“Storie, emozioni, prospettive”: Seejay il tool per costruire storytelling

Creato il 18 marzo 2015 da Alessandro Ligas @TTecnologico

Una startup che consente di raccogliere, organizzare e pubblicare immagini, video, audio, testi dai social network per costruire in tempo reale lo storytelling collettivo intorno a qualsiasi tema o argomento

un servizio per rendere possibile il “mixaggio” dei contenuti dei social network ed il punto di vista del giornalista (Fabrizio Ferreri)

di Alessandro Ligas

Raccontare delle storie, coinvolgere, emozionare … leggere la realtà da più punti di vista, attenersi ai fatti, cercare le fonti … sono alcuni degli aspetti di un unico scenario complesso che chi fa informazione, giornalisti, redazioni e blogger, cercano di mixare e raccontare. Oggi, grazie all’avvento dei social network ed al loro utilizzo sempre più massiccio, le piattaforme d’informazione riescono sempre più a catturare e descrivere ciò che ci accade trasformando il pubblico da semplice “soggetto passivo” ad “ascoltatore partecipe” facendogli raccontare direttamente ciò che ha vissuto o ciò che sta vivendo. Una narrazione creata direttamente dagli utenti di eventi, notizie, prodotti e avvenimenti di grande interesse.

Prospettive che illustrano storie e che possono essere utilizzate per il citizen journalism, il live reporting, oppure per promuovere eventi, prodotti e brand, per dare impulso a campagne di marketing innovativo, potenziare le vendite degli e-commerce o semplicemente per “viralizzare” i contenuti.

Giornalisti e interpreti del futuro della tecnologia come Dan Gillmor predicono che entro il 2021 gli utenti produrranno in modalità peer-to-peer più del 50% delle notizie e delle informazioni che circoleranno nella Rete.

Abbiamo incontrato Fabrizio Ferreri Co-founder e COO di Seejay che ci ha raccontato come è possibile “mixare” i contenuti dei social network con quello del giornalista di modo da costruire le notizie valorizzando il punto di vista di chi le vive in prima persona, costruendo news in modo collettivo e partecipato, ossia dal basso. Una piattaforma che attraverso cinque modi diversi di raccontare la storia, attraverso una gallery di tweet, post, foto e video da sfogliare; una sequenza (bricks) di elementi in formato Pinterest; una timeline per avere una sequenza di informazioni oppure delle mappe o anche delle storie singole (single) con un solo contenuto, permette di ampliare il modo di leggere la realtà e di costruire storytelling su qualsiasi tema e argomento a partire dai social network e dai contributi degli utenti.

Attualmente hanno avviato una campagna di funding sulla piattaforma SiamoSoci (l’hashtag ufficiale della campagna è #‎Seejay4FUNding) con la quale cercano investitori, anche con budget limitato (minimo 10k), che vogliano contribuire alla loro crescita.

Chi è Seejay cosa fa e con quali obiettivi nasce?
Seejay è una Startup nata nel 2013 attualmente basata tra Roma, Milano e Catania. Incubata a Firenze presso l’incubatore Nana Bianca e già finanziata da Filas Lazio, Club Italia Investimenti 2 e da un gruppo di business angel e che ha avviato un servizio che consente di raccogliere, organizzare e pubblicare in un Social Wall, dalla grafica personalizzabile, immagini video audio testi selezionati dai social network per costruire in tempo reale lo storytelling collettivo intorno a qualsiasi tema o argomento con l’obiettivo di massimizzare la presenza sui social network.

Il Social Wall? Ossia?
È uno spazio in cui vengono pubblicati i migliori contenuti dei social network su prodotti, temi ed eventi a tua scelta che consente, a publisher e brand, di ingaggiare, coinvolgere ed espandere in modo originale la propria audience social, incrementando al contempo il traffico sulle proprie piattaforme. Inoltre, attraverso questo strumento, vengono fornite delle analytics, delle analisi del sentiment e della profilazione degli utenti che restituiscono informazioni dettagliate sulla composizione e sulle caratteristiche della sua audience social.

Come è nata la vostra squadra e come è composta?
Il team nasce dalla confluenza di due gruppi di lavoro specializzati, in ambito media e publishing, sulla gestione di grandi quantità di dati. Il team ha deciso di unirsi intorno alla creazione e al lancio di Seejay per cogliere l’opportunità rappresentata dall’enorme quantità di contenuti prodotti e postati sui social network, attualmente largamente sotto utilizzata.
Il team numericamente è essenziale e copre tutte le figure richieste dal progetto: Andrea Ortis, CTO con larga esperienza in servizi che utilizzano le API dei social network; Carlo Brunelleschi, CEO con anni di esperienza in direzione di progetti analoghi; Fabrizio Ferreri, COO con grande conoscenza del mercato in cui opera il servizio.
Il team inoltre si avvale del contributo in qualità di advisor di Riccarlo Luna, giornalista ed influencer nel settore di riferimento di Seejay; e di Antonio Amendola, membro dell’Advisory Group sulla Comunicazione Strategica del Ministero della Difesa e soprattutto fondatore di Shoot4Change, progetto fotografico crowd-based di respiro internazionale, con competenze imprenditoriali legate quindi al focus specifico di Seejay.

Come siete nati?
Seejay nasce nel 2013. Venivamo da precedenti esperienze in ambito publishing e media, Carlo da Decoro Urbano e io da Urlist. Desideravamo inizialmente mettere a disposizione uno strumento rivolto in particolare al citizen journalism (cj), da qui il nome see (c) jay (j). Lo spunto decisivo però ce lo ha fornito la musica: come il deejay mixa pezzi diversi creando alla fine composizioni ed esperienze nuove, così la nostra idea nasceva per rendere possibile il “mixaggio” dei contenuti dei social network e del punto di vista del giornalista, arrivando alla fine a una news collettiva e partecipata, costruita dal basso valorizzando il punto di vista degli utenti.

Come funziona?
Il cliente inserisce nel campo di ricerca uno-più #hastag o uno-più @profilo utente. Seejay restituisce dai principali social network – Twitter, Instagram, Facebook, You Tube, Google Plus, Flickr – i contenuti relativi alle chiavi di ricerca. Ai contenuti ricavati dai social network, il cliente di Seejay può integrare sia contenuti propri sia i contributi che riceve direttamente dalle proprie community grazie alle “Call” di Seejay. La Call è un form, sul modello “invia i tuoi contenuti”, generato automaticamente da Seejay. Un sistema di filtri permette di organizzare e selezionare rapidamente i contenuti raccolti dalle varie fonti, rendendo semplice ed efficace il lavoro di “content curation”. Vi è la possibilità inoltre di attivare la funzione “Buzz” che crea Social Wall in automatico con tutti i contenuti relativi agli hashtag o ai profili selezionati.
I contributi selezionati vengono visualizzati in uno o più template grafici che Seejay mette a disposizione del cliente, andando così a comporre la Storia o Social Wall in uno stile accattivante e interamente personalizzabile. I template grafici attualmente disponibili sono: galleria, mappa, brick, timeline, single.
La Storia viene pubblicata. Si hanno tre opzioni di pubblicazioni: sul profilo Seejay dell’utente; tramite condivisone sui social network; su sito e app mobile dell’utente attraverso l’embed di due righe di codice fornite in automatico da Seejay alla creazione della Storia.

Una volta creato il Social Wall, Seejay fornisce al cliente in una dashboard di facile lettura analytics e analisi del sentiment sui contenuti del Social Wall, e profilazione degli utenti social i cui contenuti sono stati inseriti nel Social Wall.

A chi si rivolge?
Publisher (giornalisti, redazioni, blogger) e media soprattutto per sviluppare iniziative di “social” e “citizenjournalism”. I Publisher, nel senso più ampio del termine, stanno oggi cercando di promuovere nuove forme di distribuzione dell’informazione a partire dal basso, raccogliendo e pubblicando contenuti prodotti dagli utenti e da giornalisti non professionisti, e sperimentando nuove piattaforme di distribuzione e diffusione dei contenuti, in primo luogo i social network. Seejay rende possibile queste nuove modalità di produzione e distribuzione dell’informazione, facilitando e potenziando tutto il processo, dalla raccolta dei contenuti creati dall’utente sino alla loro gestione, analisi e pubblicazione.

Inoltre ci rivolgiamo alle agenzie di comunicazione e brand che intendono puntare sul “social storytelling” come modalità innovativa su cui impostare le proprie strategie di marketing e comunicazione, realizzando campagne crowd-based, contest, ecc..In questo ambito rientrano anche gli operatori del settore eventi e turismo che intendono promuovere manifestazioni, luoghi, iniziative, in maniera coinvolgente e partecipata attraverso narrazioni costruite direttamente con i contributi degli utenti.

Qual è il vostro modello di business?
Il nostro Business model prevede: una versione free con funzionalità base ed una versione PRO a pagamento, con pricing customizzato sulle specifiche esigenze del cliente.

Che difficoltà avete incontrato nel realizzare il vostro progetto? Come le avete risolte?
La difficoltà principale riguarda tre aspetti:
- costruzione del prodotto;
- piazzare il prodotto sul mercato;
- funding per fare gli investimenti necessari.

Le prime difficoltà le abbiamo risolte con le competenze e il know how del nostro team che è andato crescendo e potenziandosi nel tempo. Le difficoltà commerciali stiamo provando a risolverle cercando di capire sempre meglio cosa chiede il nostro customer e attraverso partnership con big player del nostro settore che ci mettono a disposizione i loro canali commerciali.
Sul terzo aspetto siamo attualmente in funding sulla piattaforma SiamoSoci (l’hashtag ufficiale della campagna è #‎Seejay4FUNding) e cerchiamo investitori anche con budget limitato (minimo 10k) che vogliano contribuire al nostro successo.

Qual’e stato il vostro iter?
Tre sono state le tappe principali: 1) dopo il focus sui giornalisti, abbiamo esteso il servizio ai brand, piegandolo ad un uso legato anche al marketing. Con questo doppio target B2B, publisher per scopi informativi, brand per finalità di marketing, ci siamo lanciati sul mercato a fine 2013 incominciando a fatturare. 2) L’ingresso in società, all’inizio del 2014, dei primi investitori col contestuale passaggio al B2C e la nuova identificazione del target individuato nei creatori di contenuti digitali. Questo passaggio ha comportato il ripensamento della piattaforma più in direzione del micro-blogging. 3) Dopo attente valutazioni, il ritorno a fine 2014 al B2B e al target publisher e brand, e il sostanziale potenziamento del prodotto con l’integrazione di feature semantiche, degli analitycs e dell’analisi del sentiment.

Che ruolo ha la rete nel vostro business?
Centrale, Seejay è un prodotto totalmente web.

Quali sono le competenze necessarie per avviare una startup e come si costruiscono?
Non esiste un set pre-definito di competenze né un percorso standard per metterle in piedi. Ritengo però siano indispensabili: propensione al rischio, tenacia e costanza perché i momenti di difficoltà sono parecchi, know-how eccellente poiché sono le competenze e conoscenze del team a fare la differenza.

Quali risultati avete ottenuto e quali sono i vostri prossimi passi?
Ad oggi Seejay ha circa 120.000 utenti e circa 5.000 storie create. Abbiamo già raccolto come micro-seed 120k.
Ci concentreremo su due aspetti in particolare: il primo è il potenziamento della funzione di Promote organica al servizio per rendere lo storytelling sempre più uno strumento di marketing innovativo; in secondo luogo ci concentreremo sullo sviluppo della profilazione per consentire a publisher e brand di capire sempre meglio quale sia il loro pubblico sui social. È inoltre nostra intenzione rafforzare la parte commerciale dell’azienda aprendo anche una sede operativa a Londra.

Quali sono le tre principali azioni che dovrebbero attuare le istituzioni per supportare lo sviluppo delle startup?

  1. Semplificazione burocratica;
  2. Agevolazioni sull’accesso al credito e messa a disposizione di strumenti finanziari ad hoc;
  3. Potenziare la formazione in ambito imprenditoriale e tecnologico.

Qual è il futuro del giornalismo?
Il futuro del giornalismo è uno scenario complesso, non dipende a mio avviso da un unico fattore. Mi sento però di affermare che una possibile strada per aggiornarsi e ritrovare la vitalità perduta è data dall’integrazione di tre elementi:

  • dal mantenimento dell’approccio autoriale con un rafforzamento del punto di vista del giornalista;
  • dall’integrazione all’approccio autoriale della visione proveniente “dal basso”, per una maggiore polifonia della notizia, per offrire al lettore un prisma prospettico piuttosto che una visione unilaterale;
  • dallo sfruttamento delle piattaforme mediatiche, in particolare i social network, non soltanto come pista di atterraggio dei propri contenuti, ma come luogo in cui creare un nuovo pubblico di lettori/contributori, seguendo pattern di interazione innovativi.

Sono tantissimi i contenuti che il web offre, come è possibile fare una scelta tra di loro? Intendo come si distingue un contenuto vero da uno falso?
Domanda molto calzante, si gioca qui parte del futuro di chi intende occuparsi di servirsi come il nostro. Ci stiamo lavorando, la vera sfida è farlo senza intervento umano, cioè senza intervento redazionale, bensì grazie ad un sistema automatico intelligente capace di discernere il vero dal falso incrociando più criteri di valutazioni, sia di natura quantitativa che qualitativa.

Cosa vuol dire per voi innovare?
Esaudire un bisogno che ancora non ha trovato una risposta adeguata oppure dato un problema e più soluzioni già esistenti, proporre una soluzione alternativa che stabilisca un nuovo standard.

In un “tweet” cosa consigliate a chi vuol fare impresa?
“Di mettere la testa dove gli altri non avrebbero messo nemmeno il piede” frase di uno dei più grandi giocatori di rugby della storia.

Ti ringrazio ed in bocca al lupo

Ulteriori informazioni
Per conoscere nel dettaglio la campagna di crowdfunding equity-based


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