Studiosi americani ipotizzano una nuova eruzione del Vesuvio simile a quella del 79 d.C.

Creato il 12 luglio 2013 da Alessiamocci

Se i lettori mi perdonano l’ironia, mi permetto di constatare che ultimamente la notizie “migliori” sembrano venire da oltre oceano! Prima fra tutte, la profezia dei Maya che per fortuna non si è avverata, e che aveva previsto la fine del mondo nel dicembre 2012.

Ebbene sì, perché in questi giorni si è diffusa una notizia che ha creato nuovo panico. La rivelazione sconvolgente riguarda gli abitanti della Campania che vivono nelle vicinanze del Vesuvio, e guarda caso, viene da New York. Alcuni studiosi americani affermano che il Vesuvio esploderà a breve ed ucciderà circa un milione di persone.

Si prevede una nuova eruzione del Vesuvio, di grave entità, simile a quella che nel 79 d.C. distrusse Ercolano e Pompei. Ipotesi che molti ritengono improbabile e non vogliono neppure prendere in considerazione.

Flavio Dobran, docente della New York University ed ingegnere fluidodinamico dedicato alla vulcanologia, ritiene invece possa essere un evento possibile ed alquanto vicino. Secondo Dobran, il noto vulcano campano si sta preparando a scatenare tutta la sua potenza con un’eruzione dall’esplosione distruttiva. Dobran spiega che “all’improvviso il Vesuvio che sonnecchia dal 1944, esploderà con una potenza mai vista. Una colonna di gas, cenere e lapilli si innalzerà per duemila metri sopra il cratere. Valanghe di fuoco rotoleranno sui fianchi del vulcano alla velocità di cento metri al secondo e una temperatura di mille gradi centigradi, distruggendo l’intero paesaggio in un raggio di sette chilometri, spazzando via strade e case, bruciando alberi, asfissiando animali, uccidendo forse un milione di esseri umani”.

Mentre “ringraziamo” intimamente il professore, per questo “incoraggiante” scenario apocalittico che ci ha prospettato, cerchiamo di focalizzare meglio l’attenzione sulla notizia. Ovvero, ammesso che questa eruzione possa avverarsi, quali sarebbero le conseguenze?

In caso di eruzione, i comuni in “zona rossa” quindi a rischio, sarebbero ben 24. La Protezione civile nazionale sta lavorando a Napoli per presentare le linee guida per la stesura dei piani comunali cui la Regione Campania ha assegnato risorse per 15 milioni. Ci si sofferma ad analizzare i rischi vulcanici e la criticità dell’area a ridosso del Vesuvio.

Personalmente porto nel cuore gli abitanti della Campania, come un po’ tutti, credo. Bisogna dire, allo scopo di tranquillizzare la popolazione, che il Vesuvio è senza dubbio tra i vulcani più studiati e tenuti sotto controllo nel mondo, quindi un’eventuale eruzione non potrebbe avvenire senza una previsione di largo anticipo che permetterebbe un piano di evacuazione.

Il vulcano conserva energia dal 1631. La camera magmatica, che contiene polveri vulcaniche e rocce fuse a duemila gradi di temperatura, è di circa cinque km cubi. Oggi il condotto principale è ostruito dal magma raffreddatosi dopo l’eruzione del 1944. Gli scienziati stanno definendo con precisione dove possa trovarsi la camera magmatica che si sta riempiendo di lava e di gas. Una sofisticata strumentazione sta tenendo sotto controllo ogni più piccolo movimento del magma gas. Composizione chimica delle acque sorgive, micro terremoti del livello del suolo sono costantemente analizzati da computers.

Il Vesuvio potrebbe risvegliarsi con modalità terribili, e non è detto che il magma esca seguendo la strada principale: potrebbe sgorgare da uno dei versanti del vulcano.

Per questo sono stati installati degli strumenti per il monitoraggio continuo della sismicità, delle deformazioni del suolo e delle emissioni di gas dal suolo e delle fumarole. Inoltre si effettuano periodiche campagne per la misura di particolari parametri geofisici e geochimici.

Il Vesuvio potrebbe esplodere di nuovo quindi. I piani di protezione civile devono rivedere il progetto di evacuazione: con quello attuale, Napoli sarebbe in pericolo. Il piano di emergenza non viene aggiornato significativamente da più di cinque anni, e prevede l’evacuazione dei comuni della zona rossa, ma non di Napoli.

Napoli, dal canto suo, “ringrazia” per la premura riservatale, ma getta acqua sul fuoco. “Non facciamo allarmismi”.

Ed i suoi “angeli custodi” dell’osservatorio vesuviano e della protezione civile rassicurano: “Il vulcano è monitorato, non ci sono segnali che facciano pensare a un’eruzione vicina”. Per Napoli il rischio non è quello immediato di piogge piroclastiche ma di cenere. L’evacuazione può essere in questo caso più lenta e programmata in base ai venti.

Nessun rischio concreto e immediato di nuova eruzione” conferma l’assessore alla protezione civile Luigi Nocera.
Il pericolo sembra quindi scongiurato. Viene spontaneo pensare però a questo Vulcano potente, anche un po’ capriccioso, se vogliamo, al quale, nel 1944 non è bastata la guerra, ma ha “punito” i suoi abitanti anche con questa grave calamità. Ed il nostro pensiero va ad un’immagine di quasi 4.000 anni fa: quella di un uomo e una donna sepolti dalla cenere a Nola, la Pompei della preistoria, il villaggio del bronzo antico distrutto dal Vesuvio, mentre cercavano la fuga in una direzione sbagliata.

Written by Cristina Biolcati


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