Ogni tanto, quando passeggio per le vie di una città, mi ritrovo ad osservare le facciate degli edifici, affascinata dalle finestre che si aprono sulle pareti come tanti occhi: occhi spalancati o socchiusi, occhi che ammiccano al sole, occhi nei quali si riflette il mondo e che mutano di colore al mutare del colore del cielo.
Mi piace guardare le finestre e raccontarmi storie, le storie delle persone che dietro quelle finestre vivono e attraverso quei vetri si affacciano sul mondo che ruota intorno a loro.
Immagino esistenze, storie di dolore, piccoli grandi drammi quotidiani, vite quiete e tranquille che scorrono calme come un grande fiume, sorrisi e giochi di bambini, occhi che scrutano la via in attesa di un ritorno.
Qualche volta una tendina di merletto, un vetro opaco, un fiore al davanzale, una persiana scrostata mi raccontano qualche particolare in più, mi regalano qualche indizio che confermi il racconto che si va dipanando nella mia fantasia.
La mia non è curiosità, non ho il desiderio di trovare conferme alle mie storie, anzi forse conoscere la realtà toglierebbe un po’ di fascino alla magia dell’immaginare, alla magia di quel lampo che attraversa veloce la mente e costruisce, in una frazione di secondo, un racconto lungo una vita.