Pellicola “impomatata” dallo stile yuppie anni 90, Studio illegale (2012) si modella su Fabio Volo in modo mimetico, ma non diverte e non coinvolge.
Andrea Campi è un avvocato di successo. Single e cinico, Andrea lavora in un prestigioso studio legale di Milano, che si occupa di diritto internazionale. Il suicidio di un collega e il contenzioso per l’acquisizione di un’azienda farmaceutica, gli permettono di conoscere Emilie, una collega francese di cui si innamora.
Film che si plasma sugli stilemi caratteriali di Fabio Volo, Studio illegale cerca (senza riuscirci) di rendere simpatico uno dei settori lavorativi meno sopportati dalla popolazione (che gli riserva qualche insulto): quello degli avvocati. Tuttavia, appiattendo la vicenda e cospargendola di macchiette insensibili e irritanti, Studio illegale diviene una pellicola insulsa e senza obiettivo. Se non quello di confermare una volta per tutte la narcisistica immaturità che avvolge l’intero film, cannibalizzato da Volo, che oscilla nel perenne dubbio tra una vita libera e votata a quello che conta davvero (amici e amore) e l’affermazione personale, nella quale denaro e stakanovismo (?) dominano. Tutto questo immerso in una storia che mette in mostra avvocati che bramano soldi e gloria e stupide e insulse segretarie bionde in tailleur, affette da instancabile ridarella o rigida frigidità. Questo è l’universo che Carteni (il regista) ostenta senza dimenticare l’immancabile storia d’amore, che mescola le carte e permette di eseguire esami di coscienza e superficiali analisi sul senso della vita. Studio illegale si traveste da commedia evasiva e d’intrattenimento per poi rivelarsi (anche in chiusura, grazie a quello sguardo in favore di camera sbarazzino e sornione del protagonista) un film che deve, obbligatoriamente, calzare a pennello sul corpo di Volo. Un’opera a cui mancano solo gli aforismi “illuminanti” dell’attore-scrittore per diventare in tutto e per tutto una pellicola scritta da Fabio Volo, con Fabio Volo e prodotta da Fabio Volo.
Oltre al tentativo (peraltro mancato) di rendere gli avvocati più simpatici al pubblico (anzi forse il film li rende ancora più indisponenti), Carteni scivola in un buonismo di facciata e in una serie di espedienti che dovrebbero far sorridere, mentre invece attestano questa pellicola a pretesto puerile per mettere, nuovamente, davanti alla macchina da presa il “faccione” spaesato e irrimediabilmente immaturo di Volo. Il regista marcia sopra questo aspetto (infantilismo alla Peter Pan) e non vi trova rimedio, se non ostentandolo e rendendolo il vero motore di un film che si guarda di sfuggita e si dimentica altrettanto velocemente.
Uscita al cinema: 7 febbraio 2013
Voto: *1/2