Streets of Philadelphia

Da Photografree

E ti accorgi che ti manca l'Italia quando senti parlare la tua lingua in un posto così lontano da casa. Che piacere...
Sebbene non ci fosse bisogno di conferme, ogni volta che viaggio, ogni volta che decido di timbrare il passaporto, mi immergo in una dimensione alternativa e comprendo meglio le mie radici e forse anche me stesso. Viaggiare mi porta ad un confronto violento - non hai alternative - con me stesso, le mie paure, i miei pre-giudizi.
Ne esco ogni volta con le ossa rotte ma so che dopo la calcificazione sono più forti. Questo è il primo viaggio così lontano e senza che qualcuno mi dia una mano. Nessuno che venga a prendermi o mi porti in giro. Nessuno che mi chieda di cucinare o cosa vorrei mangiare. Questa volta, però, ho lo spazio ed il tempo per sedermi - come ora - su un marmo e guardare, osservare. Forse ho appreso dalla mia nipotina lo sguardo curioso ed indagatore. Ogni cosa per lei è novità.

Quando leggevo sulle guide che negli Stati Uniti, ed in particolare in alcune città, avresti potuto essere te stesso non capivo fino a che punto.
Gente che con un abito elegante ed un panama bianco cammina per le strade con un hi-fi portatile ed il volume al massimo. Gente che indossa un iPod e balla per le strade o nelle sale d'attesa come se fosse ad una audizione. Gente che corteggia altra gente con i modi più stravaganti possibili (capisco solo ora perché noi italiani do it better).
Gente che sembra uscita da telefilm degli anni '70 e gente normale che porta avanti la famiglia. Bellissime ragazze e fissati di jogging. Turisti e mendicanti. Venditori di hot dog ed improvvisati ambulanti. Neri come solo negli Usa e bianchi come solo negli Usa. Crogiuolo di etnie e corsa verso l'apparenza di una integrazione. Tempio della mela morsicata e stipendi tanto bassi da poterti a mala pena permettere un vecchio Motorola.
Da qui comincia il mio primo vero viaggio negli States.

Ed ora hot dog time e poi a vedere la gradinata - The steps - rocky merita un tributo

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