Cos’è una strada?
Un sentiero? Un percorso solcato dal passaggio degli uomini, di mezzi, di prodotti, di culture diverse? Un tracciato su cui si sono costituite memorie di intere generazioni? O una semplice linea che unisce due punti, magari più velocemente possibile?
Su quale tipo di paesaggio essa preme?
Quali sono gli effetti che si ripercuotono sul suo intorno? Qual è lo stato di resistenza che esso offre? Quali le relazioni instaurate? Come, il paesaggio, si trasforma, cambia o si evolve, proprio in relazione alla nuova strada?
Mi è capitato di trovare sopra ad un banco, qualche tempo fa, e di sfogliarlo, un libro di Emanuela Morelli, dal titolo “Strade e Paesaggi della Toscana. Il paesaggio dalla strada, la strada come paesaggio.”.
A catturare la mia attenzione, oltre al titolo, io curioso viaggiatore perennemente intrigato dalle linee del paesaggio che si allarga e si estende dal bordo delle strade, che già mi ero confrontato con questo tema, come frammento raccolto tra gli elementi che avevo preso a campione per raccontare la fine del millennio nei miei “Frammenti”, discutendo appunto della contrapposizione e della complementarietà tra l’uomo e la natura, sono proprio le domande sopra elencate.
Viaggiando, osservando e fotografando il paesaggio che scorre e si allarga ai margini delle strade che mi sono trovato a percorrere, molte delle quali ho ritrovato raccontate nel libro della Morelli, con il tempo ho avuto modo di consolidare la mia convinzione, che è il tempo stesso a costruire il senso al paesaggio stesso. E’ il fatto che su di esso si sono costituite e stratificate le azioni e le memorie di intere generazioni.