Storie per librai

Creato il 30 agosto 2010 da Jolandaguardi

F. Lumachi, Storie per librai, Robin Edizioni, Roma 2003

Il volumetto è la ristampa dell’originale del 1910 nel quale Lumachi, noto libraio fiorentino, racconta eventi legati al mondo dell’editoria, mestiere che ben conosceva, per gli “Amici dei Libri”.

Nel leggerlo ne abbiamo trovata una che qui interessa, dal titolo  ”Dell’Abate Giuseppe Vella, famoso falsificatore di codici arabi”.Giuseppe Vella (1740-1814) era una Gerosolimitano che si inventò l’esistenza di un manoscritto arabo custodito nella Biblioteca dell’abbazia di San Martino delle Scale e del quale fece la traduzione in ben 6 volumi pubblicati.

Riuscito a ingannare il vescovo di Eraclea, Alfonso Airoldi, suscitò –  i modesti per la verità – dubbi di alcuni “orientalisti” che chiesero di vedere l’originale arabo che egli fornì, ma talmente danneggiato da renderne impossibile la decifrazione.

Il vescovo Airoldi, per contrastare in qualche modo le critiche mosse a Vella, decise di dimostrarne la buona fede e soprattutto le competenze in lingua araba – che Vella non conosceva, intendiamoci – facendo in modo che presso l’Università di Palermo venisse aperto l’insegnamento di detta lingua, insegnamento che “ovviamente” fu assegnato a Vella.

Il quale non si scompose, prese poche lezioni private da un turco residente presso il Principe d Cassero e… salì in cattedra “a insegnare ad altri quello che nemmeno lui sapeva” (p. 77).

È evidente che tutto ciò fu possibile poiché quel che il “falsario” aveva dichiarato di aver tradotto era un testo che confermava alcune ambizioni della Corona, della nobiltà e persino del Papa, tanto che persino De Biasi ne tesse le lodi: “qual prova maggiore dovremmo aspettarci per convincerci che il manoscritto ha tutti i caratteri di veridicità?” (p. 80)

Alla fine l’inganno fu svelato da un orientalista tedesco, Joseph Hager e Vella, inizialmente incarcerato, viene poi rilasciato per motivi di salute e termina i suoi giorni in solitudine.

Questa storia mi è molto piaciuta e mi ha fatto molto meditare.

(Per chi volesse saperne di più, la vita dell’abate maltese è stata studiata da Adelaide Baviera Albanese in L’arabica impostura, Sellerio, Palermo 1978).


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