Strana storia questa del mio libro Cuore

Creato il 17 marzo 2011 da Cinzialuigiacavallaro

Di libri ne ho tanti, è vero, sebbene più della metà di quanto ho letto sia stato preso in prestito in biblioteca, pertanto non staziona sugli scaffali della mia libreria. Comunque sia, va da sé che spesso io debba riordinare e a volte, a malincuore, eliminare dei libri. L’ultima volta, la scorsa primavera, non si sa come, in mezzo ad altri libri da portare al mercatino della parrocchia (sì, mi rifiuto di buttare in una discarica un libro, per quanto non mi possa essere piaciuto) ci finì anche “Cuore” di Edmondo De Amicis. È stata una svista, evidentemente. Poi, a settembre, in occasione del mercatino decisi di fare anch’io un giro per vedere che libri ci fossero. Ormai era un tardo pomeriggio domenicale e le bancarelle quasi vuote; tra i pochi libri in esposizione l’occhio cadde su questo libro e pensai: questo libro lo conosco. Mia figlia che mi accompagnava mi guardò incuriosita, poi presi il libro in mano ed ebbi un sussulto: sì era il libro della mia infanzia. Aprii la copertina e vi ritrovai la dedica dei miei genitori. Era solo il 1967 e quando rilessi quelle parole tornai di nuovo interiormente bambina per una manciata di minuti. Non avevo voglia, proprio in prossimità della chiusura, di stare a spiegare alle signore della bancarella tutta la storia così da riprendermi indietro il libro e basta. Mi avviai dunque silenziosa e un po’ commossa con il libro in mano verso di loro e, per 2 € tondi tondi, ricomprai il libro e riebbi indietro un pezzo della mia vita.

Quello che ricordo è che leggendolo all’età di sette anni piansi molto, in alcuni momenti dovevo interrompere la lettura e una sera, verso la fine del libro, mi rifiutai di mangiare a cena e presi solo una tazza di latte caldo con qualche fetta biscottata e, nonostante i rimproveri dei miei genitori, continuai a leggere a tavola: leggevo, piangevo e mangiavo. Ora che sono più che adulta posso solo dire che si possono spendere fiumi di parole su questo libro, in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia si potrebbe ben dire che è tutta retorica, che è solo un testo moralista e certamente desueto. Io in verità non ne sono tanto convinta. Ci sono dei valori, nel libro ben descritti e contestualizzati, che si sono persi e che andrebbero a mio modesto parere rivalutati. E così ora mia figlia me l’ha sequestrato; ieri l’ha portato a scuola e l’ha mostrato ai suoi compagni come pezzo da museo (realmente lo è) ma poi si è appassionata e lo sta leggendo lei stessa, affinando anche le differenze linguistiche, visto che l’italiano di allora non può essere quello di oggi. Ma che è un testo classico e pieni di messaggi di valore me ne accorgo guardandola mentre lo legge: la generazione di Geronimo Stilton che si appassiona ad un classico italiano per l’infanzia. Nonostante tutto un bel salto di qualità.