Gli italiani si impoveriscono sempre più. Il dato non è nuovo ed è sotto gli occhi di tutti, ma la prima domanda da porsi è: perché?
Al primo posto tra le cause troviamo senza dubbio l’accresciuta pressione fiscale che si è abbattuta senza pietà sui salari, determinando un vero e proprio crollo.
Se nel 2013 il peso delle tasse sui redditi da lavoro fosse rimasta quella del 1980, il salario netto mensile sarebbe stato pari a circa 1.600 euro invece di poco più di 1.300. Quindi, una perdita di circa 290 euro al mese in media pari a circa 3.500 euro di tasse in più pagate dai lavoratori ogni anno. Circa 6 milioni di persone, in particolare i giovani, percepiscono reddito mensile al di sotto dei 1.000 euro.
Occorre fare su questo punto un raffronto col passato: un giovane degli anni ’70 guadagnava mediamente il 10% in più della media nazionale, negli anni della crisi invece ne porta a casa il 12% in meno.
E se un italiano guadagna in media 1.327 euro al mese, il raffronto il salario di un lavoratore tedesco potrebbe essere paradossale. Quest’ultimo, come si sottolinea nello studio, guadagna in media 6 mila euro in più l’anno.
Si amplia, come accennato, la forbice tra il salario dei lavorati dipendenti e quello dei professionisti. Se si confrontano le retribuzioni dei lavoratori dipendenti e i compensi dei top manager la diseguaglianza diventa lampante: il salario medio dei primi infatti si attesta sui 28.593 euro annui mentre i compensi dei secondi viaggiano sui 6,5 milioni di euro. Significa che per un lavoratore dipendente ci vogliono in media 225 anni, quindi ben oltre due secoli, per guadagnare quanto un top manager incassa in un anno.
Il secondo fattore che ha intaccato il reddito degli italiani è la scarsa produttività: forse il più grande problema del nostro sistema. “Rispetto alla Germania”, si legge nello studio, “scontiamo un differenziale di oltre 25 punti percentuali accumulato negli ultimi 15 anni. Bisogna intervenire per favorire la crescita dimensionale d’impresa e, per questa via, la produttività è vitale per il Paese e va affrontata anche attraverso una programmazione, obiettivi di recupero da prefissarsi”.