Ho sempre pensato che davanti alle sorprese della vita ci si trova ad interrogarsi sul proprio percorso, come se ci si svegliasse da un torpore che ci porta avanti un po’ passivamente. Capita di fronte ad un nuovo amore, alla fine di un amore, alla malattia, alla morte.
Ora so che capita anche di fronte alla vita, la vita che arriva e prende posto dentro di te, si impianta, si nutre, cresce dentro di te. La sento questa vita, la sento da subito anche se il modo di palesarsi cambia: dapprima è stata sonnolenza, poi gonfiore, piccole sensazioni di solletico nella pancia, voglia di calma e di lentezza, ora è movimento vero, colpetti, sussulti che sembrano venire da lontano, attutiti dal liquido ma ormai percettibili in ogni momento della giornata e, finalmente, anche da lui. Lui che ancora non ci crede che si tratta proprio di quei movimenti, sospetta ancora che sia io che in qualche modo manovro la mia pancia… ma piano piano si sta abituando all’idea che è proprio vero, lì dentro qualcuno si agita e sembra comunicare con i suoi cerchietti sulla pancia e rispondere ai suoi richiami. E così siamo finalmente in due, in pari misura, inebetiti dalla vita.
Parlare per metafore è più semplice per me, con termini pratici non so bene come spiegare il cambiamento che ci accingiamo ad intraprendere, è ancora nebuloso. Siamo architetti, tutti e due, lavoriamo a ritmi frenetici, insieme e separatamente, esagerati in rapporto ai risultati economici, di rado appagati dal tipo di interventi che ci vengono richiesti. Vogliamo dedicarci di più al lato B del nostro lavoro, quello che abbiamo finora considerato un passatempo: sistemare oggetti e dare loro nuova vita. Non è restauro, non ne abbiamo la pretesa, noi compriamo o recuperiamo oggetti vecchi e li reinterpretiamo in chiave attuale, a volte li puliamo e basta quando gli oggetti di ieri sono utili e belli anche oggi, a volte li smontiamo e li trasformiamo in altro, a volte li rimettiamo a nuovo, con rispetto. Perché ogni oggetto si porta dietro una storia e noi la sappiamo ascoltare. E’ il miglior complimento ricevuto da una nostra cliente, che preferiamo chiamare… ammiratrice. Se questo lavoro riuscisse a diventare il nostro lato A allora potremmo andare avanti nel nostro sogno comprare e dare nuova vita ad una parte della nostra casa abbandonata dai vecchi proprietari, sistemarla per voi, un paio di stanze per soggiornare, lavorare, in un’oasi di pace qui in collina, a pochi chilometri dal mare.
Questo è il mondo che stiamo progettando per chi sbarcherà qui da noi a novembre, la sua casa, dove si lavora tutti insieme, senza divisioni tra settimana lavorativa e week end, lavoro e passioni, aperta a tante persone nuove, portatrici di bagagli e bagagli di esperienze. E’ il progetto più difficile che abbiamo mai affrontato, la realtà a volte ci sbatte in faccia la sua dura legge del soldo e del tempo che non bastano mai ma noi ci mettiamo un cerottone sul naso e andiamo avanti, siamo già un esercito, siamo tre.
Vi unite a noi?