A volte una giovane penna può stupire, magari anche sé stessa. È quanto mi viene senz’altro da dire di Serena Scandellari, fondatrice dell’affermata associazione culturale bolognese ‘Canto 31’ (dal trentunesimo canto della divina commedia, nda) e giovane penna a sua volta. Non solo quindi scrive, ma si occupa di corsi di scrittura creativa e di organizzazione di presentazioni ed eventi letterari in genere. E stupirsi può essere il ritrovarsi a cambiar genere di scrittura nell’arco di due opere, come ha fatto lei, o lo scoprire un nuovo bravo autore.
1) Serena, lavori con autori noti e meno noti dello scenario nazionale. Cosa ti balza all’occhio di primo acchito quando vedi il testo di un nuovo scrittore, tecnicamente parlando, e quali le differenze con quelli più ‘navigati’?
A volte gli esordienti stupiscono. Nei nostri corsi di scrittura creativa ci troviamo a correggere molti racconti, e alcuni sono impeccabili, oltre che belli e originali. Certo, talvolta scappa qualche refuso, la punteggiatura può essere un po’ stentata e magari lo stile deve ancora trovare la sua espressione personale. D’altronde i ‘navigati’ han fior di editor a dar loro man forte – insieme all’esperienza, che come in ogni cosa, si guadagna un po’ alla volta – mentre chi inizia spesso deve fare tutto da sé, e correggersi da soli non è tanto semplice.
2) C’è una versione omogenea di scrittura in Italia o è ancora molto regionalistica?
Strizzare l’occhio al regionalismo può essere allettante, anche perché è sia ragionevole che conveniente parlare di ciò che si conosce da vicino. Ma questo succede in tutto il mondo, non solo in Italia. Se si ambisce a raggiungere un pubblico più ampio, magari internazionale, allora è meglio uscire dalla propria campana e avventurarsi in narrazioni meno circoscritte, anche se non tutte le case editrici sono d’accordo e non tutti gli autori ne sono capaci, né ne hanno voglia.
3) Perché è difficile per un autore italiano sfondare all’estero? È solo ‘colpa’ delle case editrici o c’è dell’altro?
Forse perché l’Italia all’estero è ancora vista come l’Italietta rurale di cinquant’anni fa, con le vecchie velate di nero, le donne brune dalle forme generose, i carretti e gli asinelli che circolano per le strade. O come la Roma godereccia, neo-aristocratica e disoccupata di Sorrentino. Questi prodotti vanno. Gli altri vengono presi poco sul serio.
4) In cosa hai inciampato (piacevolmente) di imprevisto nel tuo lavoro e, soprattutto, dopo aver fondato ‘Canto 31’?
L’inciampo più importante l’ho fatto all’inizio, nel mio socio Claudio Driol: grazie al suo contributo ho trasformato in realtà quella che poteva restare solo una buona idea. Sono passati più di 4 anni da allora; ogni giorno ci inventiamo nuove attività da proporre agli amici che frequentano la nostra associazione culturale, e che ci seguono con affetto e fiducia. E ogni volta che un progetto piace, che si tratti di un nuovo laboratorio o di una rassegna letteraria, o anche solo di una semplice serata, è la miglior soddisfazione possibile.
5) Da donna: come giudichi il fenomeno della scrittura romance ed erotica in Italia? Non rischia di sminuire il ruolo delle donne?
È una moda, non una delle più felici e certo non la mia preferita. Ci saranno anche scrittori bravissimi che se ne occupano, non voglio generalizzare, ma più che altro ha dato luogo a romanzi banali e mal scritti, che sviliscono più la letteratura in sé che le donne.
6) Da scrittrice: hai all’attivo anche una storia d’amore (L’amore è un uccello ribelle, nda). Come vivi la scrittura quando sei lontana da tematiche riconosciute come tipicamente femminili?
In realtà mi trovo molto meglio, tant’è che il secondo romanzo, L’anima al diavolo, tratta ben altra materia. L’amore è un uccello ribelle è il mio primo romanzo, ed era una storia che dovevo scrivere, ma non sono affatto a mio agio con la narrativa sentimentale. Non credo però si tratti di tematiche prettamente femminili. Certi uomini sanno essere molto più poetici e meno scontati di noi, quando le affrontano.
7) Da lettrice: qual è la ‘nuova leva’ che ti intriga di più e perché?
Ho occasione di leggere molte nuove proposte, soprattutto quelle che escono dai nostri corsi di scrittura creativa e che nei casi più felici approdano all’editoria. Ma onestamente, nel mio tempo libero, leggo preferibilmente altro. Ora sto leggendo la vita e le lettere di Leopardi, non esattamente un giovane sconosciuto.
8) Perché la notte è così amica degli scrittori?
Immagino lo sia per l’assenza di distrazioni: il telefono tace, Facebook è deserto, i bambini dei vicini dormono… Io però sono un bastian contrario e amo scrivere la mattina.
9) Per finire: il web solo una risorsa o crea confusione, e in che termini?
Il web è una risorsa eccellente, se lo si usa nel modo giusto. Se le librerie non promuovono un evento, facebook può supplire alla loro latitanza. Se un libro è fuori catalogo e gli editori non lo ristampano in cartaceo, possono farlo in ebook. Per la nostra associazione culturale poi è fondamentale per veicolare corsi ed eventi senza spese, in modo rapido, efficace e mirato.
Chi è Serena Scandellari:
Serena Scandellari nasce il 19 giugno 1975 a Bologna, dove vive ed è’ laureata in Lingue e letterature straniere moderne.
Ha pubblicato due romanzi: L’amore è un uccello ribelle (2013, Miraviglia) e L’anima al diavolo (2014, Felici), e alcuni libri di testo in lingua inglese per le scuole superiori.
Adesso organizza eventi culturali, cene letterarie, corsi di scrittura e rassegne come libera professionista, perché ha deciso che non vuole mai più avere un capo in vita sua. La sua associazione è Canto 31