Strage di Brescia: un racconto per non dimenticare
Creato il 28 maggio 2011 da Marcotoresini
La bomba e il ragazzo con la bicicletta blu
"A Milano...". Pedala Tores, pedala, in sella alla tua biciclettina blu. Oggi niente scuola, a Brescia hanno fatto scoppiare una bomba. Pedala Marco, pedala, che oggi si va in piazza, hanno messo una tenda sul sagrato, come quando la grande fabbrica stava in crisi, come quando la protesta si fa più dura. In piazza hanno appeso le edizioni straordinarie dei giornali con le facce dei feriti, le foto dei morti, giovani donne, giovani uomini, pensionati, insegnanti, operai. Quello lo conosci anche tu, è uno del tuo paese, ora è in un letto d'ospedale, se la caverà. Arriva il pullman da Brescia, i volti sconvolti, le lacrime e la paura dilagano anche qui, fra i campi di frumento ed erba medica della Bassa, bianca, democristiana ma antifascista.
Pedala Tores, pedala, che c'è da andare a casa, non puoi sempre stare in piazza a berti gli umori della gente, a sentir parlare di politica, tu che gli undici anni li compi a giugno e di poltica, di fascisti e comunisti non sai nulla. Pedala verso casa, Marco, che oggi è giorno di funerali alla tv. Li guardi con mamma e papà e ti sembra di stare lì, perchè il diacono a fianco del vescovo lo conosci bene, è il figlio del tabaccaio che presto diventerà prete. Ora è lì a leggere il vangelo in quella piazza arrabbiata, tra quelle bare, tra quelle lacrime. C'è anche la sorella della tua amica al funerale, studia da infermiera e oggi non è andata a scuola per stare in piazza. Alla sua mamma però non l'ha detto, perchè lei teme altre bombe, altro sangue, altra violenza. Quanto è lontana la città vista della Bassa in questa primavera del '74, quanto appare matrigna, spietata, violenta.
"A Milano...". Quel discorso lo hai già sentito decine di volte, lo sai a memoria come una canzone di Ligabue, ma quando arriva a quel punto stringi i denti, ma non riesci a vincere il sussulto, la pelle d'oca. Tutto come la prima volta, quando alle medie ti fecero vedere il filmato sulla strage in un cinema del paese. Ora sono passati più di 30 anni da quel discorso, dal suono sordo della bomba, dalla imprecazioni di chi quel giorno stava in piazza, ma le sensazioni sono le stesse, quella rabbia è la tua rabbia, quell'emozione è la tua emozione.
"A Milano..." Scrivi Tores, scrivi. Riempi questo taccuino, blu come la biciclettina di quando eri piccolo. Riempilo, come hai fatto in questi di anni, di dati, nomi, circostanze, interviste, storie di uomini, di inchieste, di tenace ricerca della verità. Mai avresti pensato che quella bomba scoppiata quando avevi 11 anni finisse per diventare una fedele compagna di viaggio del tuo lavoro, finisse per diventare qualcosa di più di una storia fra le tante, finisse per riempirti le giornate, passate a leggere gli atti, i verbali, le perizie con le aggiaccianti immagini di quei corpi dilaniati e mutilati dall'odio. Scrivi, Tores, scrivi perchè oggi è un giorno particolare: è il giorno della sentenza, della verità sulla terza inchiesta, la terza indagine fitta di nomi, circostanze, pentimenti. Che scriverai su quel taccuino blu quando uscirà la sentenza? Non ti fai illussioni: gli anni e i "non so", i servitori infedeli dello Stato che non la raccontano giusta, hanno seminato un campo pieno di erbacce, troppo alte per intravedere la verità.
"Visto l'articolo 530 secondo comma, assolve..." stessa pelle d'oca, stessi denti serrati. Anche qui, come in quella registrazione sentita tante volte, l'epilogo era già scritto, ma nulla ti ha salvato da quel colpo duro nello stomaco, da quel senso di impotenza che vedi ora dipinto sul volto di pm, avvocati e di chi in piazza, 36 anni fa c'era. Sposti lo sguardo, fai slalom tra i fotografi e scorgi Manlio Milani, il presidente dei famigliari delle vittime della Strage, con le mani strette al volto. Sembra l'urlo di Munch, sembra un fantasma tra i fantasmi che popolano questa storia. Fantasmi senza requie come: Giulietta Banzi Bazoli, 34 anni, insegnante, Livia Bottardi Milani, 32 anni, insegnante, Euplo Natali, 69 anni, pensionato, Luigi Pinto, 25 anni, insegnante, Bartolomeo Talenti, 56 anni, operaio, Alberto Trebeschi, 37 anni, insegnante, Clementina Calzari Trebeschi, 31 anni, insegnante, Vittorio Zambarda, 60 anni, operaio.Quante volte hai annotato quei nomi sul tuo taccuino blu, ora, lasciato palazzo di Giustizia, sei qui in Piazza della Loggia, davanti a questa colonna ferita dove qualcuno ha lasciato un biglietto al vetriolo: "In questo luogo il 28 maggio 1974 non è successo niente". Fai appena in tempo a pensare che qui oggi la verità è morta forse definitivamente e scorgi un ragazzino attraversare la piazza. Avrà - sì e no - 11 anni ed è in sella ad una biciclettina blu. Sorridi e pensi: "Vai, pedala forte, la verità è difficile da raggiungere". Lo guardi sparire oltre il monumento alla Bell'Italia e nelle tue orecchie risuona l'eco di un comizio. "A Milano..."
Marco Toresini
28 maggio 1974 - 28 maggio 2011
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