Storie di vita quotidiana

Da Moltiplicatomamma @MoltiplicaMamma
Non è per niente facile accompagnare i nani al nido, quando sono sola e il papi trova una buona scusa per defilarsi. Qualche mese fa, pensavo che sarebbe stata in discesa, la strada verso la scuola. Per fortuna non accade spesso, che il papi trovi una scusa accettabile. Prima li lavavo, li vestivo e caricavo il primo sul marsupio, il secondo in braccio. Chiavi in bocca e borsa in spalla: mani libere per le operazioni di chiusura porta, apertura dell'ascensore minuscolo e apertura auto.
Qui incatenavo la prima vittima urlante all'ovetto stando ben attenta che il mio busto non si mettesse troppo in orizzontale per non perdere il nano ancora avvinghiato a me, anche lui urlante, ovviamente. Altro giro altra corsa: seconda vittima anche lei al posto di combattimento, con difficoltà, ma incatenata correttamente. Al capolinea l'operazione era inversa. E con l'incedere elegante e leggiadro di un elefante 20 kg in sovrappeso raggiungevo il varco felice di liberarmi dei fardelli per dirigermi spensieratamente al lavoro, agognando il primo caffè della giornata, finalmente.
E invece la strada in discesa non è. Perché per lavarli e vestirli è una lotta: bisogna inseguirli e cercarli, mentre scappano e si nascondono in tutti gli angoli della casa seminando vittime e disastri. Succede che vestita a metà, mi tocca gattonare sotto i tavoli e gridare i loro nomi correndo lungo il corridoio nella speranza che qualcuno sbuchi da sotto il letto o dalla lavatrice, inclusa mutanda sporca in testa. Che se non avessi fretta sarebbe anche divertente, in fondo. In ascensore ci si arriva con i nostri piedi, per fortuna, adesso. E anche alla macchina, che tanto è sempre parcheggiata nel cortile interno e i pericoli sono limitati. Il guaio è quando si arriva a destinazione, cioè a scuola. Stamattina l'ho pianificata per bene, la strategia per l'atterraggio. Tommaso lato guidatore e Lorenzo alla sua destra. Parcheggio davanti al giardino della scuola, sul marciapiede. Apertura della sola portiera di destra. Distesa lungo tutto il sedile sgancio e libero Tommaso che goffamente inizia a divincolarsi per raggiungere me e Lorenzo. Nel frattempo sgancio e libero Lorenzo e lo poggio sul marciapiede, aspettando che Tommaso lentamente si avvicini a noi lungo il sedile e aiutandolo a scavalcare il seggiolino del fratello. Il problema è che lo scavalca maldestramente e gli vola una scarpa. A quel punto mi ritrovo con due nani in una mano, allungata dentro la macchina nel tentativo di recuperare la scarpa perduta sotto il sedile e Lorenzo che vuole lanciarsi verso le macchine, strillando bruuum bruuum. Per fortuna a quel punto, da lontano, accorre una signora, credo tedesca dall'accento, sorridente e dall'aria distinta, e mi chiede: "sono gemelli?". Io vorrei fulminarla, ma mi mordo la lingua tenendo a freno una delle mie solite battute simpatiche sulle domande retoriche. Capisco che posso, che devo approfittarne. "Signora, non è che gentilmente me lo tiene?". E le allungo la manina di Lorenzo. Lei lo prende in braccio e lui urla, piange, scalcia, si inarca e si dimena. Forse le rompe qualche costola, ma io, nel frattempo, riesco a recuperare la scarpa e a infilarla al piede del mio Cenerentolo. Recupero anche Rambo, ringrazio la signora e saluto gentilmente. Dimenticando di offrirmi di pagare il conto della clinica.
Il caffè, la mattina, arriva sempre troppo tardi.