Stupidario di chi odia i gatti # 1

Da Eloisa @EloisaMassola
Oltre che animalista (e antispecista), sono anche - sin da quando ero bambina - una gattofila appassionata.
Finché non ho avuto una casa mia, ho dovuto accontentarmi di un solo gatto "d'appartamento"; ma, non appena mi sono trasferita in campagna, ho iniziato a raccogliere trovatelli.
Ora ho cinque gatti, più qualche gatto "randagio" (i famosi "gatti domestici inselvatichiti" tanto invisi ai cacciatori svizzeri), che viene a nutrirsi nel mio cortile e poi se ne va...

Negli anni, ho osservato molto questi affascinanti, misteriosi animali; ho imparato a conoscerli, a decifrare il loro linguaggio; soprattutto, ho imparato a rispettarli per quello che erano, senza pretendere che si comportassero come umani in miniatura o come cagnolini. Perché un gatto è semplicemente un gatto - e come tale va amato.

Ho imparato altresì, purtroppo, che non tutti amano i gatti e che l'avversione verso questo fiero animale è spesso più agguerrita di quanto non accada per altre specie animali.
Esistono persone che odiano i cani; altre che nutrono un'autentica fobia nei confronti dei volatili; altre ancora dicono di non amare gli animali in genere; ma nessuno è tenace nelle sue posizioni quanto chi odia i gatti.
Ho una mia teoria a riguardo: chi detesta i felini, mal sopporta, nella realtà dei fatti, la loro libertà e indipendenza; non tollera, insomma, di non essere il centro unico e insostituibile della devozione del proprio animale domestico. L'autonomia emotiva del gatto lo destabilizza, lo costringe ad affrontare paure e frustrazioni per lungo tempo represse.
Questo genere di individui finisce per trasformare il gatto nel suo nemico giurato e costruisce (dentro e intorno a sé) un castello di menzogne sulla natura felina - menzogne che non perderà occasione di diffondere ogni volta che si presenterà l'opportunità.

Ho deciso perciò di raccogliere in questa rubrica tutte le scempiaggini e i luoghi comuni che, col passare del tempo, ho sentito dire e ripetere sul conto dei gatti e che sarebbe ora di sfatare una volta per tutte...

Post scriptum per le gattare (o i gattari): se anche voi, nel corso della vostra onorata carriera, avete udito e raccolto chicche involontariamente divertenti sui vostri amati felini, scrivetemi! Sarò lieta di pubblicarle in questa rubrica!


Vignetta tratta da "Cat versus Human".

La prima "perla" l'ho raccolta nell'ambito del vivace dibattito sulla "caccia svizzera ai gatti randagi", di cui ho parlato nel post precedente ed è stata tratta dai commenti in calce al già menzionato articolo su Il Disinformatico.
In risposta a un mio commento, in cui esortavo a lasciare che la natura faccia il suo corso, evitando di prendere il fucile in mano ogni volta che ci sono da risolvere delicate questioni ecologiche, Lupo della Luna scrive:
Lasciando fare alla natura ci ritroveremmo le strade piene di gatti randagi. Alcuni vivi, altri purtroppo no perchè manca il cibo. E niente più gatti selvatici ma ibridi tra gatti domestici e selvatici non adatti nè a vivere in casa nè a vivere fuori.
Già, perchè non ci sono più animali selvatici che si cibano di gatti, quindi la popolazione aumenterebbe senza controllo. Bella prospettiva.
La domanda, a questo punto, sorge spontanea: ma chi vive (come me) in zone in cui il gatto selvatico non esiste, come fa? Come può sopravvivere alle incursioni di fameliche orde di gatti randagi, che devastano il suo territorio e rendono impossibile lo svolgimento della normale vita quotidiana?
Non diciamo scempiaggini: le colonie feline in parte si autoregolano (malattie, morti per incidenti stradali, mortalità dei cuccioli), in parte vengono assistite dalle associazioni animaliste, che (nonostante gli scarsi aiuti ottenuti dagli enti pubblici) si occupano di sterilizzare gli esemplari adulti, mantenendo la popolazione sotto controllo.

Amiamo tanto tessere le lodi del grado di civiltà raggiunto dall'umanità e poi, quando si verifica un'emergenza (posto che l'ibridamento del gatto selvatico sia un'emergenza) reagiamo sbandierando la "legge della giungla" o, peggio, imbracciando il fucile? Suvvia, un po' di coerenza!