E' uno strano miscuglio di stili e generi quello adottato per la realizzazione di Strade di fuoco, una favola risaputa, quella della damigella in pericolo tratta in salvo dall'eroe, trasportata ai giorni nostri e imbevuta nell'immaginario degli anni '50 e in quello degli '80 in un amalgama che riesce a non stridere e cozzare ma a fondersi in maniera molto piacevole. Dai '50 arrivano molti costumi, il design di automobili e locali, alcune atmosfere, dagli '80 l'estetica da videoclip, altri costumi, molta musica, alcune location. L'insieme che ne risulta appare straniante, a volte anche posticcio ma efficace.
Ben dosato anche il passaggio dalle location all'aperto (in particolare la Lower Wacker Drive di Chicago) a quelle degli studios della Universal che ben rende i due quartieri principali della vicenda: Richmond e il degradato Battery dal quale provengono i bikers teppisti conosciuti come Bombers capitanati dal truce Raven (Willem Dafoe).
E' proprio Raven ad ordinare il rapimento della bella e famosa cantante Ellen Aim (Diane Lane) con intenti prettamente lussuriosi. La fan Reva (Van Valkenburgh) chiama in aiuto suo fratello Tom (Michael Paré), un reduce di guerra, per salvare la ragazza, ex fidanzata proprio di Tom. La ferita della vecchia relazione è ancora aperta, tanto più che nel seguire la sua vocazione e la sua carriera la bella Ellen si è sistemata con il suo manager Billy Fish (Rick Moranis) che finanzierà la spedizione di Tom nel territorio dei Bombers. Ad aiutare il ragazzo l'ex militare McCoy (Amy Madigan).
I dialoghi sembrano volutamente tagliati con l'accetta, così come i personaggi, come a rendere scambi di battute e caratteri quasi archetipici. Spesso il tutto sembra la forzatura di un gioco che però in fin dei conti funziona. E poi c'è la musica che avvolge il film dall'inizio alla fine, tra i maggiori artefici della soundtrack c'è l'ottimo Ry Cooder con la sua chitarra, poi tanto rock di matrice ottantiana con puntate da gruppo vocale dei vecchi '50, anche qui un miscuglio ben riuscito.
L'esito finale è molto particolare, a voi il giudizio finale su un opera che a mio avviso si è giustamente guadagnata l'etichetta di piccolo cult.