Ci dissero che da quella cascata sgorgavano diamanti, che nessuno sa da dove questi provengano, ma che in molti avevano provato a raccoglierli senza risultato.
Io e Jules partimmo senza una direzione certa verso cui puntare.
Ci dissero di seguire i colori della natura, che la magia di quella fonte ci avrebbe attratto a sé come il canto di una sirena.
E infatti il rumore dell’acqua, più eravamo vicini più pareva una splendida armonia di echi e profumi, un incanto di soffi delicati e di una freschezza preziosa.
Dopo molti giorni di viaggio, passando le notti sotto una coperta legata a vecchi rami, i nostri muscoli erano provati da fatica e contrazioni dolorose, ma ci dissero che quell’acqua avrebbe calmato ogni dolore, privandocene in pochi istanti.
Quando spostammo le ultime foglie dorate per trovarci davanti a quell’incanto, Jules mi strinse il polso come a volermi chiedere silenzio: io mi fermai, osservai la bellezza ad occhi spalancati, e con uno scatto iniziati a correre perché mi era impossibile non farlo.
Lui mi seguì, ci tuffammo assieme in quell’acqua ricca e tiepida, sentendoci inghiottiti in un turbine. Che sciocchi eravamo stati. Ci avevano detto che nessuno era sopravvissuto, che nessuno era tornato a casa con le tasche colme, che in molti ci avevano provato.
E così anche noi non potremo comunicare agli altri che da quel turbine non si può uscire. Il dolore ce lo tolse, ma in un modo inaspettato; le nostre anime divennero diamanti, i nostri corpi si consumarono come polvere. Era chiamata Sorgente dell’ Ascolto: ci finivano quelli che come noi erano richiamati dal luccichio delle speranze, dal turbine della parole e dal fascino della voce d'altri.
Ascoltare gli altri non va sempre bene, soprattutto se le loro parole sono rivestite di promesse confuse, se non si sa leggere tra le righe, se non si è abbastanza forti da trovare la ricchezza in se stessi e nella propria capacità di giudizio.