La ferita era fresca: il computer a riparare e senza scrivere nulla la mattina prima di andare al lavoro.
Non sono scaramantico ma ci credo: ho i miei rituali la mattina.
La sveglia quando da poco si è fatto giorno, un sorso di yogurt da bere gusto cocco e ananas , intanto che ho già acceso il computer, quindi un giro per internet per vedere le ultime novità.
Poi la lettura della trama del film di cui ho intenzione di parlare e infine comincio a confezionare il post mentre la casa si sta svegliando, i figli si cominciano a vestire e danno fastidio alla nostra cagnetta Bea che abbaia , ringhia e sbatte i denti per mordere che in confronto un piranha è un pucciosissimo pesce rosso.
Questa mattina ho chirurgia, tutto di routine, devo sterilizzare un gattino maschio e poi si è aggiunta una gattina femmina all'ultimo momento .
Di solito non prendo mai un doppio appuntamento di chirurgia nella mattinata: mi stresso troppo perché sento sempre terribilmente la responsabilità di avere una vita tra le mani che è legata alla mia pratica chirurgica.
La responsabilità si sente, eccome se si sente.
Quando ho chirurgia la mattina, se la posso programmare prendo appuntamenti solo di mattina, tutto il mio rituale viene stravolto: devo andare leggermente prima in ambulatorio per preparare la sala operatoria, per avere già tutto pronto e in ordine, per non lasciare alcuno spazio all'imprevisto che di solito è sempre in agguato.
Anche il viaggio in macchina è fatto nel silenzio assoluto: spazio vietato alla musica e alla radio, solo concentrazione per quello che mi attende appena arriverò in ambulatorio.
In tutto questo ha parte fondamentale la mia dolce metà, anzi il mio quartino, viste le mie dimensioni antropometriche.
Lei è mia moglie, la madre dei miei figli ( anzi dei nostri figli), la mia migliore amica, la mia confidente ed è anche la mia collaboratrice principale.
Senza di lei non sarei in grado di fare nulla: è lei che si occupa di tutto quello che gravita attorno alla mia attività, è lei che si occupa di preparare tutto, di mettere tutto in ordine in modo che quando entro in sala operatoria sia tutto pronto , dal ferro chirurgico , alla garza , al filo di sutura.
E lei è anche il mio calmante mentre opero oltre ad essere il mio antidepressivo naturale.
Dicevo calmante mentre opero: beh non c'è operazione chirurgica in cui non si moccola almeno un pochino, almeno nella mia sala operatoria succede così, lei è sempre lì a calmarmi e a cercare di mettermi di buon umore.
A proposito di scaramanzia oggi è venerdì 17 e come ho detto prima non è vero ma ci credo.
E quella mattina mi ha attraversato la strada anche uno dei millemila gatti neri dell'architetto che abita all'inizio della mia via.
Nel tragitto che va da casa all'ambulatorio, quindici minuti di macchina, dico a mia moglie che non so se ho preso l'appuntamento per fare le analisi del sangue a un pastore tedesco.
E non mi ricordo se la signora mi aveva parlato anche di una possibile visita al suo coniglio.
Se così fosse mi slitta tutta la scaletta delle attività della mattina.
Arrivo in ambulatorio e proprio mentre sto quasi gioendo perché non vedo la signora con il pastore tedesco....Caz ..è lì...e c'è anche il coniglio.
Faccio velocemente il prelievo dopo aver aiutato la signora a sollevare la piccola Sissi ( 50 kg di cane a momenti per alzarla dovevamo chiamare un carro attrezzi) che trema come una foglia , un po' come le mie vertebre lombari al solo pensiero che la devo riprendere in braccio per rimetterla giù.
E poi passiamo al coniglio: ecco quel coniglio in particolare è un concentrato di pucciosità senza limiti, è della razza ariete nano , ha delle lunghissime orecchie che gli ricadono ai lati della testa ed è lì buonissimo che aspetta la visita con pazienza e riesce a stare fermo anche quando su richiesta della signora devo fargli un po' di manicure e di pedicure, le unghie sono lunghissime e bisogna accorciarle.
Intanto è arrivata la signora del gatto maschio da operare ma prima di lei sono arrivate anche altre persone che hanno riempito la mia sala d'attesa con un brusio di sottofondo che diventa sempre più forte e che innervosisce me e i piccoli pazienti che stanno aspettando.
Ma quella dei trasportini strani è un'altra storia.
Dopo aver visitato e vaccinato un lagotto di due mesi, anche questo di un puccioso ai limiti della commozione, arriva Argo, un cucciolone di American Staffordshire che ha problemi con le zampe posteriori.
Ecco, dire arriva è piuttosto improprio perché la ragazza che lo porta pesa meno di lui e sta ficcato talmente dentro la macchina che quasi non riesco a disincastrarlo.
Per evitare di stressarlo ulteriormente e di fargli male seppure involontariamente opto per una visita in situ: nel bagagliaio della macchina. E alla signora dico che non faccio pagare nemmeno la domiciliare.
Argo ha un dolore alla zona lombare molto forte ma fortunatamente tutti i riflessi spinali sono presenti e quindi non dovrebbero esserci problemi nel rivederlo in piedi sulle quattro zampe a breve.
La signora del gatto da sterilizzare intanto comincia a dire che ha fretta e lo fa ogni volta che passo nella sala d'attesa quando entro ed esco dall'ambulatorio per vedere Argo.
Il nervosismo mio sale perché detesto fare aspettare la gente e perché detesto affrettare le cose: del resto se mi chiamo bradipo e se il mio ambulatorio si chiama così una ragione ci deve essere.
Riesco a guadagnare un po' di tempo segnando la terapia domiciliare ad Argo e appena dopo faccio entrare finalmente la signora.
Lei è in vena di battute e io normalmente non sono da meno: sono carico come una molla ma anche il suo gatto non scherza, non si vuole far toccare neanche per una veloce preanestesia.
La signora comincia a dirmi:" Dottore , non è che si sbaglia e che la puntura la fa a me?"
E io prontamente " Signora non si preoccupi, se sente la puntura dell'ago basta che alza la mano e mi avverte e io mi fermo subito"
E qui mi vendico mentendo spudoratamente : " Solo un paio di volte in quasi venti anni di attività...."
La signora ormai me la sono giocata, deve subentrare il marito e a nulla valgono le mie rassicurazioni, capisce che stavo scherzando ma non si sa mai...
Riesco a sedare il gatto e a portarmelo in sala operatoria e mentre sto ultimando l'intervento mia moglie se ne esce : " Che ne dici oggi se mangiamo la pasta in bianco con asparagi e speck?"
Ecco non so perché ma ogni volta che faccio un intervento si finisce a parlare di cibo.
Aspetto il risveglio del gatto e lo metto nella gabbietta e ho la brutta idea di avventurarmi nella sala d'attesa che trovo molto più piena di quanto l'avessi lasciata prima.
Ci sono due cani da vedere , ma fanno talmente tanto casino che sembrano venti, e la gattina da sterilizzare che da dentro il suo trasportino guarda tutti con occhio terrorizzato.
Il primo cane è una bracchetta tedesca che devo solo vaccinare ma siccome abita nel mio stesso paese e le votazioni si stanno avvicinando ci scappa la chiacchiera sul sindaco e sulla situazione politica nella città.
Abitando in un paese di poco più di diecimila anime ci si conosce praticamente tutti per nome e quindi la chiacchiera procede spedita fino a che mia moglie, il vero direttore sanitario dell'ambulatorio, mi richiama all'ordine.
E gli devo mettere il microchip, pratica semplicissima ma in un cane che si impunta come un cavallo allo stato brado e che scalcia come un mulo , diventa un filino più difficile.
Il microchip si applica mediante iniezione sulla parte sinistra del collo e Achille non sembra molto d'accordo nel farselo mettere.
Mi ringhia , ma ormai ci ho fatto il callo, mentre non esita a mordere le mani della padrona, così tanto per spiegarle che non ha nessunissima voglia di farsi toccare.
A questo punto la lotta diventa una questione d'onore: Achille scenderà dal tavolo dell'ambulatorio solo con il suo bel microchip.
I suoi padroni sono due placidi vecchietti, pensionati che lo trattano come un nipotino e lui un po' se ne approfitta. Di me invece , che sono più brutto, più grosso e più cattivo di loro ha un po' paura e per questo gli rifilo un paio di urlacci per mettergli non dico paura ma almeno per renderlo un po' dubbioso sulle mie reali intenzioni.
E' il suo nipotino.
Intanto in sala d'attesa si sta consumando un dramma: la proprietaria della gatta da sterilizzare è ormai nel panico totale. E' una mia amica con cui c'è una certa confidenza per cui mi dispiace parecchio che la prenda così.
Un po' è anche colpa mia e del suo fidanzato: qualche anno fa abbiamo sterilizzato un suo gatto maschio e le facemmo uno scherzo veramente crudele ideato dal ragazzo.
Mentre il gatto riposava nella gabbietta placido e tranquillo, mi misi un fonendoscopio a tracolla come il George Clooney di E.R., presi un panno verde e lo avvolsi in modo da far sembrare che ci fosse qualcosa dentro e poi facendoci vedere da lei passammo da una stanza all'altra al grido di "Lo stiamo perdendo! Lo stiamo perdendo!" esattamente come succedeva nella serie americana.
Devo ammettere uno scherzo veramente stronzo, di pessimo gusto.Lei quasi svenne e al ragazzo non perdonò mai uno scherzo così crudele.
Mi perdonò solo perché la burla non l'avevo ideata io.
Addormentiamo la gattina e procediamo con l'intervento.
Va tutto bene, mi siedo su uno sgabello, stanco, con i piedi che fanno un po' male e leggermente sudato.
Si è fatta l'una ormai, la mattinata è finalmente finita e tutto è andato nel migliore dei modi.
E mia moglie : " Ma allora ti va bene la pasta con asparagi e speck?"
" Va bene, amore, va benissimo. Tutto quello che vuoi tu."