Stragi in Ciad e Somalia. Nuove violenze di Al Shabab e Boko Haram

Creato il 04 novembre 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

Nuove violenze in Africa. E’ la volta di Mogadiscio, in Somalia, dove il gruppo armato Al Shabab ha assaltato un albergo nel cuore della capitale somala. Si parla di una ventina di vittime. E proprio nelle stesse ore in Ciad si consumava un’ennesima strage: un kamikaze di Boko Haram si è fatto esplodere portando alla morte 11 civili. E a volere queste stragi sanguinose sono i gruppi armati che inneggiano alla Jihad. Le esplosioni, i rapimenti e le decapitazioni – che stanno sempre più intensificandosi – destabilizzano profondamente l’Africa, già di per sé debole sotto il profilo politico.

In Somalia gli scontri di Al Shabab, in Ciad le stragi di Boko Haram. La Comunità Internazionale intanto osserva il sangue e gli scontri che non guardano in faccia a nessuno. Spesso i carnefici sono accomunati dai principi della guerra santa, che nega l’assurdità di questi orrori sistematicamente commessi. Ci si domanda che spazio abbia la pietà in tutto questo. E ancora: ci si chiede se la pietà stessa esista ancora. Un’esaltazione della morte che condurrebbe a una santità del tutto illogica ed immorale.

E intanto a Mogadiscio si muore. E’ stato così domenica all’alba quando la capitale della Somalia è stata risvegliata dal fragore delle esplosioni. Obiettivo dell’attentato il Sahafi Hotel. Un pullman imbottito di esplosivo ha causato una vera e propria strage. Una ventina di vittime tra gli innocenti, fra quanti ogni giorno convivono con l’assurda quotidianità degli attentati e delle profonde tensioni sociali.  Si contano fra le vittime anche un giornalista e un cameraman di Al Jazeera, la rete televisiva satellitare con sede in Qatar, nonché l’ex capo di Stato maggiore dell’esercito somalo.

L’attentato di domenica scorsa a Mogadiscio ha rigettato la Somalia del presidente Sheikh Mohamud nel terrore, nonostante di recente le condizioni sociali del Paese fossero leggermente migliorate. Quella del terrorismo è una ferita che può riaprirsi in qualsiasi momento e destabilizzare gli equilibri – spesso fragili – di un Paese. Basta ricordare un momento l’11 settembre americano, che cambiò radicalmente il volto dell’Occidente nel rapporto con la politica globale. E al pari della Somalia, anche il Ciad di Idriss Déby ha riscoperto domenica scorsa la violenza del gruppo armato Boko Haram. Nell’osservare la quasi totale simultaneità dell’atto di terrore a Mogadiscio e a Bougoma, c’è da domandarsi quale rete sotterranea e sofisticata si sottenda nell’ombra di questo secondo capitolo di terrorismo, dopo l’epoca di Al Qaeda. E intanto l’attentato di Bougoma, in territorio ciadiano, ha portato alla morte 11 civili. Un’ennesima mattanza che si porta dinanzi agli occhi dell’opinione pubblica internazionale.

Sono questi gli esempi eclatanti di uno Stato Islamico che imperversa in Africa e arresta violentemente ogni sorta di progresso in seno alla civiltà e al rispetto dei diritti umani. L’ombra del Califfato fa parte dell’ordinario in questi territori, almeno da quanto si evince direttamente dalla lettura della cronaca. E la guerra è il secondo fattore che si rende evidente, insieme al sangue, al conteggio delle vittime e al numero di attentati che scuotono il quotidiano. Quella che si viene a determinare è l’impressione di una guerra – quella contro il Califfato – che porta a casa successi, ma al contempo apre nuovi fronti di scontri armati ed ennesime instabilità. Quale mai sarà il futuro dell’Africa? Oggi siamo costretti a interrogarlo all’ombra dei recenti attentati in Somalia e Ciad. E domani?

Tags:11 settembre,Africa,al shabab,boko haram,califfato,Ciad,isis,mogadiscio,somalia,stato islamico,terrorismo

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