Strade, confini e ferrovie: dal Gran San Bernardo a Ulrichen.

Creato il 10 maggio 2014 da Il Viaggiatore Ignorante
"Se una notte d'inverno un viaggiatore"... forse Italo Calvino non si offenderebbe sapendo che sto per associare il titolo di un suo romanzo a uno dei più importanti valichi alpini, percorso nei secoli da commercianti, condottieri, imperatori e semplici viandanti. Parlo naturalmente del passo del Gran San Bernardo, dove arriviamo dopo aver lasciato St Remy En Bosses e aver percorso a piedi un breve tratto de "La Via Alpina", una serie di percorsi che si snodano e si intrecciano lungo tutto 'arco alpino e che permettono di percorrere attraverso sentieri di tutte le difficoltà qualcosa come 5000 km suddivisi in oltre 300 tappe. Si respira la storia, qui, sul  valico del Gran San Bernardo: dai Romani che per primi intagliarono la strada sotto l'imperatore Augusto, la memoria corre ad Annibale, Carlo Magno fino a Napoleone, che passò di qui con quarantamila soldati, cinquemila cavalli e 50 cannoni per la battaglia di Marengo. 


In estate, la temperatura non supera i venti gradi, in inverno può arrivare a meno trenta. Con la caduta dell'impero romano, alle insidie degli elementi si aggiunsero quelle degli uomini - dei Saraceni in particolare - che non di rado tendevano agguati ai mercanti di passaggio. L'Ospizio del Gran San Bernardo nacque nell' XI secolo per opera della comunità dei monaci di San Bernardo, che costruirono inizialmente un piccolo rifugio proprio al fine di dare accoglienza a chi si trovava a transitare di lì. I monaci ebbero modo di esercitare la loro opera soprattutto in inverno, quando le bufere imperversavano sul passo. Dovettero costruire anche un cimitero dove i morti venivano seppelliti in piedi, tanto piccolo era lo spazio (e non proprio infrequenti i decessi).  

L'ospizio crebbe nel corso degli anni ma, per circa nove secoli, ebbe come suo imperativo la gratuità assoluta dell'accoglienza per chiunque vi giungesse. E i cani? Pare siano stati presenti  sin dal 1700, ma Paolo Rumiz, sempre nel suo "La Leggenda dei monti naviganti" racconta di un suo colloquio con l'addestratore, il quale afferma che vennero utilizzati per i salvataggi non tanto per una particolare predisposizione della razza (pare i Labrador siano migliori), ma banalmente perché si trovavano già lì. Comunque stiano le cose, di certo questi splendidi animali sono parte indelebile dell'iconografia del Gran San Bernardo e della montagna in generale. 

Camminando su un facile percorso, ancora in buona parte ricoperto di neve, attraversiamo l'ennesimo confine per rientrare in Svizzera. Qui sperimentiamo la famosa efficienza dei trasporti pubblici elvetici e, con una perfetta combinazione di autubus e treni, seguendo per un breve tratto il percorso del mitico Glacier Express ci ritroviamo presto nel piccolo villaggio di Ulrichen. 
Credo valga la pena spendere qualche parola sulla storia dei treni nelle Alpi, che vissero il loro apice alla fine del 1800. Nel 1898, raggiungendo i tremila metri del Gornergrat, i costruttori delle ferrovie alpine segnano un importante traguardo*. L'ambizioso progetto di Adolf Guyer- Zeller, portare un treno in cima alla Jungfrau, è costretto invece a fermarsi al colle, a causa della morte dello stesso Guyer Zeller,  che riuscì in ogni caso a regalare una vista mozzafiato sulla famosissima parete Nord dell'Eiger ai passeggeri in viaggio . Del 1891 è infine uno spudorato (e spaventoso?) progetto che avrebbe voluto portare un treno in cima al Cervino dal versante Svizzero. Per fortuna o purtroppo, tutto questo resterà solo sulla carta, non senza un fervente dibattito tra i sostenitori dell'alpe romantica e quelli dell'Alpe ludica, dibattito mai concluso né mai approdato ad alcunché di fruttuoso... Sta di fatto che, in ogni caso, le due guerre decretano la fine di una realistica o anche solo reale politica ferroviaria nelle Alpi: largo alle automobili e a strade e superstrade di ogni genere. 


La Svizzera, per la quale il territorio alpino non può essere naturalmente marginale, tiene comunque alta la bandiera del turismo sostenibile con una rete di oltre 26.000 km di trasporto pubblico e più di 5000 soltanto di rete ferroviaria. Dove non arrivano le ferrovie ci pensano poi i bus postali, in grado di raggiungere anche i villaggi più remoti. Al nostro arrivo a Ulrichen piove, ma ormai siamo pronti per rientrare in Italia... per l'ultima tappa del nostro viaggio: destinazione val Formazza!
*Si veda Enrico Camanni, "La vita nuova delle Alpi", Bollati Boringhieri, Torino 2002


Tappe precedenti:1^tappa: Partenza da Losanna
2^tappa: Chamonix ed il Monte Bianco3^tappa: Valle d'Aosta
Articolo di Simonetta Radice.

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