di Pigi Arisco
Fa caldo. Sto ansimando.
Ho la vista annebbiata, tengo la bocca chiusa e sputo l’aria dalle narici.
Poi prendo fiato, sento l’odore del sangue, alzo lo sguardo, eccolo lì, di fronte a me.
Il mio avversario. La sua armatura brilla al sole.
È chiaro che è lui il favorito, è già vestito per festeggiare la vittoria. Sorride alla folla che lo acclama, come se mi avesse già sconfitto, ed io nudo e sporco di sabbia e sangue non posso essere altro che il perdente.
L’ultimo ostacolo per raggiungere la gloria.
Alla gloria si deve arrivare lottando, soffrendo e facendo sputare sangue a chi ti sta di fronte, a chi si mette in mezzo.
È questo il messaggio.
È questo che la folla di spettatori vuole vedere e sentire.
Io non mi sarei mai messo in mezzo tra quest’uomo e la sua tanto desiderata gloria. Ma Loro mi hanno strappato via dalle cure di mia madre, quando ero ancora troppo giovane. Mi hanno allevato per essere un combattente, per far sì che arrivassi a questo appuntamento con tutta la mia rabbia ed i miei muscoli.
Dovevo piombare in questa arena per terrorizzare chi assiste al combattimento, per far sì che questo lurido assassino, uccidendomi, possa diventare una celebrità.
Mia madre.
Quant’era bella mia madre, e come era bello farsi coccolare da lei, sentire i suoi baci. Dormirle accanto e sentirne il calore, ascoltarne il battito del cuore, era meraviglioso.
Mio padre non l’ho mai conosciuto ma mia madre mi raccontò che fu rapito anche lui, portato chissà dove e per fare chissà cosa.
Da piccolo immaginavo mio padre che lavorava per i padroni, che lo avessero scelto per le sue doti, che gli avessero dato qualche incarico importante e che con la sua forza e la sua intelligenza fosse al servizio di noi tutti. Ottenendo così il rispetto e la stima dei capi, diventando molto importante.
Adesso so dov’era finito. Lo avranno portato qui, a farsi ammazzare davanti a tutti. Per la gloria di un solo uomo e per la sete di sangue di centinaia di spettatori. Maledetti, è soprattutto colpa loro se sono qui, se mio padre e chissà quanti altri sono morti qui per la loro voglia di sangue, perché ne possano sentire l’odore.
Maledetti sadici.
Povera mamma, ha avuto un compagno grande e forte che avrebbe dovuto proteggerla e gli è stato rubato. Poi ha avuto me, un figlio che dopo essere cresciuto tra le sue amorevoli cure l’avrebbe ricambiata proteggendola e curandosi di lei fino alla morte.
Ma le hanno tolto anche me.
Chissà cosa farà adesso, chissà come sarà costretta a vivere senza nessuno che può curarsi di lei. Come farà a difendersi da quelli che vorranno aggredirla, picchiarla, possederla?
Mia madre non meritava una fine simile, neanch’io, neanche mio padre. Bastardi! Bastardi luridi maledetti bastardi!
Il mio avversario sta ancora sorridendo alla folla, faccio un balzo in avanti mentre lui è distratto, con una torsione del busto compio un mezzo giro in aria e gli sparo un doppio calcio sul braccio, proprio quello dove aveva la lama.
Adesso è disarmato, come me.
Lo carico a testa bassa, ma il bastardo è agile e mi schiva. Adesso ce l’ho alle spalle maledizione, non lo vedo, mi giro più veloce che posso, è dietro di me, ma non mi sta caricando.
Sta scappando!
Il maledetto ha paura!
Ha paura di me, senza le armi sa di essere inferiore, che lurido vigliacco!
Ci vuole più coraggio se si vuol fare l’assassino di mestiere.
Lo inseguo con tutta la mia forza, corre verso il bordo dell’arena , dove c’è un muro altissimo.
Non può scappare, come non posso scappare io. Appena gli sarò addosso lo farò a pezzi, mi fermerò solo quando avrò visto la testa staccata dal corpo.
E poi?
Poi mi uccideranno, oggi è il giorno della mia morte, non posso far nulla per evitarlo.
Alzo lo sguardo, vedo tutta quella folla in piedi, che urla…
Che ride!
Eh già, il pagliaccio non sta vivendo più il suo momento di gloria, adesso la sua carriera di assassino è finita.
Sono sicuro che l’umiliazione che sta subendo gli brucia in petto più di una ferita.
È solo l’inizio lurido vigliacco adesso vengo a prenderti.
Ma che succede?
Da dietro il muro sono spuntati altri che lo stanno aiutando a scavalcare, maledetti bastardi lo aiutano! Lo fanno scappare!
Accelero più che posso, ci sono quasi, lo stanno tirando su. Gonfio i muscoli al massimo e li lascio esplodere per compiere il salto più lungo e più alto che abbia mai fatto.
Il vigliacco è fuggito, e mi ritrovo sul bordo del muro per una frazione di secondo, la folla di spettatori adesso è più vicina, sono quasi fuori dall’arena, potrei scappare, potrei andare da mia madre, fuggire per sempre.
Sì, posso farcela, forse non è detto che oggi debba per forza morire!
E così compio il mio secondo balzo, la forza questa volta non viene dai muscoli ma dal desiderio di rivedere mia madre, di starle di nuovo vicino.
Piombo sulla folla con tutto il mio peso, ne schiaccio un paio sotto gli zoccoli, con le corna lacero vesti e carne, sento spruzzi di sangue sul mio viso e ossa rompersi sotto i miei zoccoli.
Volevate un bagno di sangue maledetti sadici? Eccovi accontentati!
Vi è entrato per bene nelle narici?
Comincio ad essere confuso, camminare sui gradini non è facile per me.
Cado, inciampo, non so bene dove andare.
Si apre un varco di fronte a me.
Vedo una guardia con un fucile in mano.
Sento un rumore sordo, uno sparo, la spalla mi brucia da impazzire.
No maledetto! Oggi non muoio, oggi è il giorno della mia fuga.
Comincio a correre verso di lui a testa bassa, incurante del dolore, alzo lo sguardo solo un attimo, vedo il terrore nei suoi occhi la mano che gli trema non riesce a prendere la mira, poi un altro sparo, dolore atroce sul collo, ma non mi fermo.
Sento il mio corno infilarsi nel suo inguine, lo trafiggo, e mentre lo scaglio in aria penso soltanto:
Vaffanculo, oggi non muoio, oggi torno da mia madre.
Note
Madrid, 18 agosto 2010 – Momenti di grande panico tra la folla che assisteva a una corrida a Tafalla, nella regione spagnola di Navarra. Le tv locali hanno trasmesso le immagini di un toro inferocito che ha scavalcato la barriera e si è scagliato contro il pubblico. L’animale è riuscito a superare il corridoio di sicurezza delimitato da una staccionata e situato tra l’arena e l’area riservata al pubblico. Alla fine il bilancio è stato di 40 feriti, di cui due gravi: un bambino di 10 anni e un uomo incornato dall’animale, ma nessuno dei due è in pericolo di vita. Le altre 16 persone coinvolte nell’incidente se la sono cavata con ferite lievi. Il toro è stato poi fermato da diversi coraggiosi spettatori.