Con chi si intratteneva il comandante?
Un’altra settimana andata via, quasi tutta in compagnia di profonde discettazioni di ingegneria navale e psicologia selvaggia. Lo Schettino che è in noi viene rimproverato dal nostro De Falco interiore. Capisco che l’occasione fosse ghiotta, un’enorme metafora socio-esistenziale del paese che si viene a incagliare quasi in diretta TV, per di più di venerdì 13. Roba imperdibile con retroscena che oscillano infallibilmente fra il ridicolo e il boccaccesco (con lo cherchez la femme della moldava che dormiva non si sa bene dove né con chi). L’unica cosa che vorrei sarebbe che spostassero quel velenosissimo relitto e se lo portassero chi sa dove, a fonderlo per farne lamette da barba o a farlo sparire dentro un maelstrom vorticante di merda liquida, dove probabilmente tutti noi lo raggiungeremo a non lunga scadenza.
La nave dei folli è una simbologia radicata nell’arte occidentale. Su una metafora così evidente si dovrebbe solo riflettere cinque minuti, poi, senza nessun commento, si dovrebbe provvedere al proprio dovere, mentre giudici, periti, sommozzatori e pompe funebri si applicano al loro. Ma non certo qui dove siamo stretti all’assedio mediatico da giornalisti armati di plastici e cartografie, psicologi della mutua che discettano di copulazione navale per procura su utero roccioso e il solito pubblico curvaiolo che vorrebbe crocifiggere chiunque (compresi i passeggeri perché sono evidentemente dei ricchi coglioni che decidono di fare la crociera in gennaio). Ora finalmente la settimana sta finendo è potremo arrovellarci con qualche altra fuffaggine italica, la rivoluzione forconista, l’insurrezione tassinara, il complotto plutomontimassonico del signoraggio o semplicemente la Champions League. Evviva.