Storie di stappi

Creato il 06 marzo 2014 da Tiziana50mq
Mancano 11 minuti, quindi, quando avrò finito di raccontare questa piccola disavventura, potrò alzarmi dalla sedia, prendere le mollette e stendere il bucato.
L'altro giorno ho raccontato di come a volte possa essere stancante una mattinata, ma mi sarebbe bastato aspettare qualche ora, per raccontare in tempo reale come può diventare stancante un pomeriggio.
Questa infatti è proprio una di quelle storielle che tanto appassionano gli amanti delle disavventure casalinghe.
La lavatrice era accesa e al suo interno c'erano dei maglioni, di quelli pesanti e delicati, quelli che se solo li guardi un po' di più si infeltriscono.
Avevo impostato il programma lana, quello con la pecorella disegnata, una pecorella bellissima, quello che solitamente mette i maglioni in ammollo e li agita delicatamente per una trentina di minuti, poi scarica tutta l'acqua e li risciacqua.
Ero al telefono e chiacchieravo spensierata del più e del meno quando all'improvviso ho sentito uno stappo. Si uno stappo, quel tipico rumore di quando c'è una festa, qualcuno apre una bottiglia e tutti gridano: "Auguri!". Uguale.
Solo che al posto del coro di auguri c'ero io che al telefono gridavo: "Devo attaccare mi sto allagando!".
Si perché il festoso rumore proveniva dal bagno e per l'esattezza era stato provocato dal tappo del pozzetto (o come cavolo si chiama) e tutta l'acqua che la lavatrice stava scaricando, invece di finire nei tubi sotto al pavimento, si stava allegramente espandendo sopra al pavimento del bagno.
Corro come un fulmine a spegnere la lavatrice, corro a prendere degli stracci, corro a prendere un secchio e comincio ad asciugare il pavimento pensando tre cose contemporaneamente:
1) I maglioni!
2) Menomale che ero a casa
3) Parole irripetibili di vario genere
Finito di asciugare il pavimento, decido che devo assolutamente chiamare qualcuno che venga a chiudere quel maledetto buco per terra, nel quale non metterò mai le mani perché mi fa paura, così prendo il citofono e chiamo il portiere.
Dopo un po' arriva il portiere e comincia a rovistare dentro sto buco per terra, tirando fuori dei pezzi di roba a me sconosciuta così esclamo: "Che schifo! Ma che è???". Lui mi spiega che è un miscuglio di sapone, calcare e altre schifezze e che sono cose che succedono, allora io penso che prima di affittarmi casa potevano pure pulirli i tubi, ma vabhè...
Prima di andarsene il portiere mi spiega che il mio Uomo di casa dovrà procurarsi una molla, infilarla nei tubi e sconfiggere l'intasatura, così lo ringrazio, prendo il telefono e riferisco al consorte.
Intanto io recupero i maglioni dalla lavatrice e finisco di lavarli a mano nella doccia (che ha uno scarico diverso) visto che tutti gli altri lavelli sono inagibili perché finiscono nello scarico intasato.
La mia schiena ringrazia.
Fatto questo, passo al lavaggio del tappeto del bagno, che avendo vissuto in prima persona l'allagamento del pavimento, se ne stava appallottolato in una bagnarola, tutto inzuppato di acqua fetente.
Il lavaggio ovviamente viene fatto sempre a mano e sempre nella doccia.
La mia schiena ringrazia di nuovo.
Mentre assieme alla schiena ringrazio tutto il calendario, rifletto sulle parole del portiere: "Lui prende una molla e la passa dentro tutti e tre i  tubi per vedere qual'è quello intasato...".
Ora, che resti tra noi, ma l'Uomo di casa in questione, non è proprio un tipo da lavori domestici.
A settembre mise un cavo di rete blu che andava dal salotto alla cucina incorniciando la porta di ingresso di casa.
Ad ottobre comprò delle canaline per metterci dentro il cavo e le depositò in un angolo del salotto.
A febbraio mi sono rotta le palle e ho montato io le canaline.
Lui m'ha detto: "Brava, è venuto proprio bene".
A novembre invece si ruppe la maniglia della porta del bagno, rotta nel senso che non si può più chiudere a chiave altrimenti resta bloccata. Mi ricordo di avergli chiesto se dovevamo chiamare un falegname o un fabbro, ma l'Uomo di casa disse che l'avrebbe riparata.
Poi prese un post-it, ci scrisse sopra Bussare! e lo appiccicò alla porta.
A gennaio durante una festa con più di venti persone, le ragazze andavano in bagno in coppia come nei locali, per tenersi la porta a vicenda.
Ora siamo a marzo e io sono stupita dalla durata della colla dei post-it.
Con queste premesse sinceramente non mi sarei mai aspettata di vederlo tornare a casa armato di molla idraulica, sedersi a terra nel bagno e rovistare pazientemente nelle tubature.
Non so, pensavo di vederlo ignorare il problema fino al giorno dell'ultima mutanda pulita, e invece no.
Lui è tornato, e l'ha aggiustato, anche se aveva altre cinque mutande pulite.
E mi ha pure spiegato che, quel buco per terra, non è una specie di pozzo senza fondo pieno di acqua, dove si aggirano creature mostruose pronte a divorarmi, ma che in realtà è chiuso.
E' proprio il mio eroe.
A volte.


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