Una settimana… tanto ho pensato a cosa scrivere in questo post dedicato alla notte più spaventosa di tutte. E… e nulla, zero, vuoto assoluto! Ci credereste? Avevo pensato di parlare di film, ma tanto lo fanno tutti. Poi ho riflettuto se fosse il caso di fare un bello specialone sulla letteratura horror, ma anche questo mi sapeva di già visto. Il problema è proprio questo, ormai, sulla paura, si è detto tutto. O quasi… Sono pochi i lati non ancora esplorati, le pieghe del terrore che non sono, in un modo o nell'altro, state saccheggiate da registi scrittori e disegnatori. Senza dimenticare i musicisti, visto che esiste un nutrito numero di soundtrack che sulla paura ci hanno campato per anni. Quindi, cosa fare per questo halloween?
Ma parlare di IT non è mica facile, che credete? Si potrebbe scrivere una bella recensione, ma non renderebbe giustizia a tutto quello che è racchiuso in questo volume, che in realtà nasconde ben più di quello che vuole mostrare. Ma cosa ha reso IT quello che è oggi?
E da questo si passa agli anni 80, un balzo che sembra stravolgere tutto, senza però farlo davvero. Perché in fondo è così: le cose, per quanto sembrino cambiare, rimangono le stesse. Cambiano le mode, cambia la musica e le abitudini, ma quello che i sette perdenti avevano, lo possiedono ancora. E come loro anche noi ci portiamo dietro le nostre paure, fino a quando perlomeno non troviamo il modo di combatterle e liberarcene una volta per tutte. E proprio come Bill, quando ormai cresciuto rimette i piedi sui pedali di Silver, torniamo bambini, ricordando la spensieratezza, il delirio di quei giorni e la passione che mettevamo nelle piccole cose. Ma non tornano solo quelle… Insieme c'è la paura, quel terrore che si credeva sparito ma che, in verità, non se n'era mai andato. Si era sopito, nascosto tanto bene da essersi fatto dimenticare, così da colpire ancora più duro quando tutto torna a galla, quando la verità dell'orrore si palesa e ci dice,s enza mezzi termini "ehi, io sono ancora qui, e ti aspetto!" E così tutto si ripete, il cerchio si chiude e la ruota torna a girare, sporca stavolta del sangue di un amico ormai perduto. Perché non tutti sono forti, non tutti riescono ad affrontare quel dormiente senza subirne il colpo in maniera profonda.
Quello che fa paura in IT è proprio la sua plausibilità, il suo vendersi come qualcosa di reale. Un reale che però si maschera da pagliaccio, da simbolo di risate e divertimento. Lo abbiamo già detto perché, no? Perché così fa più male, lacera e distrugge quelle certezze che tutti noi dobbiamo avere per andare avanti. E quando anche quelle crollano non rimane più nulla su cui sperare, nulla in cui valga la pena perdere tempo o forze. Si finisce per aspettare la fine, inermi, come piccoli bambini nel corpo di adulti, che non sono voluti crescere e che ancora ripensano a quella diga, alle risate prima dell'orrore, alla vita prima della morte.
Ecco, questo è It e se non lo avete ancora letto… be', mi dispiace, e non perché non avete avuto la possibilità di leggere un grande libro, no. Il mio dispiacere è per voi, che non avete avuto modo di vedere l'orrore e di farvelo piacere, di sperare in un futuro migliore e di scoprire, a conti fatti, che forse non si cresce mai del tutto. Che quell'anta non rimarrà chiusa per sempre… Che sotto al letto forse non c'è solo polvere...