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Storie di espatriati: il piccolo indiano e la sua casa portoghese a Goa

Creato il 11 luglio 2013 da Koalalondinese @farego
by Koala Londinese on Jul 11, 20134:15 pm No Comments

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Lo vedevo ogni giorno servire tazzine su tazzone di the, caffé, “latte macciati”, cappuccini schiumosi … a signore e signori annoiati o che erano in attesa che la moglie-fidanzata-amante-figlia-suocera-sorella-amica-nonna di turno finisse di provarsi i costumi ultra firmati e costosi che vendevamo.
Lui a testa bassa lavorava come un treno, puliva, serviva, sistemava e di tanto in tanto il suo viso si illuminava in un dolcissimo sorriso. Parlava poco, ma osservava molto. Mi osservava molto.

Il mio andirivieni su e giú dalla stock-room con i costumi in mano, il mio correre su e giú per il reparto alla ricerca del costume giusto, della taglia piú grossa, il monta e smonta dei manichini, l’allestisci e smanella il reparto …

Quando mi sedevo stanca in pausa pranzo al bar per un cappuccino lui era sempre cortese ma non parlava, io finivo per leggermi qualcosa e intano lui serviva e mi osservava.

É timido - un collega mi fa osservare, un giorno che é in sua sostituzione allo champagne bar. É bravo, un gran lavoratore, ma parla poco … credo sia perché é timido.

Io annuisco, peró mi sento “infastidita” dai suoi continui sguardi.

Piccoletto, magrissimo, occhi grandi neri, nerissimi come la pece, capello corto nero ebano e un sorriso fatto di denti bianchissimi, da pubblicitá Durbans.

Poi un giorno esordisce con un – sai i costumi che vendi sono bellissimi, ne ho visto uno in particolare che vorrei regalarne uno ad una cara persona. Peró mi sa che non c’é nessuno sconto vero?

Giá – rispondo ben sapendo che il minimo per uno straccetto di costume, costa quanto 1 settimana sua lavorativa.

Lui sospira, guarda il manichino con indosso il bel modello di bikini e torna a pulire. Da lí comincia ad aprirsi, piano piano mi racconta della sua vita, cosí durante le pause pranzo mi ritrovo catapultata a Goa nella sua enorme casa Portoghese.

Mi racconta dei portoghesi che giunsero a Goa all’inizio del XVI secolo e se la conquistarono in pochissimi anni, mi racconta di come Goa divenne parte dell’impero coloniale portoghese e ci rimase per circa 450 anni … fino al 1961!

Mi suona cosí strano sentir parlare di domini e colonie, suona tutto cosí 1700 quando si combatteva a colpi di cannone, navi e baionette …
Lui vive in una casa enorme che era dei portoghesi, é immensa ma ci abitano in tanti, é bellissima e colorata e quando la descrive gli brilla tutto in faccia. A me sembra un racconto pittoresco fatto di giardini profumati, stanzoni con l’intonaco colorato mezzo scrostato, urla di bambini e caldo tropicale.

Sono anni che é nella grigia Londra, e sono anni che non torna a casa. Lui é partito con un’idea: mettere da parte piú soldi possibili per comprarsi una casa a Goa e tornare a vivere lí.

Lavora quindi senza sosta di qua e di la, sono anni che batte in lungo e largo Londra, che vive in stanzine spartane, gira in bicicletta e si concede poco. Mi porta dei ritagli di giornale, mi fa vedere dove vive – guarda qua vicino c’é la mia casa! – Mi dice tutto orgoglioso.

Anche io gli racconto un pó di me. Un giorno vedendomi giú si avvicina, spinge sotto il mio muso un cappuccino e a bassa voce mi sussurra –  non preoccuparti perché lui, Dio, manda sempre un angelo a indicarci il prossimo passo da fare.

Io alzo lo sguardo dal cappuccino, e rimago lí a fissarlo.

Puó essere un amico, una frase scritta in un libro, un luogo, un amore, un evento … – continua lui sottovoce mentre lucida una tazzina. Il suo sorriso e il modo diretto e schietto, quel fuoco sicuro e sincero negli occhi di chi ti sta affermando una veritá assoluta mi spiazza.

Di tanto in tanto quando non c’é nessuno allo Champagne bar, mentre lucida porcellane e argenteria prega, lo vedi perché muove appena le labbra.

Devo pregare per non pensare – mi confida un giorno.

Pensare a cosa? - gli chiedo.

Ho appena dato un anticipo per comprarmi una casa a Goa – mi dice raggiante – ma non so se accetteranno la mia proposta. Comunque un altro annetto qui a mettere i soldi da parte e poi torno finalmente a casa.

Io gli dico di non preoccuparsi ma lui intanto prega e serve, serve e prega, finché un giorno di punto in bianco sparisce.

Dov’é andato? – chiedo a una sua collega che lo sostituisce.

Chi quel piccolo indiano? É andato a lavorare a Heathrow che lo pagano di piú.

Ah.

Son passati quasi 2 anni e non l’ho piú rivisto, peró le sue parole mi risuonano ancora  in testa, quelle dell’Angelo. Ho saputo che la sua proposta é stata accettata, e si é comprato un piccolo appartamento a Goa. A casa sua.

Il suo espatrio era cosí diverso dal mio.

Chissá se ce l’ha fatta a tornare a casa.  A me piace pensarlo finalmente ricongiunto alla sua famiglia, e a quella fidanzatina che alcuni suoi colleghi dicevano non esistesse, perché non aveva mai una foto con sé.

Chissá.

 

Sir Koala ringrazia e saluta.

 

Tags: Londra, {Sir} Koala Londinese Previous postCerchi lavoro in Inghilterra? Ecco una lista dei migliori portali di annunci di lavoro

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