Nella notte di Natale non bisogna litigare con nessuno perché “porta male”. Non bisogna scopare la casa, ma se proprio bisogna farlo, si deve radunare tutto lo sporco al centro della casa, raccoglierlo e non buttarlo fuori altrimenti i problemi, i segreti vostri e della vostra famiglia diventeranno di dominio pubblico. Se per cena avete mangiato del pesce, conservatene di nascosto una lisca, vi porterà denaro. Un po’ come le lenticchie a Capodanno. Se qualcuno in famiglia soffre di mal di schiena, a pranzo o al cenone bisogna che, dopo essersi messo in piedi, prenda uno spaghetto, uno solo e lo ingoi senza masticarlo. Il mal di schiena guarirà come per miracolo. Terminata la cena è di buon auspicio lasciare sul tavolo un po’ di cibo per i defunti. Ricorre spesso questa interconnessione tra il mondo dei vivi e quella dei morti. “S’ t’nit u c’ppón dint u fucarìl ‘pp’ccèt tutt a nòtt” (Se avete il ceppo nel camino acceso per tutta la notte), la mattina dopo, appena alzati, per prima cosa spargete per casa della cenere per tenere lontani i malanni. E per le ragazze e i ragazzi in età di fidanzamento si crede che se la notte di Natale si mettono a letto camminando a ritroso, riescano a sognare il viso dell’innamorato. Per la festa di Natale non bisogna mai regalare chiavi o porgere coltelli sempre che non si voglia allontanare qualcuno. Queste sono soltanto alcune delle “credenze” che ricordo io, ma vi assicuro che ve ne sono di ogni genere. Quelle però che, da sempre, più colpiscono la fantasia di chi le racconta e di chi le ascolta, sono le leggende legate alle streghe e ai lupi mannari. Non mi è chiaro fino in fondo il perché, ma sembra che strega o lupo mannaro si nasca! E precisamente le streghe e i lupi mannari, femmine e/o maschi, hanno in comune la data della nascita che per entrambi capita alla mezzanotte di Natale. Tutti coloro, cioè che nascono alla mezzanotte della notte di Natale, sono destinati a diventare lupi mannari, se maschi o streghe, se femmine. In realtà qui le leggende hanno più di una versione. Per esempio lupo mannaro diventava anche chi veniva “concepito” nella notte della festa di San Paolo. Oppure una strega o uno stregone poteva nascere anche nella notte di San Giovanni. Secondo la tradizione abruzzese, il destino del figlio maschio poteva essere cambiato se il padre, nelle tre notti successive al Natale (Il numero tre ricorre spesso nelle superstizioni: rappresentando la Trinità), con un piccolo ago ardente avesse tracciato una croce sul piede del piccolo. Il maschilismo torna anche nella superstizione. Facendo questa operazione si diceva che“l’éva f’rrà” (doveva ferrarlo).
Dalle nostre parti si crede che anche le bambine “concepite” nella notte di Natale o del 25 marzo, l’Annunciazione, siano destinate a diventare future streghe. Esistono poi dei precisi segni fisici che indicano chiaramente futura strega. In tempi remoti, per esempio, i nei o le voglie erano un possibile indizio. Oppure, come si diceva una volta “è nèt ca cammìsc”. Nascere cioè avvolto nella placenta. A tale proposito ricordo che una simile nomea e stranissimi poteri erano attribuiti in paese al sacrestano della Ciesa Madre che, mi pare di ricordare si chiamasse Poldìn. Da bambino mi avevano letteralmente infuso terrore per questo signore. Raccontavano che bisognava stare molto attenti a dargli la mano perché “quìll c’ sfrach’nijéij na l’scèrt ‘mmèn e quand t’ dà a mèn t’ fa m’nì na ‘mmalatìj!”(quello si strofina una lucertola nella mano e stringendo la tua ti trasmette una malattia)! Per la verità quel signore un po’ si atteggiava a “grande stregone”. Un po’ gli piaceva! Gli dava una certa autorità. Poi, però, diventai amico del figlio e la mia paura passò.
E pensare che mia suocera è nata proprio la sera del ventiquattro di dicembre. Allora io quando volevo prenderla in giro le dicevo che lei era cattiva e che era una strega. Madonna come s’incazzava! Poi però precisava che in realtà lei era nata la sera e non la notte di Natale e quindi non poteva essere una strega. Allora io rincaravo la dose dicendole che lei era una strega e che la notte si trasformava in una gatta e andava in giro per la città. Le dicevo così perché avevo letto che questa era la superstizione in auge nel barese e cioè che le “masciare” diventate gatte potevano tuffarsi volando da un tetto all’altro e lanciare sortilegi. Si raccontava anche che se un uomo fosse stato convinto che una gatta fosse in realtà una strega, poteva, conoscendone la formula, recitarla e la gatta si sarebbe immediatamente trasformata in una bellissima donna nuda. Fate attenzione quindi se vedete un uomo parlottare con un gatto. Magari sta soltanto cercando di ricordare la formula per ritrasformare la gatta in una stupenda e nuda strega!