Fermo rimango seduto il mondo fuori congelato in un fotogramma catturato dai miei occhi che lentamente si asciugano sfocando gli oggetti e sfumando le luci nessuna soluzione di continuità fra me il mio corpo l’aria e la terra che mi circonda penetrare dentro il salvifico odore di muschio che autunnale rappresenta il passaggio di consegne fra la vita la morte vita denso brulicare di sensazioni sotterranee che si agitano sottopelle scavando percorsi senza entrate verso destinazioni senza uscita radici che vagano in tondo abbracciando se stesse cercando di non scomparire dissipazione di calore negentropia antitesi dell’esistenza parodia del dolore grande livellatore di ogni cosa dotata di senso e sensibilità fermo aspetto il tempo continua a scorrere senza ritmo senza pause un suono lungo ininterrotto da qui all’eternità rumore di fondo eco della costituzione dell’universo lento collasso fuori da ogni orbita oltre ogni possibile aiuto ci si nasconde agli occhi del mondo crescendo marcendo degradando come la riva di un burrone che si affaccia sul nulla fermo rimango seduto osservando la rimanenza della mia coscienza sgretolarsi come sabbia dissipandosi negli anfratti interstizi spazi vuoti angoli della mente periferia dell’impero ormai abbandonato da ogni forma di vita controllo anomia atarassia cancellazione delle proprie tracce dal canovaccio comune opera aperta tabula rasa luce assorbita non più riflessa ombre colonizzanti terra incognita lato oscuro della luna crateri in cui si accumulano strati di dubbi collezioni di enigmi intangibili piccole differenze nella densità del respiro che rarefatto si fa latore di un’impermanenza interiore sinonimo di bidimensionalità lento limarsi dello spirito contro superfici scabre asperità dei giorni non più fermo nessuna cosa da osservare la realtà solo un’arbitraria convenzione sancita da occhi senza luce sguardo senza calore relativa ambiguità introspezione distruzione del sé inabissamento dell’io mondo fluttuante tocca il fondale ascensione libera te stesso