Stranger than Paradise

Creato il 02 agosto 2010 da Robydick
1984, Jim Jarmusch.
Primo lungometraggio del regista, bianco e nero sgranato girato con le pellicole avanzate a "Lo stato delle cose" di Wim Wenders, diviso in 3 parti:
- The New World: Willie, un giovane newyorkese di origini ungheresi ospita suo malgrado, in un piccolo monolocale, sua cugina Eva proveniente dall'Europa, e diretta a Cleveland dove vive una loro zia.
- One Year Later: Willie insieme all'amico, e compagno di gioco d'azzardo, Eddie vanno in macchina a trovare Eva che nel frattempo è in una Cleveland fredda ed innevata, e lavora in un fast-food.
- Paradise: quando Willie ed Eddie ripartono per tornare a New York cambiano idea, tornano indietro, caricano Eva e partono per la Florida, in cerca di caldo e mare, una vacanza improvvisata, con un finale d'incertezza.
Lento e annichilente, è uno strano film che m'è sembrato andarci giù pesante su quello che può essere un amaro disincanto del cosiddetto sogno americano. Willie ha una vita davvero insignificante, sopravvive di espedienti, fa il sostenuto con Eva, ci tiene a che si parli inglese e non ungherese sia con lei che con altri parenti, ma non c'è alcun inserimento sociale nella sua vita, è distaccato e non si capisce nemmeno a cosa potrebbe attaccarsi.
Emblematico un dialogo su una partita di football americano vista alla tele da Willie e Eva: il primo se la vuole far piacere a tutti i costi, la seconda lo giudica uno sport stupido non capendone il senso. Un piccolo dialogo perfetto. A parte il significato metaforico, m'ha fatto molto ridere, proprio perché il senso di quello sport non l'ho mai capito nemmeno io ed è uno dei fattori (non il più significativo, certo) che mi ha sempre reso cosciente di quanto personalmente io sia distante dalla cultura e mentalità americane.

John Lurie

Perché andare a trovare Eva a Cleveland se non per il motivo che è stata l'unica novità da molto tempo?
I grandi spazi americani si riducono ad un appartamento, all'interno di una macchina durante il viaggio, ad altri luoghi piccoli privi d'orizzonte. Il mare della Florida appena s'intravede, sono vite chiuse, ovunque si spostano permangono le stesse tendenze, stessa noia e stessi vizi. E' un trascinarsi.
Poetico e originale, con ottime musiche (poche) sia di autori vari che in particolare di John Lurie, artista poliedrico che interpreta Willie ed è autore della colonna sonora di questo ed altri film.
Giudizio finale: da vedere.
Una visione forse per cinefili, non è roba che può piacere a tutti.

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