La “società dell’immagine” ci propone continuamente miti, supereroi nel cinema e nei fumetti, icone pop nel cinema, nella moda e nella televisione. Questo “concentrato” diviene il nostro immaginario collettivo quotidiano. Le mitologie e le immagini dei nostri “idoli” ci “rassicurano” togliendoci ogni dubbio che esista un mondo alternativo a questo in cui viviamo, un altro mondo possibile. Le nostre coscienze sono beate e lontane dal “rischio dell’interrogazione e del dubbio”, la nostra è una “strana quiescenza” molto simile ad un sonno profondo.
Bisogna risvegliarsi da un “torpore” che ci rende sempre più schiavi e meno liberi.
Crediamo di essere liberi e indipendenti perchè abbiamo le nostre convinzioni e certezze “su ogni cosa”, perchè abbiamo un determinato lavoro e un determinato ruolo sociale che ci permettono una vita “agiata o meno”, perchè possiamo permetterci una serie di beni di consumo etc.
La nostra libertà è ceduta in cambio dell’asservimento al sistema società: esso per funzionare nel suo complesso ha bisogno che ogni “piccolo ingranaggio” del sistema funzioni e quel piccolo ingranaggio siamo noi.
La società dell’immagine, espressione del sistema-società contemporaneo neoliberista e capitalista, è lo strumento di controllo sociale che si affianca alla gerarchizzazione della piramide sociale e alle norme e alle convenzioni etico-morali e riguardanti la giustizia.
C’è bisogno di una de-mitizzazione delle mitologie che governano la nostra società unita ad un pensiero critico e consapevole: ci vuole un abbandono dell’inerzia della mente e della coscienza.
Solo così possiamo “tentare e cercare” di essere più “liberi” e meno asserviti al sistema.