Stroncare la stroncatura: Carofiglio Vs Ostuni

Creato il 04 agosto 2012 da Alessandraz @RedazioneDiario
Pubblicato da Francesca Rossi La notizia ha fatto riflettere e parlare molto il mondo dei media: Gianrico Carofiglio, magistrato, scrittore che ricorderete sicuramente per il libro Il Silenzio dell’Onda e medaglia di bronzo all’ultimo Premio Strega non ha affatto gradito le critiche di Vincenzo Ostuni, editor della casa editrice Ponte Alle Grazie. Carofiglio, infatti, punto sul vivo dell’arte narrativa, non le ha mandate a dire: prima una minaccia di querela contro Ostuni, poi una più mitigata (?) richiesta di risarcimento danni. Ma qual è il motivo del contendere? Presto detto: Ostuni avrebbe definito Carofiglio “scribacchino” e “mestierante” sulla sua bacheca facebook. 
E qui inizia l’amletico dilemma: si dice spesso che una critica dovrebbe far riflettere chi l’ha ricevuta. Talvolta, magari, anche farlo sorridere. Si insiste molto sulla capacità di ironizzare, anche “esorcizzare” un parere che si reputa troppo tranchant, attraverso una risposta puntuta ma non volgare, elegante e spiazzante o, se si preferisce, il silenzio. E’ anche vero, però, che le critiche non dovrebbero mai trasformarsi in insulti verso la persona ed il lavoro che ha svolto. Si dovrebbe avere quella propensione a spiegare il motivo di un’opinione negativa ed essere il più possibile professionali. Qualunque coinvolgimento personale dovrebbe essere tenuto fuori.
Insomma, ci si infila in un labirinto irto di spine. C’è, però, un’importante considerazione: la libertà d’espressione e di opinione, che certo non è un optional. Secondo voi, cari lettori, questo è un diritto illimitato o ci sono dei freni come, per esempio, la buona educazione ed il buon senso? Fin dove ci si può spingere? Quando una critica diventa insulto?
Ma non finisce qui: non solo il confine tra opinione ed offesa è molto labile e puntellato sulla libertà di critica e sul concetto di democrazia che, ahimè, per alcuni sono poco più che un insieme di fonemi. Esiste anche il diritto di replica.
Il dilemma si infittisce: come si dovrebbe rispondere ad un giudizio negativo (ammesso che se ne abbia voglia e tempo). A suon di carte bollate? Oh Numi, l’Italia nuota già in un mare di scartoffie. Anche in questo caso si dovrebbe valutare la necessità di utilizzare timbri e carta, quest’ultima fatta con i nostri amati alberi che vorremmo tanto difendere. Si può utilizzare la voce, ma attenzione: anche le corde vocali sono un bene prezioso, da non sprecare ad ogni accenno di tempesta. 
Forse, però, prima di rispondere si dovrebbe riflettere anche su un altro punto: Carofiglio si sente ferito nell’orgoglio. Ritiene di essere stato diffamato e chiede un risarcimento. Non spetta a noi decidere se è in torto o meno. Ma, cari lettori, danno o non danno vi siete mai chiesti perché notizie come queste hanno grande eco sui giornali e online? Che senso ha oggi l’onore? Esiste ancora? C’è un nesso tra questo ed il denaro con cui si vuole essere risarciti per il colpo morale subito? 
Sia detto chiaramente: azioni civili di questo tipo sono legittime. La Legge le prevede e su questo non si discute. Nessuno vuole “processare” Carofiglio o Ostuni (tra l’altro qui si parla di azione civile e non penale). In realtà, non resta che vedere come finirà tutta la faccenda. Forse, alla fine di tutto, l’unica cosa possibile è continuare a fare ciò per cui ci si sveglia ogni giorno e lasciare che il mondo vada avanti come meglio crede. Anche se, ogni tanto, far sentire la propria voce ci ricorda che dobbiamo sempre tendere ad un mondo tollerante e libero.
E voi cosa ne pensate? 

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