Strade perdute - David Lynch

Creato il 18 luglio 2011 da Aubromio
   Nel 1996 il cineasta americano David Lynch sembra essere tornato al suo cinema, meno conosciuto, dei tempi di “Eraserhead – La mente che cancella”.   Con il film “Strade perdute”, seguito da “Mulholand Drive” del 2001 e “Inland Empire” del 2006, prende il via la così detta “Trilogia onirica”, etichetta mai riconosciuta dal regista, ma attribuita dai lynchani.   La pellicola racconta di Fred Madison (Bill Pullman), un sassofonista che soffre una crisi matrimoniale con la moglie Renee (Patricia Arquette), sospettata di avere un amante.La loro relazione incontra ulteriori difficoltà quando, nella posta, trovano delle videocassette anonime, contenenti riprese della loro casa, e in seguito, della coppia mentre dorme.La polizia non sa spiegarsi nulla sull'accaduto. La trama si complica quando viene rinvenuta una videocassetta che mostra Fred con accanto la moglie massacrata.David Lynch è il regista che, per eccellenza, lascia la comprensione della trama tutta all'interpretazione. Detto questo, le soluzioni interpretative possono essere molteplici, ma nessuna è mai stata confermata ufficialmente dall'autore.
   A mio modesto parere, anche in questa pellicola, Lynch ci fa riflettere su che cosa sia la realtà, ripercorrendo una strada, elemento emblematico del film, già battuta in passato.Quando due agenti arrivano a casa di Fred, gli domandano se in casa ci sono delle telecamere. Renee dichiara che Fred le detesta, e lui, irritato, aggiunge: “Detesto le telecamere. Preferisco ricordare le cose a modo mio, come le ricordo io. Non necessariamente come sono avvenute.” Questa frase ci può ricondurre alla schizzofrenia del protagonista.   Durante una festa, Fred incontra un uomo misterioso e a lui sconosciuto, che dichiara però di aver già incontrato lo stesso Fred a casa sua, metafora che indica la mente. L'uomo pare avere il dono dell'ubiquità, rispondendo al telefono da casa di Fred, mentre si trova davanti a lui. L'uomo non meglio identificato, su basi Freudiane, può sembrare una personificazione dell'Es, la sede degli impulsi di Amore e Morte. Questo è comprovato dal fatto che l'uomo appare dopo che Fred rimprovera l'atteggiamento di Renee con “un suo vecchio amico”, Andy. Lo stesso misterioso personaggio viene visto da Andy, probabilmente per simboleggiare l'Eros del suo inconscio in quanto potenziale amante di Renee e regista hard. Per lo stesso motivo, l'uomo senza nome è ripreso anche in compagnia del boss malavitoso Dick Laurent, che in questo caso rappresenta Thanatos.   Tornato a casa, visiona la videocassetta in cui lui è accanto alla mogli trucidata. Dopo un salto temporale piuttosto ampio, ritroviamo Fred durante l'interrogatorio con gli agenti e si assiste alla sua condanna alla sedia elettrica per l'omicidio di Renee. Chiuso in cella, l'uomo soffre sempre più di insonnia ed emicrania. All'improvviso, un altro uomo prende il posto di Fred nella cella dove era rinchiuso. Il fatto è alquanto misterioso per tutti: di Fred non vi è più traccia, e l'uomo, identificato come Pete, viene rilasciato.    Il ventiquattrenne Pete è l'opposto di Fred: odia il jazz ed è un rubacuori. Si può considerare un secondo sdoppiamento di identità anche Alice, la ragazza di Mr.Eddie, cioè Renee. In questa realtà è Pete che sottrae la donna a qualcuno, intrattenendo una relazione con Alice. Insieme all'amante, Pete è coinvolto nell'omicidio di Andy, che si scopre qui essere un regista hard che ha lavorato con Alice. Dopo aver trovato riparo in un rifugio nel deserto ( e un amplesso illuminati dai fari della macchina), Alice scompare nella casa, e riappare Fred, al posto di Pete.   Dopo aver ucciso anche Mr.Eddie, Fred arriva a casa sua, suona il citofono e comunica che “Dick Laurent è morto”, la stessa frase che Fred sente all'inizio del film quando risponde al citofono. Fred è infine inseguito in macchina dalla polizia e mentre è alla guida, accusa dei malori, probabilmente atti a ricordare la sedia elettrica su cui il Fred “reale” si trova in quel momento. La critica interpreta la pellicola, visto il finale, con la teoria matematica del nastro di Mobius.   Basandoci sull'affermazione di Fred al'inizio del film, la mente è come la telecamera in mano ad un regista: sceglia come ingannarci, cosa tacere e come montare il materiale, tralasciando la realtà oggettiva quasi completamente, aprendo la strada all'interpretazione. Il modello ciclico della pellicola può voler alludere alla collocazione fuori dal tempo reale di un'opera di fantasia, come quando riguardiamo un film per l'ennesima volta pur sapendo già come va a finire.  Presto, il download gratuito del film!


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