LA NATURA DELLE COSE
(Libro terzo, parte)
Alcuni si struggono per il desiderio di statue e di gloria,
e spesso a tal punto, per timore della morte, afferra
gli uomini l’odio della vita e della visione della luce,
che essi stessi con animo angosciato si danno la morte,
dimentichi che la causa degli affanni è proprio questo timore;
ciò tormenta la dignità, spezza i vincoli dell’amicizia,
e spinge a sconvolgere il sentimento stesso della pietà.
Spesso in passato gli uomini hanno tradito la patria
e i cari genitori per cercare di sfuggire ai templi dell’Acheronte.
Infatti come nelle cieche tenebre i fanciulli trepidano,
spaventati da ogni cosa, così nella luce noi talvolta
temiamo cose che non sono affatto più paurose
di quelle che i fanciulli paventano nelle tenebre, immaginandole imminenti.
Questo terrore dell’animo, dunque, e queste tenebre occorre
che siano dissipate non dai raggi del sole o dai lucenti
dardi del giorno, ma dalla visione e dalla scienza della natura.
Anzitutto dico che l’animo, che spesso denominiamo la mente,
ove ha sede il criterio intellettuale e il governo della vita,
è una parte dell’uomo non meno che una mano e un piede,
e gli occhi costituiscono le parti di un’intera creatura animata.
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la sensibilità dell’animo non risiede in una parte determinata,
ma consiste in un certo abito vitale del corpo
che i Greci chiamano armonia, poiché ci farebbe vivere
con facoltà di sentire, sebbene la mente non risieda in alcuna parte;
come spesso si dice sia la buona salute del corpo,
che pure non è alcuna parte dell’uomo sano.
Così non pongono la sensibilità dell’animo in una sede determinata,
e in ciò mi sembra che si allontanino molto dalla giusta strada.
-Lucrezio-