Storie nei granelli di sabbia

Da Sessuologiacagliari @DessiAntonio


” Non può andarmi sempre tutto male, non ne posso più“. Così il giovane uscì di casa sua, camminò tra la gente sentendosi trasparente. Iniziò proprio a credere che la vita fosse sfortunata nei suoi confronti, che tutto ruotasse male. “Nel verso sbagliato, sempre tutto nel verso sbagliato. Non c’è più niente da fare per questo mare di problemi“. Il giovane non trovava risposte. Attraversò la città e si sedette al porto. L’aria di quel posto gli dava una sensazione di pace e di protezione. I gabbiani planavano e ogni tanto raggiungevano il bordo dell’acqua per catturare qualche pesce. Parlava a voce alta. Pianse. Nella panchina vicino alla sua un vecchio uomo con i baffi bianchi lo osservava e aveva ascoltato i suoi monologhi di dolore. Il viso segnato dalla vita, come i segni sul carapace di una tartaruga. Sorrideva. Si tolse gli occhiali. Aveva gli occhi buoni, scuri, delicati per via dell’età. Il ragazzo inizialmente fu infastidito dal suo atteggiamento, ma poi decise di avvicinarsi e raccontò tutto al vecchio uomo. “Accompagnami in un posto. Ti ci voglio portare“, disse il vecchio uomo. Arrivati al mare il vecchio uomo aprì la sua sedia, mise gli occhiali da sole per proteggersi dal forte sole, e poggiò il bastone sulla sabbia. “Ora puoi divertirti. Hai un pallottoliere“. Il ragazzo guardò storto, e con rabbia disse: “Mi ci mancavi solo tu oggi a rompere, vecchiaccio. Non mi bastavano le mie preoccupazioni“. “Avvicinati“, disse il vecchio. Con la sua mano tremula prese un pugno di sabbia e lo mise nelle mani del ragazzo. “Conta questi granelli, e fermati quando hai raggiunto il numero delle tue preoccupazioni“. Il ragazzo contò un paio di granelli e si fermò. “Guardati attorno. Il resto non sono tutti per te, ma ce n’è per ogni persona che passa di qui“. “Si, Si, e ora che me ne faccio di questi stupidi granellini?“ “I granellini di sabbia sono quelli che dentro l’ostrica diventano perle. Non ti montare la testa, di perle ne puoi avere solo un paio, non un mare“.
(Antonio Dessì, Lettere dal Porto, 2012)