“Street art” di Duccio Dogheria: la storia di uno dei movimenti artistici più diffusi al mondo

Creato il 04 febbraio 2016 da Alessiamocci

“Cercando un punto d’inizio alla pratica espressiva del dipingere i muri, la mente corre alla notte dei tempi, quando la scrittura era ancora lontana dall’essere inventata e le immagini raffigurate non avevano qualità estetiche, quanto piuttosto logiche e propiziatorie.”

Duccio Dogheria, nato a Rovereto nel 1976, pubblica nell’ottobre 2015 con Giunti Editore il volume dal titolo “Street art”. Il sottotitolo “Storia e controstoria, tecniche e protagonisti” ne preannuncia il contenuto, stampigliato su una copertina a dir poco accattivante.

Recensire un libro che parla di street art – arte di strada o arte urbana –  non è mai facile. Questo tipo di espressione grafica è in continuo divenire, ma soprattutto è al limite fra la creatività e l’atto vandalico. Particolare non da poco.

Si tratta di un genere di arte figurativa che coinvolge tutti, poiché questo movimento artistico, di cui l’autore realizza una vera e propria “cronistoria”, è ormai diffuso ovunque. Basta guardarsi intorno, nelle nostre città, per vedere che è presente e ci circonda. Inoltre, in questi ultimi anni, esso è accettato, oserei dire “legalmente”, laddove ci sia bisogno di abbellire le zone più degradate. Per esperienza personale, potrei citare l’esempio di Padova, dove opera il grandissimo Kenny Random, che io adoro.

Scritte e disegni dalle tinte decise abbondano sulle facciate dei palazzi, realizzati da quei ragazzi che lavorano in sordina, uscendo la notte con bombolette e vernici, sfidando le intemperie e la legge, ma che oggi sono considerati a tutti gli effetti degli artisti.

Senza dubbio, partendo da quelle che sono le origini di questo tipo di raffigurazione artistica, la street art, come spiega l’autore, è considerata una forma espressiva di basso livello, a cui forse non viene data la considerazione che merita.

L’opera è corredata da suggestive immagini, quindi, ancora prima che da leggere, essa si rivela come una piccola meraviglia da sfogliare, per gli appassionati del genere, e da “divorare” con gli occhi.

Dal fascino ancestrale dei graffiti rupestri, considerati gli albori di questa modalità espressiva, si passa alle grottesche, sempre un particolare tipo di decorazione pittorica parietale. L’autore ripercorre la storia di quest’arte suggestiva – anche “appariscente”, se vogliamo –, che talvolta irrompe improvvisa e, coi suoi colori accesi, costituisce quasi il biglietto da visita delle nostre città.

Dai murales messicani, si giunge a quella che è la controcultura degli anni Sessanta e Settanta, fino a fare la conoscenza dei più grandi esponenti del cosiddetto “graffitismo”, in gergo “writers”, quali lo statunitense Keith Haring, l’inglese Banksy, l’italiano Blu che agisce sotto pseudonimo, lo street artist Ericailcane che ha realizzato installazioni in tutto il mondo, fino ad arrivare a JR, fotografo di strada e street artist attivista.

Questo libro, che descrive uno dei fenomeni più moderni del nostro tempo, scava nella storia, ma soprattutto in quelle che sono state le basi precedenti, merito delle quali il movimento si è costituito.

“Street art” è forse un’opera da sfogliare più in prima persona, che non da raccontare, ed è per questo che vi consiglio la consultazione di questo libro, così suggestivo e perfettamente al passo coi tempi.

Written by Cristina Biolcati


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