"Prendo spunto da un libro di Valentina Furlanetto, l'Industria della Carità, per parlare di finanziamenti alle onlus a alle ONG. Non ho ancora letto il libro, ma lo farò presto perchè la scrittrice è stata in pochi mesi subissata dalle critiche per avere messo allo scoperto il tasto dolente e tabù dell'effettiva quota percentuale delle donazioni che va destinata allo scopo dichiarato del progetto umanitario e quanto invece si perde per strada.
L'acronimo ONG individua le organizzazioni o le associazioni di cittadini, non create dal Governo ma da questo riconosciute che svolgono la loro attività, senza scopo di lucro, nella solidarietà sociale e nella cooperazione allo sviluppo.
Nate all' inizio degli anni sessanta come movimento spontaneo, in un momento di massimo fermento ed impegno sociale, le ONG si proponevano di intervenire a favore delle popolazioni del Sud del mondo con iniziative di partecipazione e solidarietà, volte a stabilire un contatto diretto con esse e a giungere ad una comune visione politica delle esigenze di tali popoli.
La legge n. 49 del 1987 fissa i criteri relativi al riconoscimento delle ONG e prevede che il Ministero degli Esteri possa dichiarare la loro idoneità alla gestione dei progetti di cooperazione solo dopo aver condotto un‟accurata e selettiva istruttoria che verifichi che i progetti rispettino i principi di giustizia e di equità nell'ambito della politica estera, della globalizzazione, della questione del debito estero, delle relazioni tra Nord e Sud del mondo, della pace, dell‟economia e della difesa dei diritti umani.
Attualmente le ONG in possesso dell‟idoneità risultano essere 254.
Intorno agli anni '70 si sono costituite tre grandi federazioni (FOCSIV, COCIS, CIPSI) che si sono assunte il ruolo di coordinamento delle iniziative e alle quali hanno aderito diverse ONG italiane.
LE CRITICITA'
Cito Enrico Crespi che sul suo blog lamenta il fatto che "In altri paesi, almeno, sono stati messi in piedi meccanismi formali di controllo ma in Italia niente; il sistema non ha mai voluto che i finanziamenti statali (per fortuna ora esauriti) fossero dati in base a gare pubbliche, che fossero attivati enti indipendenti di controllo su qualità e costi dei progetti, che si definissero criteri speciali per i bilanci delle ONLUS più grosse, per esempio." Questo è una lacuna legislativa grave che permette a queste organizzazioni di operare in una sorta di limbo senza leggi. In Italia per esempio le ONG non sono tenute a pubblicare il proprio bilancio né il proprio organigramma. Continua Crespi: " Non si tratta di discutere se è giusto essere solidali[...] ma di capire se il sistema italiano delle Ong\onlus (in parte finanziato con soldi pubblici) funziona, cioè fa quello per cui donatori e tax payers investono\donano cioè favorire tramite progetti e programmi la diminuzione delle diseguaglianze. Chiaro che, come in ogni sistema, ci sono parti che funzionano meglio, operatori seri ed impegnati, gente appassionata; questo dovrebbe essere la regola e non l'eccezione.
[...] La questione è semplice: quando un donatore versa 100 euro quanti di questi arrivano ai beneficiari diretti e quanto rende, ai beneficiari, l'investimento fatto? In questo blog abbiamo visto nei bilanci che in media il 70%-80% finisce in spese di struttura (in Italia e all'estero); poi, più difficile, abbiamo visto qualche esempio di come i soldi investiti nei progetti spesso non producono alcun risultato positivo per i beneficiari. Cioè donatori e tax payers sperano d'investire 100 per aiutare qualcuno e, spesso, il risultato dell'investimento è nullo. Se in Italia, come in altri paesi, ci fossero giornalisti capaci d'investigare sui risultati di qualche progetto milionario ne salterebbero fuori di tutti i colori (basti vedere il lavoro parziale della Corte dei Conti); invece gli embedded scrivono solo mielose litanie sui buoni."
OTTAVIO TOZZO, PRESIDENTE ALISEI ONG 2001-2010.
Non ho la pretesa di sostituirmi ai giornalisti, lo dico subito, ma da quando mi sono imbattuto in Ottavio Tozzo e aver visto con quale leggerezza e naturalezza raccontasse delle balle, beh, allora ho cominciato a cercare informazioni sulla ONG che ha presieduto dal 2001 al 2010.
Ho scritto della truffa dell'autocostruzione che è stata definita tale da persone ben più autorevoli di me. E ho scritto del progetto in Sri Lanka pensato per la riabilitazione, il restauro e il miglioramento di molte case danneggiate dallo tsunami in alcune Divisioni indicate dalle Autorità locali del Distretto di Galle, per cui Alisei nel 2006 ha subito un provvedimento di fermo amministrativo da parte della Protezione Civile. Di questi invece non ho ancora mai scritto.
Etiopia
Nel 2005 Alisei avvia in Etiopia un progetto coofinanziato dall'Unione Europea denominato "I bambini di Awasa. Programma di sviluppo integrato per la promozione dei diritti dell'infanzia in Etiopia". Alisei ONG è membro fondatore e promotore della Coalizione Italiana "Stop all'Uso dei Bambini Soldato" affiliata alla Coalizione Internazionale "Stop using child soldiers" e del "Global Movement for Children", affiliata all'Humanitarian Assistance Coordination UNIT- UCHA delle Nazioni Unite. E' membro dell'Osservatorio Nazionale sul Rispetto della Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti dei Bambini. Di questo progetto non si sapeva molto, lo stesso sito dell'ONG non forniva notizie utili. Questo fino ad un paio di settimane fa, quando il numero di maggio del mensile " La cooperazione italiana informa" che dipende dal Ministero degli Affari Esteri (MAE) pubblica la Delibera n.85 del Comitato direzionale per la cooperazione allo sviluppo. Dal documento si apprende che il Comitato intende procedere al recupero coattivo della somma di € 185.225,20 disposta a favore di Alisei ONG, considerato che l'iniziativa non risulta essere mai stata avviata, e revocare definitivamente il contributo di € € 472.861,57 approvato con Delibera del Comitato Direzionale n. 71 del 16 maggio 2005.
Bolivia
Nel 2008 il MAE approva l'iniziativa di Alisei ONG denominata "Fornitura di energia idraulica rinnovabile attraverso l'autocostruzione (questo termine evidentemente è molto "caro" ad Alisei n.d.r.) di micro centrali idroelettriche, Dipartimento di La Paz".
L'obiettivo del progetto è quello di migliorare le condizioni di vita degli abitanti delle comunità rurali del Dip. di La Paz favorendo lo sviluppo sostenibile attraverso la fornitura di energia elettrica rinnovabile ed ecocompatibile. Data di inizio settembre 2012. Dalla stessa fonte citata in precedenza si apprende che a seguito delle verifiche effettuate nel corso di una missione di monitoraggio nel dicembre 2012 sono emerse gravi criticità, tra cui il mancato invio dei fondi in loco da parte di Alisei, a fronte dell'anticipo di € 279.981,00 che risulta pertanto indebitamente trattenuto. Anche in questo caso il Ministero degli Affari Esteri intende procedere al recupero coattivo delle somme già erogate e revoca il contributo DGCS di 840.001,00 Euro. Vedi Delibere n.85, 86 a pag. 68, 69 nel DOCUMENTO.
Angola Programa de Apoio à Reconstrução (PAR).
PAR è una grande progetto finanziato dall'Unione Europea per la ricostruzione delle infrastrutture essenziali in Angola. Il progetto è focalizzato su salute, educazione e strade. Nel Benguela (lungo la costa sud-occidentale dell'Africa) le operazioni sono state affidate ad Alisei ONG. Alisei ha avviato il censimento e la descrizione dettagliata dei bisogni della popolazione locale, individuando come priorità infrastrutture sanitarie e scolastiche. Nel 2003, il PAR, attraverso Alisei, ha stabilito un piano per costruire 6 scuole e 2 centri sanitari a Bocoio. Le cliniche dovevano essere realizzate in aree remore del paese, dove vi era massima necessità. Purtroppo, problemi nell'amministrazione del programma hanno comportato una drastica riduzione del budget e, ad un anno di distanza, rimane in programma la sola costruzione di 2 scuole. I cantieri per la loro realizzazione, al momento della stesura del rapporto OFDA (Office of Foreign Disaster Assistance) non erano ancora partiti (ott. 2004) e Alisei ha affermato che anche i fondi per queste 2 scuole sono in forse. (VEDI DOCUMENTO a pag.52). Non ho trovato notizie più recenti sull'esito di questo progetto.
Sri Lanka
Il Comune di Bologna nel 2004 ha predisposto un progetto che coinvolgeva Alisei, già presente nell'area colpita dallo tsunami, che avrebbe dovuto garantire l'acquisto e l'invio di un'ambulanza mobile all'ospedale di Kalmunai. Per l'occasione il Comune di Bologna aveva stampato un pieghevole e realizzato un video. Nello specifico si sarebbe trattato di una clinica mobile attrezzata con tre ambulatori, generatori di corrente, aria condizionata e acqua. Vennero raccolti 163.000 €. Dall'interpellanza fatta dall'Onorevole Enzo Raisi nell'aprile 2007 alla Camera si legge: " Secondo le indagini effettuate da La Tua Bologna, di questi soldi sarebbero stati spesi solo 13 mila euro come acconto per l'acquisto della clinica mobile e 35 mila per trasportare il mezzo al porto di Colombo in Sri Lanka, dove risulterebbe chiuso in un container ormai dal dicembre 2005." E ancora: "la stessa Alisei pare non sia nuova a questo genere di vicende, in quanto risulterebbe che la stessa Farnesina abbia avviato un'azione legale per recuperare fondi su progetti mai realizzati come una scuola ad Al Manar." pag.5147 del DOCUMENTO.
LE MIE CONCLUSIONI.
Tra centinaia di progetti realizzati in situazioni d'emergenza si può comprendere facilmente come un progetto possa fallire, i motivi possono essere tanti, non sto qui ad elencarli.
Quando però i progetti non realizzati cominciano ad essere la regola, beh allora non dovrebbero suonare solamente le campanelle di allarme, ma anche le sirene delle autorità. Ma qui ritorniamo alla denuncia di Crespi, qual'è l'organo indipendente che controlla e prende provvedimenti? Quante sono le ONG o le onlus radiate e i cui responsabili hanno subito condanne civili e penali? Perchè, come per le Società, non si obbliga la Onlus/ONG a rendere pubblico il proprio organigramma e il proprio bilancio? Se non si danno risposte concrete a queste domande, alla luce di questi fatti, si danneggia chi in questo settore lavora in maniera trasparente ed etica.