno potrà farsi le proprie idee. Di detti “adattamenti necessari”, sarà data più ampia spiegazione in ogni aggiornamento, limitandomi in questa sede di presentazione a brevi cenni generali.
Partiamo, finalmente, col primo metodo, rimasto in vigore dai Mondiali 1982 a Euro 2008, dove fu travolto dalle polemiche (a dire il vero, scaturite in un contesto meno “colpevole” di altri precedenti) tanto accese da renderne necessaria una completa sostituzione. Il ranking “prima maniera” era basato semplicemente sulla media punti per gara degli incontri dei gironi di qualificazione dell’ultima edizione disputata di Mondiali ed Europei. Oltre alla sua facilità in senso lato, altro punto a suo favore è l’algoritmo di calcolo corretto, statisticamente parlando. P.es., l’Inghilterra nel gruppo eliminatorio per Euro 2012 ha raccolto 18 punti in 8 partite, e in quello per Brasile 2014, 22 in 10. Il “valore” con cui entra nel ranking è 2,222, calcolato (ripeto, correttamente) così: (18+22)/(8+10) = 40/18 = 2,222. Applicando la “matematica calcistica”, con tutta probabilità, il valore sarebbe stato 2,225, frutto del diverso (ed errato) seguente algoritmo: [1x(18/8)+1x(22/10)]/(1+1) = [1x2,250+1x2,200]/2 = 4,450/2 = 2,225. È facile verificare che dai due algoritmi si ottiene il medesimo valore solo a fronte di un uguale numero di partite in entrambi i gironi.
Un punto di riflessione tocca i tornei interessati: la stesura ufficiale parla dell’ultima edizione giocata di Mondiali ed Europei. Sono quindi escluse tutte le altre manifestazioni cui possono (eventualmente) partecipare le nazionali UEFA, nel concreto le Olimpiadi e la Coppa delle Confederazioni FIFA. Per le prime, può aver pesato il fatto di non aver mai coinvolto nella loro storia (almeno formalmente) le nazionali maggiori (per quanto la FIFA sul punto consideri gare fra selezioni A quelle giocate nelle prime edizioni); per la seconda, forse più banalmente, l’essere priva di una fase di qualificazione.
Passiamo ai difetti: in primo luogo, è del tutto tralasciato quanto ottenuto nelle fasi finali, ed è noto sia che spesso grandi prestazioni nelle eliminatorie non si ripetano nello stadio successivo (e più importante) sia che è vero… pure il contrario (chi si ricorda, p.es., che la Germania trionfatrice a Italia 1990, vi si qualificò grazie a una faticosa vittoria sul Galles nell’ultima partita di qualificazione?). Inoltre, nemmeno tutte le gare eliminatorie sono prese in considerazione, essendo ugualmente stralciati gli spareggi, intendendovi sia le partite tese a dirimere le situazioni di parità in classifica nei gironi (in ambito europeo però assenti dal Mondiale 1974) sia i turni di “ripescaggio”, interni (come quelli con protagoniste le 8 migliori seconde per Brasile 2014) e/o intercontinentali (come quelli giocati, nel tempo, contro rappresentanti africane, asiatiche, oceaniche e sudamericane per staccare gli ultimi biglietti mondiali).
Il concentrarsi unicamente sui gironi eliminatori può essere letto come il voler misurare la forza delle europee in uno scenario dove tutte partano “alla pari”, non “inquinato” pertanto né da rappresentanti “esterne” (come nelle fasi finali mondiali o nei “ripescaggi” intercontinentali) né dal diverso numero di turni giocati (come accadrebbe comprendendovi i ripescaggi e le fasi finali) o di partite disputate (escludendo perciò gli spareggi veri e propri) quando non giustificato dalla diversa composizione dei gruppi stessi (“annullato” ricorrendo alla media punti invece della loro mera somma).
Un altro difetto è non aver previsto alcun “premio” in caso di accesso alla fase finale: i punti raccolti hanno medesimo valore, pertanto, indipendentemente se siano serviti o no all’effettiva qualificazione, ma forse qui siamo ancora di fronte al concetto di valutazione “alla pari” sopra evidenziata. Conta, pertanto, quanto si è raccolto in assoluto, cioè confrontandosi con tutte le nazionali europee, e non in termini relativi, cioè all’interno del proprio girone.
Altra pecca è non aver ideato alcun correttivo per chi, regolarmente iscritto al torneo, non disputi le qualificazioni per qualsiasi motivo (esentato quale organizzatore della fase finale o detentore del titolo, ritirato o giovandosi dei ritiri altrui). Ciò comporta che alcune nazionali entrano in classifica poggiandosi sui risultati di un solo torneo, e non di due come tutte le altre. Anzi, a dire il vero, accadrà anche di peggio di una valutazione “a metà”.
Inoltre, vi è pure un errore “di prospettiva”: se la media punti, infatti, “annulla” apparentemente le distorsioni dovute al diverso numero di gare giocate seppur nel medesimo contesto dei gruppi eliminatori, è però vero che finisce per diversificare situazioni “nel concreto” identiche. Per semplicità, pongo ad esempio la sola media punti di Brasile 2014, dove le nazionali potevano giocare 10 o 8 partite a testa (ai fini del ranking). I problemi non si pongono per le prime classificate, quanto per le piazzate: infatti, il massimo numero di punti raggranellabile da chi vince il girone è, nei due casi, 30 o 24, ottenuto trionfando in tutte le gare; qui la media risulta identica e pari a 3,000. Viceversa, il bottino massimo raggiungibile ipoteticamente da chi giunge seconda, è frutto della vittoria in tutte le partite giocate tranne una, “da perdere” contro la prima (che tale sarà a pari punti, quindi). Ebbene, in un gruppo da sei squadre, il limite superiore della seconda è 27 punti (9 vittorie e 1 sconfitta), in uno da cinque, 21 (7 vittorie e 1 sconfitta); nel primo caso, la media è 2,700, nel secondo 2,625: diverse seppur di fronte… a una prestazione (relativamente) identica.
Infine, un’ulteriore magagna si riscontra quando si è chiamati a dirimere le situazioni in cui due o più nazionali tocchino la medesima media punti, evenienza tutt’altro che infrequente con un indice così semplice. Nella stesura più datata a mia disposizione delle norme regolanti il primo metodo, che non fatico a ricondurre alle “originali”, si dettano due diverse serie di discriminanti, a seconda se il ranking serva per il sorteggio delle qualificazioni o della fase finale degli Europei: tuttavia, l’ultima presuppone la presenza alle eliminatorie più recenti, condizione non sempre rispettabile in astratto in una classifica a tenuta “generale” come quelle da me proposte. Pertanto, devo rivolgermi solo alla prima serie, che prevede di tenere in considerazione solo i risultati dell’ultima fase eliminatoria (fra le due in questione) giocata dalle nazionali coinvolte, e di applicare, nell’ordine: la media punti per gara; la differenza reti; le reti segnate; le reti segnate in trasferta; il sorteggio. Come si può notare, pare che nessuno nell’UEFA avesse pensato che a un’uguale media punti si possa arrivare anche da un diverso numero di partite disputate; e dire che il primo discriminante (identico all’indice principale) è una grandezza relativa, mentre i successivi sono tutte assolute.
Passo ora agli adattamenti storici “minimi”: in primo luogo, dovendo tener conto di “quanto ottenuto in totale negli ultimi due tornei disputati, cioè nell’ultimo Mondiale e nell’ultimo Europeo”, sarebbe impossibile stilare la classifica fin quando il torneo continentale non fu inaugurato (1960); tuttavia, seppur a fronte di un diverso arco temporale (doppio), ritengo che per gli anni precedenti si possa “forzare” la lettera della norma, facendola divenire “quanto ottenuto in totale negli ultimi due tornei disputati fra Mondiali ed Europei”. In secondo luogo, se per ragioni di “equità” si deve tralasciare quanto ottenuto “dopo” i gironi eliminatori, tale esclusione è estendibile per analogia anche a quanto raccolto “prima”, nei turni “preliminari” ai gruppi (o quantomeno così interpretabili nel concreto) non più previsti quando fu elaborato il primo metodo di calcolo. Premetto, tuttavia, che in alcune situazione sarà possibile (e doveroso) recuperare parzialmente quanto ottenuto anche in tale stadio della manifestazione.
IL SECONDO METODO
Travolto dalle polemiche (abbastanza gratuite nell’occasione, ripeto) in vista del sorteggio della fase finale di Euro 2008, il primo metodo va in soffitta ed èsostituito da un secondo metodo che muta radicalmente l’approccio, seppur basandosi anch’esso sulla media punti per gara.
Prima di tutto, varia l’orizzonte temporale: ora si fa riferimento agli ultimi 3 (e non più 2) tornei svoltisi fra Europei e Mondiali. Analogamente al primo metodo, restano escluse tutte le altre competizioni diverse, cioè Olimpiadi e Coppa delle Confederazioni, probabilmente sempre per ragioni di “parità di trattamento”: nel momento in cui il metodo è approntato, le prime sono ormai una sorta di “Mondiale alternativo” under 23, e quindi non destinato neppure concretamente alle selezioni maggiori, mentre la seconda, cui si accede per titoli sportivi, non è pertanto aperta a chiunque voglia iscriversi (come Mondiali e Europei), e quindi la sua inclusione avrebbe generato delle distorsioni fra chi vi ha giocato e chi non vi ha preso parte.
In secondo luogo, sono ora considerate tutte le gare giocate all’interno del singolo torneo, nessuna esclusa, siano esse di qualificazione, di spareggio o di fase finale, contro avversari europei o extra europei.
Infine, i punti sono assegnati in modo più articolato, così come l’indice finale non è più la loro semplice media complessiva. Il primo passo è calcolare i punti raccolti complessivamente in ognuno dei 3 tornei interessati applicando la seguente attribuzione:
* 10.000 punti per ogni partita giocata;
* 30.000 punti per ogni vittoria;
* 10.000 punti per ogni pareggio;
* 10.000 punti per ogni vittoria ai rigori ottenuta in una gara a eliminazione diretta della fase finale;
* 501 punti per ogni rete segnata;
* -500 punti per ogni rete subita.
I punti sono cumulativi; p.es., una partita vinta 2-1 vale 40.502 punti: 10.000 per la partita, 30.000 per la vittoria, 1.002 per le 2 reti segnate e -500 per la rete subita.
Il risultato è quello conseguito al 90’ ovvero al 120’ in caso di supplementari, mentre l’esito dei rigori è quasi del tutto irrilevante, assegnando i 10.000 punti al vincitore esclusivamente nel contesto sopra indicato.
Sono previsti dei bonus volti a premiare l‘importanza della partita giocata. Ve ne sono di 2 tipi, per le qualificazioni e per la fase finale. Il primo assegna 6.000 punti per ogni partita di spareggio (inteso come nel primo metodo) giocata. Il suo scopo è non penalizzare chi dovesse perderlo, rispetto a chi è già stato eliminato, anche se nel concreto si ferma il più delle volte a “limitare i danni” senza eliminarli del tutto. E senza dimenticare che altrettanto spesso, si arriva così a premiare chi si è qualificato “per la porta di servizio” rispetto a chi è approdato “normalmente” alla fase finale.
Più variegati i bonus per la fase finale, così scaglionati:
*6.000 punti per ogni gara di girone dei Mondiali;
* 9.000 punti per ogni gara di girone degli Europei o valevole per gli ottavi di finale dei Mondiali;
* 18.000 punti per ogni gara valevole come quarto di finale o finale per il 3°/4°posto;
* 28.000 punti per ogni gara valevole come semifinale;
* 38.000 punti per ogni gara valevole come finale per il 1°/2° posto.
Come naturale attendersi, più cresce l’importanza della gara, maggiore è il bonus; l’unica eccezione è la “finalina”, valutata quanto un quarto di finale, gara che per tale motivo da qui in avanti tralascerò del tutto nei miei ragionamenti.
Tenendo a mente che il metodo è stato dettato in un periodo dove gli Europei sono a 16 squadre e i Mondiali a 32, articolati in una iniziale fase a gruppi (da 4 squadre) cui segue una eliminazione diretta (dai quarti per gli Europei, dagli ottavi per i Mondiali), si possono cogliere alcune linee guida, utili anche ai fini degli adattamenti per il passato. In primo luogo, il bonus per una gara di una fase superiore non deve essere minore di quello assegnato per una partita di una fase inferiore. Non è, infatti, vero che debba essere maggiore, in quanto 6.000 punti sono assegnati ai Mondiali sia ad una partita di spareggio sia a una di girone finale.
In secondo luogo, sia agli Europei sia ai Mondiali, chi giunge in finale intasca 111.000 punti di bonus complessivi, così come chi si ferma ai quarti ne ottiene sempre 45.000. Due equivalenze solo apparenti, giacché la fase finale del torneo continentale conta metà partecipanti rispetto a quella mondiale, e perciò chi giunge all’ultimo atto ha giocato una partita in meno (6 invece di 7), esattamente come chi si ferma ai quarti (4 da una parte e 5 dall’altra). Proseguendo, 27.000 punti di bonus si ottengono fermandosi o ai gironi europei o agli ottavi mondiali, con ancora una discrepanza di una partita (3 a 4). “Spalmando” pertanto uno stesso ammontare di bonus su un numero minore di gare, ne consegue che, per il ranking, risulti più “proficuo” un Europeo rispetto a un Mondiale. Conclusione per me paradossale, perché o ai due tornei si attribuisce la medesima importanza o, se si vuole differenziarli, sarebbe più logico far valere più il Mondiale dell’Europeo.
Calcolati come finora illustrato i punti per l’esito delle gare e delle reti segnate e subite, e sommati i bonus per l’importanza delle partite giocate, si divide il totale così ottenuto per il numero di gare disputate ottenendo la media punti di ogni torneo, detta “coefficiente di ciclo” (CC).
Il coefficiente finale è ponderato per dare maggior peso ai due tornei (in assoluto) più recenti, e si ottiene sommando il CC del torneo meno recente al doppio dei CC dei due più recenti, e dividento il totale per 5 (somma dei 3 pesi usati).
Il sopra descritto algoritmo segue la “matematica calcistica” ed è, perciò, errato in termini statistici. Prendiamo ad esempio l’Italia, che nel ranking aggiornato all’ultimo Europeo disponeva: per Euro 2008, di 551.025 punti raccolti in 16 gare; per Sudafrica 2010, di 413.022 in 13; e per Euro 2012, di 639.526 in 16. Il suo coefficiente è così calcolato: [1x(551.025/16)+2x(413.022/13)+2x(639.526/16)]/5 = [1x34.439+2x31.771+2x39.970]/5 = 177.921/5 = 35.584. Statica vorrebbe, però, che detto indice fosse sviluppato come segue:
(1×551.025+2×413.022+2×639.526)/(1×16+2×13+2×16)
= (551.025+816.044+1.279.052)/(16+26+32) = 2.656.121/74 = 35.894.
Nella procedura “normale” fin qui descritta s’innestano due correttivi. Il primo riguarda chi non ha disputato uno o due tornei del periodo interessato. In tal caso il suo coefficiente si ottiene dividendo la somma (sempre ponderata) dei CC, non più per 5 bensì:
* se ha disputato solo due tornei, per 4 se non ha preso parte al meno recente, ovvero per 3 in tutti gli altri casi;
* se ha disputato solo un torneo, per 1 se questo è il meno recente, ovvero per 2 in tutti gli altri casi.
Il correttivo è particolare, perché nel ranking “per club” non vi è nulla di analogo a evitare le distorsioni dovute al diverso numero di tornei giocati (leggi: stagioni attive). Inoltre, come si vedrà in seguito, per quanto possa apparire a prima vista “equo” (e statisticamente parlando lo è), finisce per creare situazioni di classifica “ingiuste” sotto altri punti di vista.
Il secondo correttivo tocca chi organizza la fase finale, dispensato dalle qualificazioni: condizione per la quale gioca un minor numero di partite, tutte fra l’altro “appesantite” dai bonus. Il rimedio escogitato è per lo meno singolare, e per me pure insoddisfacente, prevedendo una sorta di “cammino eliminatorio virtuale” ottenuto… “copiando” i risultati delle ultime qualificazioni effettivamente disputate (spareggi compresi). Un esempio calzante riguarda Euro 2008, coospitato daAustria e Svizzera, nei cui CC sono stati usati sia i risultati conseguiti nella sua fase finale sia quelli delle eliminatorie del Mondiale 2006; ma mentre gli svizzeri si erano qualificati alla rassegna iridata, gli austriaci non vi erano riusciti. Questi ultimi si trovano così ad avere, incongruamente, gare di fase finale sommate a gare di qualificazioni “insufficienti” per accedervi…
Per completezza, ricordo solo l’esistenza sia di un terzo correttivo (una… “via di mezzo” dei primi due), inapplicabile però nella mia ricostruzione, sia dei discriminanti per casi di due o più nazionali con medesimo coefficiente, dove prevale chi ha quello del suo ciclo più recente maggiore.
Un’ulteriore pecca del metodo è insita nella sua natura di media (per quanto ponderata) punti (per quanto corretti) per partita: comprendendovi ora tutti i risultati di un torneo, tende a privilegiare eliminazioni a testa alta rispetto a qualificazioni all’ultimo respiro. In soldoni: è facile attendersi CC maggiori per nazionali eliminate nelle prime fasi facendo il massimo possibile e CC minori per chi è andato più avanti sempre col fiatone strappando per un pelo l’accesso al turno successivo.
Passo ora ai primi cenni sugli adattamenti per il passato: cominciando dall’orizzonte temporale, seppur la lettera della norma implichi chiaramente che per 3 ultimi tornei fra Mondiali ed Europei si debbano intendere 2 degli uni e uno degli altri, ho gioco facile attenermi alla definizione “non dettagliata”, per cui le prime classifiche saranno incentrate esclusivamente su 3 edizioni consecutive della Coppa del Mondo.
Passando ai punti, per quanto appaia lampante che quelli per ogni vittoria e pareggio siano attribuiti seguendo l’attuale assegnazione di 3 per vittoria e 1 per pareggio, per il passato mi atterrò stavolta scrupolosamente a quanto dettato dalla lettera della norma, evitando non volute distorsioni che s’instaurerebbero se applicassi l’adattamento di moltiplicare per 10.000 i punti effettivamente conseguiti in ogni torneo. Il secondo metodo ha già conosciuto una variazione (nello specifico, sono cambiati alcuni bonus: quelli sopra descritti sono la loro prima versione) che l’UEFA ha precisato non avere efficacia retroattiva (seguendo una linea di condotta per essa usuale da tempo). In poche parole, i CC dei tornei compresi nell’arco temporale di riferimento ma terminati prima dell’introduzione dei nuovi bonus, non sono più ricalcolati e rimangono inalterati. Decisione che, se da un lato semplifica le cose, evitando di dover rimettere mano a medie punti già elaborate, dall’altra crea un’evidente ingiustizia, valutando in modo difforme prestazioni identiche. Essendo quindi il secondo metodo caraterizzato dalla “irretroattività”, per evitare le intuibili distorsioni quando si passò ad attribuire alla vittoria 3 punti invece di 2 (e a maggior ragione, ricordando che ciò avvenne nella fase finale di USA 1994), preferisco mantenere “costanti” i 30.000 punti per vittoria. Attribuzione che mi permette, fra l’altro, di differenziare le vittorie ai rigori da quelle ottenute al 90’ o al 120’, che, coi 20.000 punti a successo, avrebbero tutte lo stesso valore fino alle eliminatorie dei Mondiali 1994 comprese.
Giacché li ho appena toccati, ho esteso l’assegnazione a chi vince al sorteggio dei 10.000 punti previsti a chi primeggia ai rigori, ovviamente a parità di contesto.
Passando ai bonus, si è verificato come divergano fra Mondiali ed Europei non nella parte alta (dai quarti in poi sono identici) quanto nella bassa, ed è lì che agirò negli adattamenti. In poche parole, rimodulerò i bonus della fase finale (nei limiti del possibile) in modo tale che siano assegnati a tale titolo sempre 111.0000 punti a chi giunge in finale, aggiustandoli dove necessario con preferenza ai turni iniziali ma lasciandomi sempre mano libera per trovare la soluzione migliore.
Toccando infine il secondo correttivo, questo è previsto solo per gli organizzatori della fase finale, ma perché oggi sono gli unici esentati dalle eliminatorie per Mondiali ed Europei. L’ho perciò esteso anche a tutte le altre situazioni di accesso diretto alla fase finale occorse nel passato, vuoi di diritto (i detentori) vuoi di fatto (chi si giovava della rinuncia dei suoi avversari).
STRUTTURA DELLE PUNTATE
Dopo la lunga ma necessaria spiegazione dei due metodi usati per elaborare il ranking UEFA per nazionali, passo ora alla più breve illustrazione della struttura di ogni puntata.
Presenterò, come anticipato, solo gli aggiornamenti al termine di un torneo, per cui le puntate saranno rubricate dalla sua “denominazione”, composta da organizzatore/i e anno di disputa della fase finale, e divise in due parti, per ognuno dei due metodi. Ogni parte vedrà dapprima una breve spiegazione degli adattamenti specifici adottati nonché qualche accenno a situazioni particolari occorse, aventi influenza nel ranking; seguirà poi la tabella col ranking; infine, chiuderò con alcuni commenti personali, che verteranno principalmente su chi occupa il podio, su chi ha compiuto il progresso più consistente o il regresso più marcato (in termini di posizioni guadagnate o perdute), sull’Italia, sul “vincitore di tappa” e senza tralasciare di volta in volta l’evidenziazione di altre nazionali degne di nota a qualsiasi titolo (a parere personale).
La tabella del ranking “primo metodo” riporterà, nell’ordine: la posizione in classifica (Cl.), la federazione interessata (Fed.), la media punti complessiva(M), la media punti più recente (MR), il “resoconto numerico” delle gareutilizzate per il ranking nelle colonne “TOTALI” (G: partite giocate, V: partite vinte, N: partite pareggiate, P: partite perse, F: reti segnate; S: reti subite; Pu: punti); laposizione in classifica nell’aggiornamento precedente (CP) e la variazione in termini di posti perduti o guadagnati rispetto a questo (V).
La tabella del ranking “secondo metodo” si differenzia dalla prima perché in luogo delle colonne M e MR, saranno riportati il coefficiente (C) e i coefficienti di ciclo, dal torneo meno recente (CC1) a quello più recente (CC3).
Diamo quindi spazio alla ricostruzione storica del ranking, che ha un uguale punto di partenza per entrambi i metodi: Francia 1938. Come mai, se è diverso il numero di tornei coinvolti? Semplicemente perché, ricordo, col primo metodo si usano i risultati di due fasi eliminatorie, e Uruguay 1930 ebbe solo la fase finale, per cui le prime due competizioni utili sono Italia 1934 e Francia 1938; viceversa, il secondo metodo parla di 3 tornei “totali”, e Francia 1938 fu, per l’appunto, la terza Coppa del Mondo disputata.